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Leggi per vivere e per morire: l’appello del Papa per la “legge naturale”

L’appello del Papa per la “legge naturale” contrasta col panpenalismo, pro o contro la vita e i mezzi che la rendono comoda. Il commento di Battista Falconi

Uno studio inglese avverte del rischio che, guidando SUV sempre più alti, non si vedano i bambini, rischiando di investirli. La notizia arriva in tristissima coincidenza con la richiesta di non procedere contro una madre che, al volante, ha inavvertitamente colpito il figlio di 18 mesi, condannandolo a lesioni permanenti: il procuratore fa riferimento al principio costituzionale che vieta pene in umane e, dice, “La donna ha già il suo ergastolo”.

Prepariamoci quindi alla possibile nuova norma sulle misure delle auto dopo il limite all’utilizzo di smartphone che, veniamo a sapere da un’altra indagine, incontra il favore di sette italiani su dieci: per una volta una misura del ministro Valditara suscita un favore ampio e trasversale. La terza regola in arrivo invece vieterà i selfie nei musei dopo che un turista agli Uffizi ha danneggiato un quadro mentre stava facendosi fare una foto che, a dire la verità, non era neppure un autoscatto.

Le tre notizie confermano la comune e banale tendenza ad addebitare al mezzo la responsabilità del cattivo uso che ne fa l’essere umano, l’idea che per stare tranquilli basti regolare ciò che esiste e che viene utilizzato perché piace o lo si trova comodo, il famoso iperpenalismo o panpenalismo, che va molto al di là di alcune misure decise dal governo di centro-destra.

Ma la notizia relative ai SUV da cui siamo partiti, naturalmente, si lega anche alla convinzione, oggetto di un dibattito amplissimo e accalorato che l’Italia – così come parecchi altri posti, dal Giappone all’Europa fino agli Stati Uniti – non sia più un paese per bambini. Facciamo sempre meno figli e quindi, di nuovo, cerchiamo norme che, in questo caso, incentivino un’abitudine che si va perdendo. Come? Dando soldi, in modo diretto o indiretto, ai potenziali genitori che non prolificano. Cosa francamente un po’ contraddittoria con la contestuale constatazione secondo cui i mancati padri e madri sarebbero tali poiché troppo viziati dal benessere, dai soldi, dalle comodità, dai lussi: “preferiscono la carriera e lo spritz alla fatica del mettere al mondo e allevare i figli”.

Ovviamente c’è anche chi preme per avere norme di carattere opposto e difendere la non generazione. In Gran Bretagna si approva l’estensione del diritto di aborto fino agli ultimi mesi di gravidanza, seguendo l’esempio della Nuova Zelanda dove pare che l’interruzione di gravidanza last minute sia molto diffusa. Scelta a suo modo logica, va detto: tra il concepimento e il parto non c’è soluzione di continuità quindi, se è permesso nelle prime settimane, perché non nelle successive? In Italia invece, sempre secondo questi estremisti abortivi, bisognerebbe rivedere il diritto dei medici all’obiezione, che in alcuni casi rende difficoltoso applicare la legge 194.

Tornando a Londra, e un po’ nella stessa direzione, è passata con appena 23 voti di scarto una norma che consentirà ai malati terminali maggiorenni di ricorrere alla morte assistita che, secondo i contrari, non esclude l’applicazione a chi abbia disturbi mentali e si senta “un peso”. In sostanza si riaprirebbe una deriva di suicidio assistito anche solo per chi sente abbia una depressione.

Al fondo di tutto, c’è la perdita di senso e di peso di quella che Leone XIV ieri ha ribadito, davanti a governanti e amministratori, come “legge naturale, non scritta da mani d’uomo ma riconosciuta come valida universalmente e in ogni tempo”. Il Papa aveva già fatto un significativo riferimento alle famiglie composte da maschio e femmina e così conferma la sua visione rigorosamente tradizionale della famiglia, della vita e della morte. “Crescite et multiplicamini”. Che però non è più l’unica nella coscienza comune, forse nemmeno più quella maggioritaria.

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