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La guerra in Ucraina e la ricomposizione dell’Occidente

Una soluzione giusta e sostenibile per l’Ucraina costituisce un tassello necessario ma non sufficiente per il futuro dell’Europa. Il Canto libero di Sacconi pubblicato sul Qn.

Nonostante tutto, la riunione di Washington sull’Ucraina rappresenta una prima ricomposizione dell’Occidente nel momento in cui si è avviata la ricerca di un nuovo equilibrio globale. Il percorso non sarà agevole date le grandi complessità che si sono depositate.

Da tempo si è esaurita la illusione della “fine della storia” durante la quale si sono realizzate una nuova distribuzione delle produzioni e l’entrata della Cina nel WTO con piena fiducia nel mercato. Mentre i Paesi occidentali si sono mossi in ordine sparso, i cosidetti Brics si sono allargati sino a costituire un blocco politico ed economico sempre più influente. La stessa Russia, che ne fa parte, ha potuto compensare l’isolamento di americani ed europei. Le filiere produttive occidentali risultano dipendenti dalle aree politicamente critiche per materie prime e semilavorati, mentre quelle europee hanno perduto competitività in ragione dei differenziali regolatori.

Soprattutto Giorgia Meloni e Friederich Merz hanno compreso la necessità di invertire la rotta autolesionista dell’Unione correggendo la iper-regolazione degli anni più recenti e rinnovando le relazioni transatlantiche, anche militari, di fronte ai nuovi termini della competizione globale.

Una soluzione giusta e sostenibile per l’Ucraina costituisce quindi solo un tassello necessario ma non sufficiente per il futuro dell’Europa. La ricostruzione di una solida alleanza occidentale deve essere funzionale anche ad una politica comune di intesa con i Paesi arabi moderati per un nuovo equilibrio mediorientale, con l’India per un corridoio logistico alternativo alla via della seta, con l’Africa per progetti di sviluppo utili a regolare i flussi migratori. La autonomia delle fondamentali filiere strategiche si attua con il “friendshoring”, ovvero con il richiamo di produzioni e il reperimento di risorse in un ambito geopolitico amico. Non è quindi che l’inizio di una lunga marcia occidentale.

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