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pippo baudo

Dedichiamo a Pippo Baudo il Ponte?

Considerazioni a margine sui funerali di Pippo Baudo. I Graffi di Damato

Di tutte le cronache stampate dei funerali di Pippo Baudo nella sua Militello, con le piazze, le strade, i balconi pieni, e spesso affittati, i tassisti furiosi per i clienti sfuggiti al pagamento della corsa dall’alto della loro dichiarata funzione di “dirigenti Rai”, la gente adorante del morto e curiosa dei vivi famosi accorsi all’ultimo saluto, ho trovato particolarmente efficace quella scritta per Il Foglio da Carmelo Caruso.

Che con quel nome inconfondibilmente siciliano si meritava di certo di essere inviato, a tutti gli effetti, sul posto per un funerale che già in sé, a prescindere dal morto di turno o d’occasione, è “la sola grande opera della Sicilia”, ha scritto Caruso. E “il lutto la molla del progresso”, tradito per il testo dai ritardi. Come quelli dei lavori all’aeroporto di Catania, ancora in corso per il fuoco che lo danneggiò due anni fa. “Solo Baudo ostinato, voleva tornarci, perfino da morto”, senza riuscirvi.

La bara di Pippo Baudo, che vi è stato rinchiuso nello smoking di ordinanza, come nell’ultimo dei suoi spettacoli televisivi, è arrivata a Militello per strada e mare. “Qui le salme -ha concluso e ripetuto Caruso il suo racconto- sono l’unico ponte con il progresso”.

lI ponte, appunto. Mettiamogli la maiuscola e dedichiamogli quello sullo stretto di Messina giunto finalmente alla vigilia dei suoi cantieri. Lasciamo tornare al suo posto, in viale Mazzini, davanti alla sede nazionale della Rai, il cavallo pur “morente” in groppa al quale Emilio Giannelli sul Corriere della Sera lo ha immaginato salire in cielo e che a Fiorello mi sembra non piacere, preferendogli una statua di Pippo Baudo.

E dedichiamo piuttosto a Pippo – quello “nazionalpopolare” di cui egli stesso era fiero, anche per il carattere unitario che conteneva quella definizione contestata infelicemente da un presidente della Rai- il Ponte. Che svetterà fra il continente e la Sicilia come la Cupola di Michelangelo nel cielo di Roma o quella del Brunelleschi nel cielo di Firenze.

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