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Ecco la stangata dei dazi trumpiani per gli americani, tutte le stime

Sono entrati in vigore oggi i nuovi dazi imposti da Trump verso decine di paesi. Ma questa nuova ondata di tariffe comporterà conseguenze rilevanti anche per le tasche degli statunitensi. Ecco perché.

Oggi, giovedì 7 agosto, è scattato l’aumento dei dazi trumpiani. Ma tra qualche settimana, al massimo mesi, a risentire effettivamente delle tariffe decise dall’amministrazione di Donald Trump non saranno solo le aziende esportatrici di tutto il mondo, ma soprattutto i consumatori americani. Attualmente le stime sono diverse e inquadrano soprattutto le conseguenze sempre più imminenti: secondo quanto scritto dal New York Times il periodo intenso sarà tra i prossimi tre e i sei mesi. E il motivo è semplice: le aziende non riescono più ad attutire gli impatti dei dazi e quindi inizieranno a rifarsi sulla pelle, anzi sulle tasche, dei consumatori.

L’AUMENTO DEI PREZZI PER GLI AMERICANI

In questi giorni negli Usa ha fatto molto discutere, e soprattutto spaventare, uno studio dello Yale Budget Lab, un centro di ricerca indipendente riguardo l’aumento dei prezzi nel paese a causa delle tariffe trumpiane. L’imposta media salirà al 18,3% sui prodotti importati, percentuali che non si toccavano dal 1933. E i prezzi nel breve termine aumenteranno dell’1,8%. Ciò vuol dire che potenzialmente ogni famiglia americana nel 2025 può subire una perdita di reddito di circa 2.400 dollari. Nel caso in cui la Federal Reserve dovesse agire e intervenire sui tassi potrebbe scendere sui 2.100 dollari.

L’IMPATTO DEI DAZI SULLE IMPORTAZIONI DI CIBO

Un report del think tank Tax Foundation ha messo nero su bianco alcuni numeri sul commercio Usa e sulle merci interessate dalle tariffe. Soprattutto il cibo. L’anno scorso, il 2024, gli Stati Uniti hanno infatti importato “circa 221 miliardi di dollari in prodotti alimentari, il 74% dei quali (163 miliardi di dollari) ha dovuto affrontare i dazi di Trump. Sebbene queste importazioni siano attualmente soggette a dazi che vanno dal 10% al 30%, supereranno il 30% per alcuni paesi” in caso di entrata in vigore degli aumenti dal 7 agosto. 

Quindi tre quarti delle importazioni alimentari degli Stati Uniti saranno coinvolti dai dazi. Considerando anche che chi esporta maggiormente tali prodotti negli Usa sono Messico, Canada, Unione europea, Brasile e Cina (in totale il 62% delle importazioni alimentari verso Washington). Alcuni di esse sono esenti dalle tariffe, quelle per esempio coperte dall’Usmca, cioè l’Accordo tra Stati Uniti, Messico e Canada di libero scambio. Ma tra i più colpiti ci saranno i liquori e i superalcolici, i prodotti da forno, il caffè, il pesce e la birra, che hanno avuto un valore nel 2024 di circa 46,5 miliardi di dollari. 

Sempre un’analisi dello Yale Budget Lab, citata dalla Cnbc, ha stimato che a causa della nuova ondata di dazi, i costi alimentari per gli americani, aumenteranno nel breve periodo del 3,4% e rimarranno più alti del 2,9% nel lungo periodo. Ancor di più i rincari per i prodotti freschi, che potrebbero schizzare con un +6,9% nella fase iniziale per poi stabilizzarsi con un aumento del 3,6%.

LA REAZIONE DELLE AZIENDE

E poi ci sono le aziende. Diverse società, infatti, hanno già deciso di aumentare i prezzi in risposta ai primi dazi della Casa Bianca e in previsione della nuova ondata del 7 agosto. Come riporta il Corriere della Sera, che cita dati del dipartimento del Commercio, le reazioni delle aziende riguardano prodotti come mobili e giocattoli. “Procter&Gamble (che produce beni che vanno dai detergenti per lavatrice ai pannolini e alla carta igienica) ha previsto un aumento del 2,5% su un quarto dei suoi prodotti a partire da agosto; Adidas, Walmart, Stanley Black+Decker, Mattel, Hasbro e altre grosse corporation hanno informato gli investitori di aver alzato i prezzi o di avere intenzione di farlo”, scrive il quotidiano. 

L’INCASSO DAI DAZI PER TRUMP

Le notizie per gli statunitensi, quindi, non sembrano così positive, specie per la stragrande maggioranza della popolazione e delle aziende. Non a caso Trump ha provato a rassicurare gli americani: dai dazi arriveranno “centinaia di miliardi di dollari” che serviranno a ridurre il debito pubblico ma ha aperto anche a una “distribuzione o un dividendo per i cittadini del nostro Paese, direi per le persone a medio e basso reddito”.

E in effetti, di soldi, Washington ne sta racimolando parecchi grazie alla guerra commerciale. Fino ad adesso, gli Usa hanno infatti incassato circa 152 miliardi di dollari, praticamente il doppio rispetto ai 78 miliardi entrati nei forzieri Usa nello stesso periodo dell’anno fiscale precedente, ha sottolineato il Sole 24 Ore. Solo nel mese di luglio, i soldi guadagnati sono stati quasi 30 miliardi di dollari. E secondo alcune stime, considerato l’aumento dei dazi dal 7 agosto, la cifra annuale potrebbe arrivare fino a 360 miliardi.

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