Skip to content

valmet

Auto elettrica, Porsche scarica anche le batterie dei finlandesi di Valmet

Dopo Cellforce, Porsche, nel pieno dei tagli per provare a far ripartire i bilanci, cestina un'altra collaborazione sul fronte della mobilità elettrica: quella con Valmet

Porsche continua il proprio repulisti estivo, spinta dall’esigenza di tagliare i costi e rivedere le proprie strategie sulla mobilità elettrica. E se da Stuttgart-Zuffenhausen decino di restringere i cordoni della borsa, la filiera rischia di farne le spese, come è stato già raccontato negli ultimi giorni riportando le indiscrezioni di stampa – confermate nelle ultime ore dai vertici della Casa di Stoccarda – della chiusura di Cellforce, l’unità nata nemmeno cinque anni fa per rifornire di batterie le future auto alla spina del marchio sportivo.

“Per ragioni di volume e per la mancanza di economie di scala, Porsche non persegue più la sua produzione di batterie”, si è limitato a spiegare Oliver Blume, Ceo di Porsche e dell’intero gruppo Volkswagen. E quello non sarà il solo taglio. Secondo la testata Automobilwoche, Porsche avrebbe rescisso l’accordo per la fornitura di batterie anche con Valmet Automotive che, rispetto a Cellforce, che era una unità interna a Porsche, è invece un fornitore esterno. La Casa automobilistica tedesca e il produttore finlandese hanno accordi commerciali da una trentina d’anni.

A STOCCARDA URGE RIVEDERE LE SPESE

Porsche, del resto, ha necessità di avviare una stagione di risparmi netti. Secondo Der Spiegel il costruttore tedesco si sta preparando a svalutazioni per circa 295 milioni. Ma soprattutto ha l’esigenza di tornare a essere copetitiva in Cina. Com’è noto il marchio non sta correndo per colpa del mercato cinese, che gli è diventato improvvisamente ostile. Di contro, la situazione è un po’ meno nera negli Usa, ma là Donald Trump e i suoi dazi rendono la situazione comunque complessa.

IL SEMESTRE NERO DI PORSCHE

Il voltafaccia dell’utenza cinese ha determinato il crollo dei profitti di Porsche: da 3,06 miliardi di euro del primo semestre 2024 a 1,01 miliardi. Il tonfo è pari al 67%, seguito dalla terza revisione delle aspettative per questo difficilissimo 2025 in un anno. Le consegne ai clienti sono scese del 6,1%, passando da 155.945 unità a 146.391.

In Cina sono stati immatricolati solo 21.302 veicoli con un tonfo del 28%. Tutto ciò in un mercato che non smette di crescere:  a dispetto dei pessimi risultati conseguiti da Porsche, le vendite complessive di auto nel Dragone sono aumentate del 5,5% lo scorso anno, raggiungendo i 22,9 milioni, secondo quanto dichiarato dalla China Passenger Car Association.

PORSCHE RALLENTA SULLA MOBILITÀ ELETTRICA

Nel comunicato con cui Porsche ha confermato la chiusura di Cellforce ( “i precedenti piani di un’espansione della produzione di batterie ad alta performance” verranno abbandonati. Le riduzioni del personale che ne deriveranno saranno “accompagnate in maniera socialmente responsabile”), la casa automobilistica ha indicato che “i volumi” dei veicoli elettrici “negli Usa e in Cina sono” risultati “inferiori alle attese”, mentre l’Europa ha registrato una grande crescita, con tasso di elettrificazione di Porsche del 57%, superiore agli obiettivi.

Secondo quanto riportano i media tedeschi, Porsche, al netto del riordino che sta ponendo in essere in queste settimane, continuerà a sviluppare tecnologie per gli accumulatori nel suo centro di eccellenza di Weissach, delegando all’esterno la loro produzione. Ma tutto questo comporta nei fatti di rivedere per intero – e all’insegna del risparmio – la propria strategia elettrica.

VALMET PERDE UN ALTRO CLIENTE TEDESCO

Un bel problema anche per i finlandesi di Valmet Automotive (stesso nome della Valmet che produce macchinari industriali perché nacque sul finire degli Anni 60 come jv con Saab) che a Salo e a Uusikaupunk ha predisposto due degli impianti più moderni e avanzati del Vecchio continente, scommettendo tutto sulla mobilità elettrica.

Il forte rallentamento del settore ha già creato ai finlandesi non pochi problemi: tra i suoi clienti figuravano anche i tedeschi della startup Sono Motors che avrebbe dovuto produrre l’avveniristica auto solare, fallita ormai due anni fa i cui asset industriali sono finiti all’asta proprio in questi giorni di fine estate.

Un incidente di percorso simile a quello del 2012 mentre produceva la Karma per Fisker Automotive che dovette però sospendere la produzione quando il suo solo fornitore di batterie, A123 Systems, fu costretto a dichiarare bancarotta a seguito di una serie di richiami. Di lì a poco anche Fisker portò i libri in tribunali, anche se, come è noto, non sono mancati i tentativi di rimetterla in moto facendola annaspare tra i debiti e i richiami fino a pochi mesi fa. La mobilità elettrica insomma continua a essere una scommessa ad alto rischio: fin troppo facile restare fulminati. O con le batterie completamente scariche.

Torna su