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boicottaggio digitale

Perché il boicottaggio digitale non può funzionare

È bizzarra la proposta di boicottaggio digitale che circola in queste ore, come segnale di solidarietà con Gaza (o con Hamas?). L'intervento di Carmen Dal Monte.

Quando la Spagna andò in blackout, il 28 aprile 2025, staccando per ore ed ore cellulari privati e cloud aziendali, nessuno rilevò alcun rallentamento nel traffico sulla rete. Un calo dell’80% del traffico spagnolo per circa 10-12 ore si è tradotto in una riduzione trascurabile sul traffico globale, probabilmente nell’ordine di una frazione di punto percentuale. Basterebbe questo per indicare quanto sia bizzarra la proposta di boicottaggio digitale che circola in queste ore, inevitabilmente come segnale di solidarietà con Hamas – pardon, con Gaza.

“Ogni giorno, alla stessa ora, milioni di utenti si disconnetteranno completamente dai social network. Silenzio digitale totale. Questo creerà un forte segnale negli algoritmi.” Recita così, maiuscole comprese, l’appello digitale, basato sul fatto che un silenzio di trenta minuti, ripetuto in ogni fuso orario locale, possa essere non solo rilevato ma in qualche modo influenzare tecnologie planetarie.

L’idea non è nuova: ricalca infatti i black out televisivi o l’interruzione degli acquisti di un singolo prodotto proposti negli ultimi anni per protestare contro questo o quello. Se qualcuno ha notizia dei risultati concreti ottenuti, si faccia pure avanti. Nell’attesa, che non sarà breve, proviamo a ragionarci un po’.

Al di là della bizzarra idea di replicare un insuccesso, il boicottaggio digitale è sintomo di qualcosa di più grave: la totale incomprensione di cosa siano gli algoritmi, di come funzioni il tempo su un pianeta diviso in fusi orari e di quanto complessa sia la realtà storica invocata come bandiera.

Un algoritmo non è né una parola alla moda (cioè sì, è di moda, ma non è quella la sua natura ontologica) né uno spirito capriccioso da blandire con riti simbolici. È una procedura matematica che macina dati senza alcuna sensibilità o coscienza, Nel nostro caso, miliardi di dati, che è uno dei problemi che la diffusione del big data e dell’AI pone al mondo: più dati, più algoritmi per lavorarli, più consumo di energia. Pensare di “mandare un segnale” spegnendo il telefono per mezz’ora non è un atto di protesta, è un’illusione di potere su un sistema che non si accorge neppure della pausa.

L’ignoranza scientifica è evidente sin dalla questione degli orari.  Se ognuno agisce nell’“ora locale”, la simultaneità si spezzetta in 24 fusi (alcuni assai poco abitati, peraltro: si chiamano Atlantico e Pacifico), Ecco che l’onda planetaria diventa una serie di microfruscii distribuiti e ininfluenti. A conferma della scarsa dimestichezza degli aspiranti boicottatori con la scienza, ricordiamo che il fuso orario fu intuito dal navigatore italiano Pigafetta nel 1522 e ufficializzato nel 1884. Non proprio una novità, al contrario degli algoritmi.

James George Frazer, ne “Il ramo d’oro”, descriveva la magia simpatica come la credenza che gesti e simboli possano modificare la realtà. Oggi forse non si agitano amuleti, ma si chiede di spegnere  smartphone con la stessa magica credenza. Ernesto de Martino, in “Sud e magia”, chiamava questo rifugio rituale una risposta all’impotenza: quando non sappiamo cambiare il reale, inventiamo liturgie per illuderci di farlo.

Ma qui c’è di più: c’è la superficialità storica, che riduce Gaza a parola-simbolo e cancella complessità, responsabilità, fatti. Si mescola l’ignoranza tecnica all’ignoranza geografica e politica, e il risultato è un rituale digitale che non smuove dati, non disturba server, non cambia la realtà di un algoritmo – né quella di un conflitto.

Mentre alcuni pianificano il loro blackout simbolico, gli algoritmi continuano a macinare informazioni, indifferenti e implacabili. E da qualche parte, nonostante non abbiano coscienza, sembrano ridere di chi crede di poterli piegare con mezz’ora di silenzio.

Nonostante il fallimento annunciato, la proposta che serve solo a sentirsi buoni senza fare nulla di concreto tornerà alla prossima crisi, in una forma o nell’altra. che so, proponendo di colpire il settore dell’igiene personale rinunciando a lavarsi per una settimana.

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