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Le parole del felpato Lorenzo Fontana

I toni sono felpati e istituzionali al massimo. Ma il presidente della Camera, Lorenzo Fontana, non rinuncia al suo essere un leghista. Lo fa in modo soft da leghista veneto, di quella Liga proveniente in gran parte dalla Dc, ma non si sottrae anche a domande più politiche sulle questioni più calde per il suo partito. Così come non usa molti giri di parole anche su temi che riguardano il suo incarico sullo scranno più alto di Montecitorio. Durante la tradizionale cerimonia del Ventaglio con la stampa parlamentare, Fontana annuncia l’intenzione di proseguire “la battaglia” per evitare l’eccessiva decretazione d’urgenza. Nonostante, mette in chiaro la terza carica dello Stato, “la questione non sia solo di questa legislatura”.

Nell’incontro con i giornalisti, il presidente di Montecitorio spazia dalla politica interna alle questioni internazionali a partire dalle tensioni in Medio Oriente. Non si dice contrario in linea di principio al “riconoscimento dello Stato di Palestina” auspicando che possa essere d’aiuto alla pace e non, viceversa, aggravare la situazione che sul campo vede la “sproporzionata” reazione di Israele all’attacco del 7 ottobre e le “grosse responsabilità” di Hamas che “deve restituire gli ostaggi”.

Fontana sorride ma è netto quando si parla di cambiamenti della legge elettorale: “Per scaramanzia la sconsiglierei perché chi ha fatto la riforma poi ha perso – dice -. Non so se sia veramente un’esigenza, credo che ne stiano parlando ma l’ultima ha garantito la governabilità”. Una riforma in senso più proporzionale che sarebbe voluta da FdI non incontrerebbe infatti entusiasmi della Lega.

Il presidente della Camera è poi cauto quando si parla invece della legge sul fine vita: “Non ho visto il testo del Senato e quando arriverà qui alla Camera potrò capire se è una legge che va bene oppure meno, ma essendo il presidente evito di entrare nel merito perché devono essere i deputati a legiferare”. Molto netto sullo ius scholae: “Per fare una legge – sottolinea – ci vuole una maggioranza e mi sembra che su questo tema ci siano delle divisioni”.

Il presidente poi, pur senza entrare nel dettaglio, quando si parla di elezioni regionali ed in particolare del “suo” Veneto, ci tiene a ribadire come la Regione sia “delicata per la Lega”. Ma si dice “convinto che si troverà la quadra” anche se i tempi a suo dire non saranno brevi. Smentita invece l’ipotesi circolata su qualche giornale di una sua discesa in campo per il dopo Zaia: “L’ho vista ma è una cosa così e poi – dice riferendosi al suo ruolo – io non sono abituato a lasciare il lavoro a metà”.

Quanto al lavoro della Camera, il presidente non nasconde la soddisfazione per i risparmi che quest’anno toccano quota 45 milioni: “Questo dà il segno di una Camera che lavora in maniera eccezionale e cerca di risparmiare laddove possibile. Dal 2013 la dotazione è la stessa, se pensiamo all’inflazione possiamo capire che non è stato sempre facile. E’ significativo per capire che un risparmio anno dopo anno c’è, è una tendenza complessiva, sono cose da mettere in evidenza”.

E l’occasione dell’incontro con la stampa è anche quello per annunciare la desecretazione di molti atti, circa 14.000, tra cui quelli della commissione Moro. Gli ultimi minuti Fontana li dedica al tema delle carceri rinnovando la richiesta di porre fine al sovraffollamento: “Vivere 6 dentro pochi metri quadrati è una cosa che va risolta”, perchè “avere un carcere sovraffollato è un problema per tutti: per i detenuti ma anche per chi ci lavora”. Solo pochi giorni fa Fontana sotto tutti riflettori ha incontrato a Rebibbia l’ex sindaco di Roma ed ex ministro Gianni Alemanno, che da detenuto ha fatto una denuncia sulla drammatica situazione delle condizioni di vita nelle carceri.

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