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Microsoft coinvolge l’Fbi per monitorare le proteste pro Pal?

Secondo un rapporto di Bloomberg, Microsoft si è rivolta all'Fbi per monitorare le proteste palestinesi nel suo campus di Redmond nell'ultimo anno. Le proteste riguardavano la richiesta al gigante della tecnologia di interrompere immediatamente i suoi rapporti commerciali con Israele. Tutti i dettagli

Microsoft ha sollecitato l’assistenza dell’Fbi nel monitoraggio delle proteste palestinesi.

Secondo un recente rapporto di Bloomberg, il colosso tecnologico guidato da Satya Nadella si è rivolto al Federal Bureau of Investigation (Fbi) per monitorare le proteste palestinesi nel suo campus di Redmond nell’ultimo anno. Non solo, in base al rapporto, la società ha interpellato anche le forze dell’ordine locali per monitorare e prevenire queste proteste, segnalando al contempo le email interne contenenti la parola “Gaza”.

Proprio la scorsa settimana, gli agenti di polizia hanno arrestato 18 persone durante le proteste organizzate dai lavoratori presso la sede centrale di Microsoft, mentre l’azienda tecnologica promette una revisione “urgente” dell’uso della sua tecnologia da parte dell’esercito israeliano durante la guerra in corso a Gaza.

A inizio mese un’inchiesta giornalistica ha rivelato che Israele ha sviluppato un sistema di sorveglianza che registra e archivia milioni di telefonate provenienti da palestinesi a Gaza e in Cisgiordania, tutte archiviate su server cloud Microsoft Azure in Europa.

Il gigante software fondato da Gates nega, ma le proteste minacciano di intaccare la sua reputazione di datore di lavoro attento e attore ragionevole sulla scena mondiale.

Tutti i dettagli.

LE RIVELAZIONI DELL’INCHIESTA DEL GUARDIAN

Secondo quanto emerso da un’inchiesta del quotidiano britannico The Guardian, della rivista palestinese-israeliana +972 Magazine e della testata in lingua ebraica Local Call, Israele si affida al cloud di Microsoft per un sistema di sorveglianza che archivia “un milione di chiamate all’ora” dei palestinesi.

L’Unità 8200 – unità segreta delle Israel Defense Forces (Idf) incaricata, fra le altre cose, di condurre anche operazioni di guerra cibernetica – ha utilizzato la piattaforma cloud Azure del colosso tecnologico di Redmond per archiviare e analizzare le intercettazioni telefoniche palestinesi su vasta scala.

“Grazie alla capacità di archiviazione pressoché illimitata di Azure, Unit 8200 ha iniziato a sviluppare un nuovo e potente strumento di sorveglianza di massa: un sistema completo e invasivo che raccoglie e archivia le registrazioni di milioni di chiamate telefoniche effettuate ogni giorno dai palestinesi a Gaza e in Cisgiordania”, ha scritto a inizio agosto il Guardian.

LA POSIZIONE DI MICROSOFT

Alla fine della scorsa settimana, Microsoft ha dichiarato di aver incaricato uno studio legale per indagare sulle accuse riportate dal quotidiano britannico, secondo cui le Forze di Difesa Israeliane avrebbero utilizzato la piattaforma di cloud computing Azure di Microsoft per archiviare i dati delle telefonate ottenuti attraverso la sorveglianza di massa dei palestinesi a Gaza e in Cisgiordania.

“I termini di servizio standard di Microsoft proibiscono questo tipo di utilizzo”, ha affermato l’azienda in una nota pubblicata venerdì, aggiungendo che il rapporto solleva “accuse precise che meritano una revisione completa e urgente”.  Una precedente indagine commissionata da Microsoft non ha trovato prove che il suo software fosse stato utilizzato per danneggiare le persone.

LEGAMI STRETTI CON IL MINISTERO DELLA DIFESA ISRAELIANO

Ma non era la prima volta per il colosso tecnologico di Redmond di finire al centro di simili accuse.

A febbraio, l’Associated Press ha rivelato dettagli inediti sulla stretta collaborazione del gigante tecnologico con il Ministero della Difesa israeliano, con l’uso militare di prodotti commerciali di intelligenza artificiale in forte aumento di quasi 200 volte dopo l’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023. L‘AP ha riferito che l’esercito israeliano utilizza Azure per trascrivere, tradurre ed elaborare informazioni raccolte tramite sorveglianza di massa, che possono poi essere verificate con i sistemi di puntamento interni di Israele basati sull’intelligenza artificiale.

Da parte sua l’azienda ha confermato che “Microsoft collabora con paesi e clienti in tutto il mondo, tra cui il Ministero della Difesa israeliano (IMOD)”, precisando che, “come tutti i nostri clienti, l’utilizzo della nostra tecnologia da parte dell’IMOD è vincolato dai termini di servizio e dalle condizioni d’uso di Microsoft, inclusi la nostra Politica di Utilizzo Accettabile e il nostro Codice di Condotta per l’IA” sottolinea il colosso di Redmond.

LE PROTESTE NEL QUARTIER GENERALE DI REDMOND

Nel frattempo, un gruppo di dipendenti di Microsoft chiamato No Azure for Apartheid ha iniziato a protestare sostenendo che, vendendo software e strumenti di intelligenza artificiale all’esercito israeliano, il servizio cloud Azure dell’azienda trae profitto dalla morte di civili.

Nel 2024, i manifestanti avevano bloccato un’autostrada vicino al centro congressi, dove Microsoft avrebbe dovuto tenere la conferenza Build di quest’anno.

La società ha chiesto quindi aiuto all’Fbi per monitorare le proteste, ha collaborato con le autorità locali per cercare di prevenirle, ha segnalato le email interne contenenti parole come “Gaza” e ha cancellato alcuni post interni sulle proteste, secondo quanto riportato dai dipendenti e dai documenti esaminati da Bloomberg. Microsoft ha anche sospeso e licenziato i manifestanti per aver interrotto gli eventi aziendali.

LA SOCIETÀ SOFTWARE CHIAMA IN SOCCORSO FBI E FORZE DELL’ORDINE SECONDO BLOOMBERG

Come ricostruisce infatti l’agenzia internazionale, tutto è cambiato all’inizio di aprile, durante una festa organizzata da Microsoft per celebrare il 50° anniversario della fondazione dell’azienda.
Due dipendenti hanno partecipato alla giornata, ma uno ha interrotto il discorso di Mustafa Suleyman, responsabile dell’intelligenza artificiale consumer di Microsoft, lanciando una kefiah – la tradizionale sciarpa palestinese – sul palco prima di essere scortato fuori dalla sicurezza. Circa 90 minuti dopo, l’altro ha interrotto un dibattito con l’amministratore delegato Satya Nadella e i suoi predecessori, Bill Gates e Steve Ballmer.

Secondo Bloomberg, il colosso di Redmond era determinato a evitare che si ripetesse. Pertanto, poche settimane dopo, l’azienda ha contattato l’Fbi per chiedere aiuto, chiedendo informazioni sulle proteste filo-palestinesi che potrebbero aver preso di mira l’azienda. Anche le forze dell’ordine statali e locali avevano monitorato le proteste contro l’azienda almeno da marzo, in base a quanto emerso dai documenti visionati da Bloomberg.

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