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Il missile di carta della Cassazione a Palazzo Chigi e Quirinale

Che cosa ha combinato l'Ufficio del Massimario della Corte di Cassazione sul decreto Sicurezza. I Graffi di Damato

Ciascuno spara i suoi missili. Ne ha, per quanto di carta, anche la Corte di Cassazione, che ne ha sparato uno dal suo Ufficio del Massimario non solo e non tanto contro il “decreto sicurezza”, come continuano in molti a chiamarlo anche ora che è stato approvato e convertito in legge dalle Camere, quanto contro il presidente della Repubblica. Che magari farà finta di niente per quieto vivere, ma si è visto bocciare anche lui, come il Parlamento e il Governo nelle loro competenze, e con le dovute maiuscole, per avere riconosciuto i requisiti “straordinari di necessità e urgenza” quando firmò il decreto. Requisiti contestati in Parlamento e nelle piazze dalle opposizioni e ora anche dalla Cassazione. O dal suo Ufficio del Massimario, ripeto, che da un complesso archivio come ci eravamo abituati a considerarlo è stato promosso in diretta televisiva da Pier Luigi Bersani, solito ospite dell’altrettanto solito salotto televisivo di Lilli Gruber, in “sala macchine” della Suprema Corte.

Raccolte in 139 pagine diffuse alla stampa, di cui il dichiaratamente “incredulo” ministro della Giustizia Carlo Nordio ha disposto l’acquisizione anche per valutarne le modalità di diffusione, le osservazioni critiche del Massimario riguardano una trentina di punti della legge. E costituiscono oggettivamente un incentivo a promuovere cause nelle quali sollevare contestazioni da tradurre in interventi presso la Corte Costituzionale. Che rimane ancora, grazie a Dio, l’unica a poter giudicare, come dice l’articolo 134 della Costituzione, “sulle controversie relative alla legittimità costituzionale delle leggi, o degli atti aventi forza di legge, dello Stato e delle Regioni”. E a poter “dichiarare -secondo l’articolo 136- l’illegittimità costituzionale di una norma di legge o di atto avente forza di legge” che “cessa di avere efficacia dal giorno successivo alla pubblicazione della decisione”,

Più che un archivio di sentenze, di loro analisi e di studi per “individuare -come si legge nel siti ufficiali- i principi di natura nomofilattica affermati nelle decisioni della Corte di Cassazione allo scopo di creare le condizioni necessarie per consentire la più ampia e diffusa informazione”, questo ufficio del Massimario mi sembra essere, o diventato, un sommergibile. Dotato della “sala macchine” apprezzata dal già citato Bersani e in continua navigazione non difensiva ma offensiva, di supporto alla guerra sistemica, almeno nelle abitudini italiane, dell’opposizione al governo. Non mi sembra francamente uno spettacolo rassicurante. Come non è giustamente sembrato al Guardasigilli. E come spero che prima o dopo scappi finalmente di dire al Capo dello Stato.

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