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Terre rare, cosa succede tra Stati Uniti, Cina e Ue

Gli Stati Uniti annunciano un'intesa con la Cina sulle terre rare che dovrebbe garantire un commercio più fluido, ma non ci sono certezze. L'Unione europea, intanto, valuta la creazione di una riserva strategica per proteggersi dagli usi geopolitici delle materie prime.

Dopo la firma, apposta mercoledì, dell’accordo commerciale con la Cina che era stato raggiunto (in linea di principio) due settimane fa, dalla Casa Bianca hanno fatto sapere che è stata raggiunta un’intesa con le autorità cinesi per accelerare le esportazioni di terre rare negli Stati Uniti. Le terre rare sono un gruppo di diciassette elementi fondamentali per i settori della difesa, dell’elettronica, dell’automotive e delle energie pulite di cui la Cina domina le filiere – in particolare le fasi di raffinazione e di trasformazione in magneti – con percentuali elevatissime, intorno all’80-90 per cento del totale mondiale. Gli Stati Uniti, così come il resto dell’Occidente, sono dipendenti dalla Cina per le forniture di questi metalli e dei loro derivati perché non possono capacità di estrazione e lavorazione su scala industriale.

Come forma di ritorsione per i dazi sulle importazioni imposti dall’amministrazione di Donald Trump, la Cina aveva introdotto delle restrizioni alle vendite di sette elementi delle terre rare – samario, gadolinio, terbio, disprosio, lutezio, scandio e ittrio – e dei magneti contenenti questi elementi. Il samario è particolarmente critico perché viene utilizzato quasi soltanto per applicazioni militari.

COSA SAPPIAMO DELL’INTESA TRA CINA E AMERICA SULLE TERRE RARE

Un funzionario della Casa Bianca ha dichiarato – come riportato da Reuters – che “l’amministrazione [Trump] e la Cina hanno concordato un’ulteriore intesa per l’attuazione dell’accordo”; intesa che riguarda “il modo in cui possiamo accelerare nuovamente le spedizioni di terre rare negli Stati Uniti”.

Il segretario del Commercio Howard Lutnick ha spiegato invece a Bloomberg che i cinesi “ci consegneranno le terre rare, [dopodiché, ndr] toglieremo le nostre contromisure”: il riferimento, forse, è alla sospensione delle esportazioni in Cina di software americani per la progettazione di semiconduttori e di componenti per l’aviazione. Il presidente Trump aveva anche parlato di ripristinare la possibilità per gli studenti cinesi di frequentare le università statunitensi.

PROBLEMA RISOLTO? FORSE NO

Nonostante l’intesa sulle terre, non è detto che la situazione si “sbloccherà” del tutto: la Cina, cioè, potrebbe fornire licenze di esportazione per gli elementi utilizzati dall’industria automobilistica, come il disprosio e il terbio per i sistemi frenanti dei veicoli, ma potrebbe continuare a limitare le forniture dei metalli utilizzati dal comparto della difesa, come il già citato samario.

LA COMMISSIONE EUROPEA VUOLE DELLE RISERVE STRATEGICHE DI TERRE RARE

Intanto, dall’altra parte dell’oceano Atlantico, il commissario per l’Industria dell’Unione europea, Stéphane Séjourné, ha proposto la creazione di riserve strategiche per le terre rare e gli altri minerali critici come misura di protezione dagli utilizzi geopolitici delle forniture.

Al quotidiano tedesco Handelsblatt Séjourné ha detto che “oggi tutti i paesi europei hanno delle riserve strategiche di petrolio e di gas. Dovremmo fare lo stesso con i materiali strategici”. Ha poi aggiunto che nei prossimi mesi verranno parte delle aste sull’approvvigionamento di materie prime critiche da fonti alternative.

A inizio giugno la Commissione europea ha presentato tredici nuovi progetti sui minerali critici situati al di fuori dei confini dell’Unione ma in territori più o meno allineati come Canada, Norvegia, Ucraina, Serbia, Groenlandia e Regno Unito.

“Dobbiamo ridurre la nostra dipendenza da tutti i paesi, in particolare da alcuni come la Cina. I divieti di esportazione aumentano la nostra volontà di diversificare”, aveva dichiarato Séjourné in quell’occasione.

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