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Panasonic Musk

Le bizze di Trump e Musk scaricano le batterie a Panasonic

Secondo la stampa giapponese, Panasonic per il momento non spingerà al massimo la produzione nello stabilimento (appena inaugurato) in Kansas, complice la crisi di vendite di Tesla di Elon Musk e l'aperta ostilità all'auto elettrica di Donald Trump.

Da un lato Donald Trump sta agendo in modo da costringere tutte le aziende estere a dotarsi di una filiera americana o, laddove già presente, aumentare la produzione dei propri impianti negli Usa per evitare le forche caudine della nuova tassazione doganale. Dall’altro però sempre Trump con alcune sue politiche sta dissuadendo alcuni colossi extra-Usa a procedere con i loro piani a stelle e strisce relativi alla mobilità elettrica. Succede alla giapponese Panasonic che si è trovata, come tante altre realtà connazionali, nel bel mezzo della guerra dei dazi che l’attuale inquilino della Casa Bianca ha scatenato contro il Giappone. Panasonic, è noto, ha un partner americano con cui per ora ha fatto ottimi affari: Tesla di Elon Musk le cui vetture elettriche montano a bordo le batterie nipponiche. Ma nel prossimo futuro la strada per i due colossi potrebbe essere accidentata.

PANASONIC RALLENTA NEGLI USA NONOSTANTE LA PARTNERSHIP CON MUSK?

Questo per lo meno è ciò che emerge dalla presunta (manca infatti ancora l’ufficializzazione) decisione di Panasonic di rinviare sine die l’aumento della capacità produttiva a 30 GWh dello stabilimento che si trova nel Kansas.

Situato a De Soto, appena fuori Kansas City, e inaugurato soltanto lo scorso 14 luglio, lo stabilimento frutto di un investimento da 4 miliardi incentivato sia dalla partnership con la Casa automobilistica texana, sia dalle politiche dell’amministrazione Biden (Ira e agevolazioni), avrebbe dovuto segnare “l’apertura di uno dei più grandi impianti di batterie per autoveicoli del Nord America”, si legge nelle brochure.

I materiali ufficiali sull’inaugurazione non ne fanno menzione, ma il quotidiano giapponese Nikkei non ha dubbi: passeranno anni prima che il nuovo stabilimento venga spinto fino ai massimi. “Il colosso giapponese dell’elettronica – si legge infatti – aveva inizialmente previsto di raggiungere la piena produzione annuale di 30 gigawattora entro la fine di marzo 2027, ma la data prevista verrà posticipata”. Per Nikkei “Considerata l’incertezza che circonda il suo business nel settore delle batterie, Panasonic ha deciso di cambiare rotta”.

PANASONIC NON SI ELETTRIZZA PIÙ CON GLI USA

La testata giapponese ricorda inoltre che, già nel 2024, Panasonic aveva congelato un progetto per la costruzione di un terzo stabilimento negli Stati Uniti, facendo riferimento a vecchi annunci di un hub da realizzare Oklahoma cui sarebbero seguiti impianti gemelli, in altri Stati.

MUSKATE E TRUMPATE INCOMPRENSIBILE PER I FIGLI DEL SOL LEVANTE

Per il momento, insomma, l’azienda giapponese preferisce continuare a sfruttare a pieno regime la fabbrica di Sparks, in Nevada, operativa dal 2017 con un’attuale capacità annua di circa 41 GWh. Secondo i dati ufficiali, impiega oltre 4.000 persone e ha consegnato più di 11 miliardi di celle fino ad oggi.

Per l’impianto appena inaugurato i numeri lato occupazione sarebbero dovuti essere affini: 4.000 posti di lavoro diretti e circa 8.000 posti di lavoro totali, inclusi quelli nei settori della fornitura e dell’indotto. Ma le previsioni riguardavano una produzione portata ai massimi, che ora appare più lontana.

COSA FRENA I GIAPPONESI

Come riporta Nikkei, sono due gli elementi che avrebbero spinto Panasonic a mordere il freno: Tesla, il principale cliente dell’azienda nipponica, ha visto nuovamente diminuire le proprie vendite nel trimestre aprile-giugno: la flessione è stata del 13% rispetto all’anno precedente, attestandosi a 384.122 veicoli. Inoltre, “le tensioni politiche tra l’amministratore delegato Elon Musk e Trump hanno sollevato preoccupazioni sulle prospettive di business della casa automobilistica”. Senza considerare che tra le prime mosse del nuovo inquilino della Casa Bianca c’è stata la decisione di far coriandoli degli incentivi sull’elettrico voluti dal predecessore.

Oltre alle bordate che Trump ha riservato in Giappone, le sue politiche apertamente ostili alle nuove propulsioni stanno spingendo tutte le Case automobilistiche a ripensare le proprie strategie di elettrificazione. Questo è ancora più evidente in Giappone, Paese da sempre scettico rispetto agli slanci occidentali verso una mobilità full electric: Nissan Motor, anche per via della crisi, ha abbandonato il piano di costruire uno stabilimento nella città di Kitakyushu, nella prefettura di Fukuoka, mentre Toyota ha rimandato a data da destinarsi ogni piano di costruzione della fabbrica a Fukuoka per veicoli d’ultima generazione.

In un simile scenario è insomma chiaro che Panasonic debba ripensare alla propria strategia, anche se questo potrebbe significare veder aumentare il distacco che la separa dalle rivali cinesi, che proprio non ci pensano a mordere l freno.

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