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Ucraina e dintorni: il treccartaro americano e la sinistra italiana

Caro direttore, mi è venuta l'idea di proporre a Schlein, a Conte e al duo Bonelli-Fratoianni, dopo la manifestazione nazionale contro il massacro a Gaza, di organizzarne un'altra contro il massacro in Ucraina. La lettera di Michele Magno

Caro direttore,

forse non tutti sanno che in Italia, il gioco delle tre carte non è una truffa. Lo ha stabilito la Cassazione con una sentenza del 2019. Per i suoi giudici il “treccartaro”, infatti, che a Napoli e in altre città si esibisce nei dintorni della stazione per spennare forestieri sprovveduti, non si serve di artifici o raggiri ma soltanto della sua “particolare abilità nel maneggiare le carte”.

Non è ovviamente una truffa nemmeno in America, dove persino il suo presidente può cambiare le carte in tavola con amici e nemici come e quando vuole. E dove anche il gioco d’azzardo sui dazi è legale. Solo che a farne le spese non è qualche ingenuo scommettitore, ma sono i mercati internazionali e le economie dei sei continenti (Antartide inclusa). Del resto, le quotidiane  giravolte del tycoon newyorkese sono apparentemente indecifrabili. Perché è chiara la volontà di rompere vecchi equilibri geopolitici per crearne nuovi: più conformi ai suoi umori e interessi personali che a quelli dei cittadini che lo hanno eletto.

Si pensi, inoltre, alle sue giravolte con Putin. Una farsesca sequenza di telefonate farlocche e di dichiarazioni estemporanee, che si è conclusa con la decisione di dare cruciali sistemi di difesa aerea a Kyiv (che chissà quando arriveranno) e con un comico ultimatum di cinquanta giorni concesso all’autocrate del Cremlino per indurlo a negoziare (leggi: per terminare la devastazione dell’Ucraina).

Nel frattempo, da noi cosa succede? Dato atto al governo Meloni che continua a tenere la barra dritta (ancorché con i mal di pancia di Salvini) sull’Ucraina, spicca il silenzio, complice e colpevole, della sinistra italiana. Forse perché troppo impegnata nella condanna di Israele e nella candidatura al Nobel per la pace di una signora, relatrice speciale dell’Onu sui territori palestinesi, dal curriculum taroccato e dalle aperte simpatie per Hamas.

Allora, caro direttore, mi è venuta l’idea di proporre a Elly Schlein, a Giuseppe Conte e al duo Bonelli-Fratoianni, dopo la manifestazione nazionale contro il massacro a Gaza (o pulizia etnica o genocidio, a seconda dei gusti linguistici dei promotori), di organizzarne un’altra contro il massacro in Ucraina (non dico genocidio e nemmeno pulizia etnica, nonostante i circa sette-otto milioni di profughi, i circa centomila bambini rapiti e la “russificazione” del Donbas).

Sia chiaro, non pretendo Piazza S. Giovanni o Piazza del Popolo o Piazza Santi Apostoli. E nemmeno Piazza de’ Ricci (la più piccola di Roma). Penso a una cosa più intima, più confidenziale, più familiare. E anche più accogliente, più confortevole, più conviviale. Per esempio, ora che il tempo volge al bello, sulla terrazza di casa mia. Non è molto grande (quaranta mq), ma la vista è incantevole.

Sono pronto a ospitarla. Non costerebbe nulla. Chi scrive, infatti,  è disposto a offrire uno spritz a testa con i suoi classici abbinamenti: salumi, formaggi poco stagionati e l’immancabile frutta secca con mandorle, arachidi, anacardi e nocciole. Oppure, a scelta, pesce: salmone e baccalà, polpo e crostacei. Se poi fossero d’accordo Bonelli e Fratoianni, Conte e Schlein, si potrebbe invitare Zelensky per augurargli di sconfiggere Putin.

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