Secondo l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA), l’alimentazione è la principale via di esposizione della popolazione agli inquinanti eterni. Tuttavia, a differenza dell’acqua potabile, i dati sulla presenza di sostanze per- e polifluoroalchiliche (PFAS) negli alimenti sono ancora molto carenti – scrive Le Monde.
IL RAPPORTO SUI PFAS NEGLI ALIMENTI
Un rapporto pubblicato giovedì 19 giugno dall’associazione Générations futures colma questa lacuna. Esso rivela una contaminazione quasi generalizzata della catena alimentare e una regolamentazione inadeguata, che tollera livelli di concentrazione di PFAS negli alimenti troppo elevati rispetto alle soglie di rischio stabilite dall’EFSA.
LA SOSTANZA NON ANCORA MONITORATA
Altri studi, condotti dall’associazione austriaca Global 2000 e dalla rete Pesticide Action Network Europe (PAN Europe), indicano inoltre che questa situazione è solo la parte visibile del problema: il più diffuso degli inquinanti eterni, l’acido trifluoroacetico (TFA), non è monitorato, nonostante i forti sospetti di tossicità per la riproduzione e la presenza in alimenti di consumo comune come pane, pasta e cereali per la colazione a livelli talvolta spettacolari.
LE POCHE LIMITAZIONI AD ALCUNI PFAS
Oggi solo tre sostanze (PFOS, PFOA e PFHxS) della grande famiglia dei PFAS sono soggette a monitoraggio obbligatorio negli alimenti (contro venti per l’acqua potabile) e quattro (insieme al PFNA) sono soggette a limiti normativi. Eppure, questi limiti si applicano solo a un numero limitato di alimenti che non coprono l’intera dieta: carne, pesce, crostacei, molluschi e uova. Per frutta, verdura, cereali o latticini non esistono limiti normativi. Ancora più sorprendente, sottolinea l’associazione, «non esistono limiti normativi nemmeno per gli alimenti destinati ai neonati e ai bambini piccoli, che sono invece particolarmente vulnerabili».
I DATI SUI PFAS NEGLI ALIMENTI
L’ONG non ha effettuato misurazioni proprie, ma ha analizzato i dati ufficiali disponibili nel 2023 relativi a quasi 3.000 campioni testati in Francia, Germania, Danimarca e Paesi Bassi. I risultati mostrano che il 69% del pesce, il 55% dei molluschi e delle frattaglie, il 39% delle uova, il 27% dei crostacei, il 23% del latte e il 14% della carne sono contaminati da almeno uno dei quattro PFAS regolamentati.
(Estratto dalla rassegna stampa estera a cura di eprcomunicazione)