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Il prezzo del cacao è sempre più salato, ma i coltivatori africani restano poveri

Nonostante il prezzo del cacao superi i 10.000 dollari a tonnellata, oltre un milione di agricoltori ivoriani sopravvive con meno di 3 dollari al giorno. Intanto, cambia anche il modello di business di trader e aziende, e giganti come Mondelez rivedono al ribasso le stime sugli utili. Fatti, numeri e commenti

 

Dal 2023, il prezzo del cacao sui mercati di Londra e New York è più che triplicato, raggiungendo livelli storici. Eppure, in Costa d’Avorio – primo produttore mondiale con circa 40% della fornitura globale – la maggior parte dei coltivatori continua a vivere con meno di 3 dollari al giorno, al di sotto della soglia di povertà estrema definita dalla Banca Mondiale.

Secondo il sistema ivoriano del prezzo fisso, noto come bocha, i contadini ricevono una cifra stabilita dal governo all’inizio della stagione agricola. Oggi, il prezzo nazionale ammonta a circa 1.000 franchi CFA per kg (1,77 dollari), mentre il costo di produzione si aggira sui 1.250 franchi CFA (2,21 dollari). Il risultato è una perdita netta per ogni chilo venduto.

UN MERCATO GLOBALE CHE NON ARRICCHISCE CHI PRODUCE

Il sistema bocha, introdotto nel 1960 per proteggere i piccoli produttori dalla volatilità dei mercati internazionali, ha oggi l’effetto opposto. I coltivatori ivoriani, secondo la stima di Jonathan Parkman, broker citato dal Financial Times, ricevono solo il 25% di quanto guadagnano in media gli altri produttori di cacao nel mondo.

Questo meccanismo, basato su contratti a termine firmati mesi prima con gli esportatori, impedisce agli agricoltori di beneficiare degli attuali prezzi spot, che hanno superato i 10.000 dollari per tonnellata nei momenti di picco. La mancanza di un legame diretto tra mercato e reddito agricolo alimenta la povertà nelle aree rurali.

PRODUZIONE STAGNANTE E PIANTAGIONI VECCHIE

A questo si aggiunge che la produzione di cacao in Costa d’Avorio è in stagnazione da anni. Le rese medie restano sotto i 500 kg per ettaro, a fronte di un potenziale superiore ai 1.000 kg in condizioni ottimali. Gran parte degli alberi ha più di 30 anni e non è mai stata rinnovata. Gli agricoltori, privi di accesso al credito, non possono investire in fertilizzanti, pesticidi o reimpianti.

Il risultato è un ciclo di povertà agricola: alberi improduttivi, rese basse, impossibilità di reinvestire. Una situazione che ha effetti anche sui consumatori globali, con i prezzi del cioccolato in costante aumento.

MALATTIE E CAMBIAMENTO CLIMATICO

Ma anche la natura e il cambiamento climatico aggravano la situazione. Negli ultimi due anni, due principali minacce hanno colpito le coltivazioni: il virus del swollen shoot e la black pod disease, un’infezione fungina che rovina i baccelli. Senza poi dimenticare le ondate di calore e piogge torrenziali, che riducono ulteriormente la produttività degli alberi.

Nel 2022 e 2023, gli esportatori avevano avvertito i regolatori della Costa d’Avorio e del Ghana dell’impatto di queste malattie. Tuttavia, i governi hanno ignorato gli allarmi, vendendo cacao in anticipo per quantità che poi non si sono materializzate. I due paesi infatti, stando al FT, avrebbero sovrastimato le esportazioni di diverse centinaia di migliaia di tonnellate, aggravando il deficit globale.

DOVE FINISCONO I SOLDI DELL’EXPORT?

Secondo il Conseil du Café-Cacao (Ccc), circa il 60% dei proventi delle esportazioni va agli agricoltori. Il resto, secondo il governo, viene utilizzato per costruire strade rurali e fornire input agricoli come fertilizzanti e pesticidi. Molti agricoltori riferiscono però che questi aiuti arrivano tardi – se arrivano – e che la produttività è rimasta invariata da decenni.

Organizzazioni come Voice chiedono maggiore trasparenza sull’uso dei fondi pubblici. “Dove finisce il 40% che non arriva ai contadini?”, ha chiesto il suo direttore Antonie Fountain. La risposta, finora, non è arrivata né dal Ccc né dal ministero dell’Agricoltura ivoriano.

IL FUTURO (A RISCHIO) DELLA COSTA D’AVORIO

Con il settore sempre più concentrato in due soli paesi – Costa d’Avorio e Ghana, responsabili per oltre il 60% della produzione globale – il mercato globale è esposto a rischi climatici e politici. Intanto, nuovi paesi produttori come Brasile, Ecuador e Nigeria iniziano a raccogliere i frutti dei prezzi elevati, attirando investimenti.

“Se oggi volessi investire nel cacao, la Costa d’Avorio sarebbe in fondo alla lista”, ha detto Parkman. Una constatazione allarmante per un paese che rischia di perdere la sua leadership nel mercato mondiale del cioccolato.

IL MODELLO DI BUSINESS È CAMBIATO

“I trader hanno completamente cambiato il loro modo di lavorare”, ha spiegato a Bloomberg Antoine Mangin, responsabile delle commodity agricole presso ING.

Prezzi record, volatilità estrema e difficoltà logistiche hanno infatti spinto trader e aziende a rivedere modelli consolidati da decenni. Stando a quanto riferito dall’esperto, gli operatori stanno abbandonando i contratti a lungo termine per puntare su operazioni spot, regolate immediatamente poiché i prezzi spot superano quelli dei futures.

Il risultato, osserva la testata britannica, è un mercato meno liquido e più instabile. L’open interest sui futures del cacao a New York è al livello più basso dal 2004 e per Mangin la situazione resterà tesa, con i produttori che non vogliono vendere in previsione di raccolti scarsi e i trader che non comprano perché i prezzi sono troppo alti.

ANCHE I GIGANTI DEL SETTORE NE FANNO LE SPESE

L’incertezza colpisce anche un colosso come Mondelez che, a causa della crisi del cacao, all’inizio del mese ha annunciato un calo di circa il 10% dell’utile per azione rettificato (EPS) nel 2025.

Anche il Cfo Luca Zaramella ha spiegato che, nonostante un buon raccolto principale, il mercato del cacao rimane instabile. L’azienda ha ridotto la copertura sui costi a causa della volatilità e prevede anche un possibile impatto negativo da nuovi dazi statunitensi.

Mondelez stima una crescita organica dei ricavi del 5% nel 2025, grazie a un bilanciamento tra prezzo e volume, e continua a investire in marketing e distribuzione. Se i prezzi del cacao si stabilizzeranno, per il 2026 è attesa una ripresa.

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