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Tutti i perché degli scazzi tra Caltagirone e Nagel su Mediobanca, Natixis e Generali

Che cosa succede fra Caltagirone e Nagel? L'Ops della discordia di Mps su Mediobanca. Il controllo di Generali. L'operazione con Natixis. E il ruolo del mattone. Fatti, numeri e ricostruzioni

Non serviva certo un botta e risposta “ufficiale” per capire che tra Francesco Gaetano Caltagirone e Alberto Nagel, amministratore delegato di Mediobanca, la situazione fosse tesa. La tensione attorno all’Ops del Monte dei Paschi di Siena su Piazzetta Cuccia è palpabile da mesi. E in realtà, l’operazione di Mps non è il solo fronte aperto. Ma lo scontro avvenuto nelle ultime ore a colpi di comunicati e contro comunicati è utile comunque a delineare le posizioni e i fattori di attrito sui dossier Natixis e Assicurazioni Generali.

BOTTA E RISPOSTA TRA CALTAGIRONE E NAGEL

Nagel lunedì aveva parlato di alcune “anomalie” riguardo l’offerta per il controllo di Mediobanca e sull’ultima cessione di alcune quote di Mps (15%) da parte del ministero dell’Economia (ovvero quell’operazione su cui la procura di Milano sta indagando). Ieri a rispondere è stato il gruppo Caltagirone, secondo cui le parole di Nagel “risultano sovente inesatte e del tutto strumentali e infondate”. E che “contengono due oggettive falsità”. Infatti, si legge ancora, “è falso che il gruppo Caltagirone abbia realizzato significativi acquisti di azioni Montepaschi ad aprile o comunque a ridosso della convocata assemblea del 17 aprile, quando sarebbe stato compravenduto il 12% del capitale”.

E poi, soprattutto, “è falso che il gruppo Caltagirone abbia offerto lo stesso prezzo degli altri aggiudicatari nella procedura di Abb con la quale il 13 novembre 2024 il Mef ha ceduto partecipazioni in Mps”. Tanto che, si spiega ancora, “il prezzo offerto dal gruppo Caltagirone era superiore a quello di aggiudicazione, il che dimostra che esistevano offerte a prezzo inferiore a cui il prezzo finale fissato dal bookrunner si è allineato”.

LA REAZIONE DI NAGEL E LA CONTROMOSSA DI CALTAGIRONE

A controbattere è stata Mediobanca, che con una nota prima di tutto ha rigettato le accuse di falso, per poi negare di aver parlato di prezzi o acquisti pre assembleari. Nel comunicato, infatti, ha messo per iscritto di non aver mai “commentato il prezzo della procedura di Abb con la quale in data 13 novembre 2024 il Mef ha ceduto partecipazioni in Mps”.

Solo che a quel punto, nel giro di pochi minuti, è stato Caltagirone a replicare nuovamente, evidenziando il passaggio ‘scottante’ della versione iniziale di Mediobanca, cioè il passaggio sulle anomalie spiegate da Nagel giorni fa. “È bene che si legga quanto scritto su detto documento a pagina 81 che qui si riporta: tali anomalie includono il fatto che i quattro offerenti hanno presentato pressoché simultaneamente offerte con lo stesso identico premio (5%) rispetto al prezzo delle azioni Mps”.

L’AVVERSIONE CONTRO NATIXIS

Resta sotto traccia in questi giorni un altro fattore dirompente di scontro fra Caltagirone e Mediobanca. Cioè il controllo di Generali, che si intreccia con il progetto di joint venture tra il Leone di Trieste e la francese Natixis. Caltagirone non hai mai nascosto la propria avversione a questo piano. Una posizione precisa e, considerato il fatto che l’imprenditore detiene circa il 7% del Leone di Trieste, dal peso rilevante. Era lo scorso aprile quando Caltagirone, dalle pagine del Sole 24 Ore, criticava aspramente “l’operazione Natixis” perché “smantella Generali” e dietro “non c’è una valida ragione economica”.

L’EDITORIALE DI NAPOLETANO

Prima dell’intervista diretta di Caltagirone, a esprimere una posizione negativa sull’operazione con i francesi, ci aveva pensato Roberto Napoletano, dal 2024 direttore del giornale il Mattino (del gruppo Caltagirone Editore) e già direttore del Messaggero e del Sole 24 Ore. Con un editoriale del 18 gennaio 2025, dal titolo “L’obbligo di tutelare Generali”, infatti, Napoletano sottolineava come in questa “nuova casa comune” – che dovrebbe gestire “beni per molti versi indisponibili, somme affidate essenzialmente dai sottoscrittori di polizze vita, per la bellezza di 650 miliardi” – ci sarebbe “un primo azionista al 50% che è francese, gestore di masse raccolte da casse di risparmio transalpine, un secondo azionista al 42% che è Generali e si spossessa praticamente della gestione diretta di quasi tutto e un terzo azionista (8%) Cathay Life che valorizza la sua ex quota in Conning”. “Lo scettro di comando verrebbe, dunque, affidato a un manager americano appena entrato nel mondo Generali”, continuava Napoletano.

LA QUESTIONE DEGLI IMMOBILI

Il direttore del Mattino poi passava a evidenziare una questione più specifica: “Dentro questi conferimenti di masse amministrate ci sarebbero anche immobili di Generali, quasi tutti nelle capitali europee, che verrebbero gestiti da una nuova organizzazione americana con sede a Boston che tendenzialmente comprerà di più a New York e sui mercati che conosce meglio e magari venderà in Europa”. La questione immobili non ha fatto mai veramente capolino nelle cronache, nei commenti e nelle analisi sull’operazione Generali-Natixis. Ma se l’ha sollevata, seppure en passant, una firma di peso del gruppo editoriale che fa capo alla famiglia Caltagirone, è un aspetto non secondario, visto che è uno dei business non secondari del gruppo.

La questione del mattone è cara a Caltagirone. Il primo successo dell’imprenditore romano deriva proprio dalla costruzione e della gestione di molti immobili, in particolare a Roma. Ma ora il nodo è un altro. Una delle società operative più importanti del gruppo, infatti, è Immobiliare Caltagirone, altrimenti detta Ical Spa. Secondo i dati disponibili risalenti al 2023, possederebbe all’attivo immobili per un valore di 900 milioni. Ma al passivo avrebbe circa 330 milioni di debiti bancari, in calo rispetto al 2022 per via del finanziamento dei soci di 100 milioni. L’Ebitda 2023 è di 27,8 milioni e il suo rapporto con i debiti finanziari (334 milioni) è particolarmente alto, attorno a 12, il che sembra mettere la società in una posizione di fragilità.

GLI INTRECCI COL RISIKO

Ma intanto, per poter agire in maniera più libera sul risiko bancario, e aumentare le quote in particolare in Monte dei Paschi di Siena e in Generali, Caltagirone ad aprile si sarebbe rivolto a Intesa Sanpaolo per un maxi prestito da 500 milioni di euro. Ottenendolo ma dando in pegno una parte delle stesse azioni in Mps, in Mediobanca e nel Leone. Per rimborsare i debiti finanziari, un’opzione per Caltagirone potrebbe essere quella di vendere parte del proprio patrimonio immobiliare. Da qui una domanda che circola tra uomini della finanza, tra Roma, Milano e Trieste, che seguono il dossier Generali-Natixis: Caltagirone teme che con Natixis i manager di Generali abbiano minori margini di autonomia e manovra sugli immobili?

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