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Cosa c’è dietro al calo di Nvidia in borsa?

Nvidia, la più importante azienda di semiconduttori nonché prima società al mondo per capitalizzazione di mercato, ha riportato ottimi risultati nel secondo trimestre dell’anno fiscale 2026 e pubblicato previsioni per il periodo successivo superiori alle aspettative degli analisti. Ciononostante, le sue azioni sono calate: mercoledì, nell’after hours, il titolo ha perso il 3,2 per cento, cancellando circa 110 miliardi di dollari dalla sua capitalizzazione di mercato di 4400 miliardi.

COSA C’ENTRA LA CINA CON IL CALO DI NVIDIA IN BORSA

La ragione della perdita in borsa è la Cina, un mercato vasto e molto importante per l’azienda dove le attività, però, sono influenzate dalle tensioni politiche. Nvidia, infatti, non è libera di vendere liberamente i suoi processori nel paese, ma deve sottostare ai controlli sulle esportazioni effettuati dal governo degli Stati Uniti, che vuole impedire a Pechino di accedere ai componenti necessari per lo sviluppo dell’intelligenza artificiale, una tecnologia utile anche in campo militare.

L’amministrazione di Donald Trump ha prima fermato e poi sbloccato le esportazioni in Cina dei processori H20 di Nvidia, un modello dalle prestazioni limitate sviluppato appositamente per il mercato cinese; l’azienda ha anche accettato di versare al governo americano il 15 per cento dei ricavi dalla vendita dei microchip in Cina. Ma l’assenza di un regolamento formale, unita al crescente scetticismo di Pechino nei confronti dei dispositivi di Nvidia – scetticismo che potrebbe portare a un aumento ulteriore degli sforzi per l’autosufficienza tecnologica -, gettano ombre sulle prospettive della società californiana guidata da Jensen Huang. Da qui il calo del titolo in borsa, nonostante i risultati economici positivi.

CONTI E PREVISIONI DI NVIDIA

Nel terzo trimestre dell’anno fiscale 2026 Nvidia prevede di registrare entrate per 54 miliardi di dollari (la maggior parte degli analisti si aspettano 53,1 miliardi). L’azienda ha specificato di aver escluso, dalla previsione sui conti futuri, le vendite degli H20 in Cina: nel caso in cui gli ordini dovessero procedere normalmente, le entrate complessive aumenterebbero di 2-5 miliardi.

Quanto al secondo trimestre, invece, Nvidia ha riportato entrate di 46,7 miliardi, leggermente superiori alle stime degli analisti (46 miliardi). Ma la reazione del mercato, come detto, è stata fredda: il che è insolito per Nvidia, essendo forse l’azienda che ha tratto maggiore beneficio dall’esplosione degli investimenti nell’intelligenza artificiale.

Il fatto è che i processori avanzati realizzati dall’azienda (uniti alle piattaforme tecnologiche che ne facilitano l’utilizzo e ne massimizzano i risultati) sono indispensabili per il funzionamento dei sistemi di intelligenza artificiale generativa e di cloud computing sviluppati da Meta, Microsoft e dalle altre Big Tech statunitensi, che infatti spendono cifre enormi per accaparrarseli.

RALLENTAMENTO NEI DATA CENTER

Al di là delle tensioni tra America e Cina, ad aver impensierito gli investitori circa il futuro di Nvidia è stato anche il risultato del segmento data center nel secondo trimestre: 41,1 miliardi di dollari, leggermente inferiore alle stime degli analisti (41,4 miliardi). Si tratta comunque di un risultato notevole per una divisione che, da sola, vale più di intere aziende produttrici di microchip.

Considerato che circa la metà delle entrate del segmento data center  arrivano da una manciata di aziende tecnologiche (come Microsoft e Amazon), gli investitori temono che queste ultime possano ridurre le spese in queste infrastrutture, date la difficoltà con la “monetizzazione” delle applicazioni di intelligenza artificiale. Anche per questo motivo l’amministratore delegato di Nvidia, Jensen Huang, si sta sforzando di promuovere l’adozione dell’intelligenza artificiale in un maggior numero di settori economici attraverso l’offerta di nuovi prodotti hardware software.

Mercoledì, durante una teleconferenza con gli analisti, Huang ha respinto l’idea di un affievolimento dell’interesse per le infrastrutture per l’intelligenza artificiale. “Le opportunità future sono immense”, ha detto. “Prevediamo una spesa di 3000-4000 miliardi di dollari nelle infrastrutture per l’intelligenza artificiale entro la fine del decennio”.

GLI ALTRI SEGMENTI

Il segmento videogiochi, in passato il più importante per Nvidia, ha riportato entrate per 4,2 miliardi nel secondo trimestre dell’anno fiscale, rispetto ai 3,8 miliardi stimati dagli analisti. Il segmento automotive, invece, è valso 586 milioni.

La direttrice finanziaria di Nvidia, Colette Kress, ha detto che quest’anno la vendita di microchip di intelligenza artificiale e software ai governi nel mondo porterà entrate per 20 miliardi di dollari. Kress ha anche parlato dell’esistenza di una domanda per i microchip H20 – meno performanti di altri modelli più costosi, come detto – anche al di fuori della Cina e che nel secondo trimestre un singolo acquirente ne ha comprati per 650 milioni di dollari.

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