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Come mai Umbria, Molise e Puglia non hanno flotte aeree anticendio?

Cambiamenti climatici, temperature roventi, aumento della superficie forestale, diminuzione della manutenzione boschiva: il rischio roghi nel nostro Paese è sempre più elevato. E tre Regioni non hanno nemmeno flotte aeree antincendio. Numeri, scenari, approfondimenti normativi e responsabilità

Proprio negli stessi istanti in cui all’assemblea dell’Associazione nazionale fra le imprese assicuratrici (Ania) venivano lette le parole del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella (“le istituzioni hanno l’obbligo della prevenzione”), il  capo del dipartimento della Protezione civile, Fabio Ciciliano (nella foto), in audizione alla Commissione parlamentare per il contrasto degli svantaggi derivanti dall’insularità, scoperchiava un tema che non mancherà di far discutere, considerato che stiamo vivendo una delle estati più calde degli ultimi anni: Umbria, Molise e Puglia non hanno flotte aeree antincendio.

FLOTTE AEREE ANTINCENDIO, COSA HA DETTO CICILIANO

“Per quanto riguarda la campagna antincendio boschivo del 2025 – il ferale commento di Ciciliano – le flotte aeree regionali hanno registrato un’assenza in Umbria, Molise e Puglia”. Eppure non c’è zona del Paese che possa dirsi al sicuro, quando si parla di roghi boschivi. E l’Umbria, in particolare, soprannominata Cuore verde d’Italia, ha un patrimonio ecologico fondamentale, per lo più localizzato lontano dal mare.

I dati storici, senza nemmeno dover scartabellare troppo negli archivi, invitano alla prudenza, ma soprattutto ad attuare una dovuta prevenzione: considerando l’intero territorio nazionale, dal 1° gennaio al 31 dicembre 2024, secondo l’Ispra risultano andati in fumo complessivamente  10.314 ettari di superficie boschiva.

DOVE SI SONO VERIFICATI I ROGHI NEL 2024

Nel 2024 i grandi incendi registrati si sono verificati in 16 Regioni su 20. Sicilia, Calabria e Sardegna hanno avuto il 66% del totale di superficie forestale italiana colpita da grandi roghi con gravi danni per le foreste di classe ECM-F4 latifoglie sempreverdi (T2), foreste di leccio e macchia mediterranea che caratterizza in prevalenza le zone costiere e l’Italia meridionale, mentre la categoria più colpita in Sardegna è quella della classe ECM-F4 latifoglie decidue (T1), ovvero quercete e bosco misto.

Fonte Ispra

Le Regioni che non hanno presentato grandi incendi boschivi sono state di contro la Valle D’Aosta, la Lombardia, Il Trentino – Alto Adige e il Veneto. Nelle altre Regioni sempre nel corso del 2024 sono bruciati 1175 ettari di bosco in Campania, 864 ha nel Lazio e 573 ha in Basilicata. Nel nord Italia vanno menzionati i 220 ha di superficie boschiva bruciata in Friuli-Venezia Giulia.

LA NORMATIVA SUL RISCHIO INCENDI BOSCHIVI

Insomma, la prevenzione è fondamentale sia per la pubblica incolumità sia per la messa in sicurezza di un patrimonio ecologico unico al mondo. Ma a chi spetta? In Italia, informano i materiali presenti sul sito della Protezione civile, la legge quadro sugli incendi boschivi (n. 353 del 21 novembre 2000) affida alle Regioni la competenza in materia di previsione, prevenzione e lotta attiva agli incendi boschivi, mentre allo Stato attribuisce il concorso alle attività di spegnimento con i mezzi della flotta aerea antincendio di Stato.

Alle Regioni compete l’attivazione delle sale operative per consentire l’operatività delle squadre per lo spegnimento di terra e dei mezzi aerei regionali (in genere elicotteri) degli incendi boschivi, formate da personale regionale, volontari e vigili del fuoco e, nel caso, all’intervento di protezione civile. Spetta inoltre alle Regioni elaborare ed attuare i piani regionali di previsione, prevenzione e d’intervento aggiornati ogni anno.

I MEZZI DELLE FLOTTE AEREE ANTINCENDIO

Al Dipartimento della Protezione Civile, attraverso il Coau (Centro Operativo Aereo Unificato), è invece affidato il coordinamento dei mezzi della flotta aerea antincendio dello Stato, che si compone di mezzi Canadair CL-415 ed elicotteri S-64 di proprietà del Dipartimento dei Vigili del Fuoco, del soccorso pubblico e della difesa civile, nonché di altre tipologie di elicotteri miliari di proprietà del comparto della Difesa.

Il Coau è attivo continuativamente nell’arco delle 24 ore per tutto l’anno ed è il Centro di comando e controllo di tutti i mezzi aerei resi disponibili per il concorso statale nell’attività di spegnimento antincendio boschivo pianificando e coordinando le attività di volo sia in ambito nazionale che internazionale.

QUALCHE NUMERO

Secondo quanto riportato nel 2023 da Agi, in Italia sono 72 i mezzi aerei antincendio cui si sommano le flotte regionali. Nel dettaglio, il sito dei Vigili del Fuoco permette di apprendere che la flotta del Corpo Nazionale VV.F. è composta da 18 Canadair CL415, aerei anfibi bimotore turboelica ad ala alta, con un’autonomia di 2.427 km, velocità massima di 376 Km/h ed una portata di 6.137 litri d’acqua.

DOVE SI TROVANO LE BASI PERMANENTI

Gli aeromobili Canadair sono schierati presso le basi operative che si distinguono in permanenti, stagionali e di scalo temporaneo, in base a un piano di azione o su disposizione del già citato Centro Operativo Aereo Unificato. Le basi permanenti dei Canadair sono collocate a Genova, Roma e Lamezia Terme.

Quello italiano è un parco mezzi tra i più vasti in Europa. Ma non è necessariamente un merito che ci permette di dormire sugli allori: siamo infatti anche tra i territori più fragili del Vecchio continente, sia per colpa della conformazione orografica, sia per mancanza di altre infrastrutture (banalmente, l’assenza di strade rende indispensabile l’intervento aereo), sia per il clima molto secco e, ultimo ma non per importanza, per la scarsa manutenzione della macchia mediterranea.

AUMENTANO LE FORESTE, DIMINUISCE LA MANUTENZIONE?

Dal secondo dopoguerra a oggi, informa l’Ispra, le foreste italiane sono aumentate costantemente, passando da 5,6 a 11,1 milioni di ettari. La crescita, avvenuta a spese delle superfici agricole e di terreni naturali e semi-naturali abbandonati con la progressiva industrializzazione del nostro tessuto economico, ha subito un’accelerazione negli anni più recenti: dal 1985 al 2015 le foreste hanno avuto un incremento pari al 28%, passando da 8,7 a 11,1 milioni di ettari (Inventario Nazionale delle Foreste e del Carbonio, 2020). La percentuale di territorio coperta da boschi ha così raggiunto il 37%, valore superiore persino a quello di Paesi “tradizionalmente” forestali come la Germania e la Svizzera, entrambi fermi al 31%. Nel medesimo report sempre l’Ispra avverte della necessità di manutenere il patrimonio forestale per evitare incendi e dissesto idrogeologico.

L’IMPORTANZA DELLA DISLOCAZIONE DEI MEZZI

Non occorre essere strateghi militari per comprendere che, come si legge sempre sul sito della Protezione civile, “per ridurre al minimo il tempo necessario per arrivare sul luogo delle operazioni è fondamentale la pianificazione delle dislocazioni a terra dei mezzi aerei disponibili. Gli aerei e gli elicotteri antincendio della flotta aerea dello Stato vengono schierati sul territorio tenendo conto delle aree a rischio e delle condizioni meteorologiche che rendono più probabile l’innesco di incendi boschivi.”

In assenza delle flotte aeree antincendio regionale, perciò, i territori interessati dovranno fare affidamento sui mezzi di Stato e sulla solidarietà dei ‘vicini di casa’. Chiarito dunque che la legge distribuisce gli oneri tra Regioni (previsione, prevenzione, attivazione sale operative per il coordinamento dei mezzi) e, in seconda battuta, Stato centrale (concorso alle attività di spegnimento con le flotte aeree antincendio), bisognerà ora comprendere se anche le responsabilità di una simile mancanza in Umbria, Molise e Puglia vada ugualmente ripartita su più livelli.

LA RESPONSABILITA’ DELLE REGIONI

Dal canto suo Ciciliano non pare aver dubbi, puntando il dito contro le Regioni: “le gare bandite più volte in Regione Puglia per l’acquisizione di una flotta regionale – ha sentenziato – impattano in maniera importante sulle Isole Tremiti e quindi l’intervento, che dovesse essere necessario per quanto riguarda lo spegnimento di incendi su questo arcipelago, dovrà per forza essere realizzato dalla flotta aerea di Stato”.

E i problemi a livello regionale non si esauriscono qui: nella sua relazione Ciciliano ha sottolineato che “mentre la Regione Sardegna ha un proprio centro funzionale, la Regione Sicilia non ce l’ha e il dipartimento della Protezione civile, secondo quella che è la consolidata azione di sussidiarietà verticale, supplisce a questa assenza”.

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