Skip to content

russi

I droni russi allarmano la Nato nell’Artico

La supremazia russa nei droni mette in allarme la Nato e i paesi nordici (Danimarca, Svezia, Finlandia, Norvegia), che temono un secondo fronte nel Baltico.

Non si è ancora spento l’eco delle manovre “Nordic Response”, l’imponente simulazione di guerra orchestrata dalla Nato nell’estremo nord e svoltasi quest’anno – sotto il nome di “Joint Viking 2025” nella prima metà di marzo. L’esercitazione, che ha visto la partecipazione dei nuovi membri Svezia e Finlandia, ha messo in luce una realtà allarmante: la Russia, sotto la guida di Vladimir Putin, ha acquisito un vantaggio significativo nel campo dei droni, cruciali per operazioni in climi estremi. Mentre la Nato si affanna a colmare il divario, il Cremlino sembra aver già consolidato la sua supremazia, con droni capaci di sfidare temperature proibitive, un elemento chiave nel controllo di una regione strategicamente vitale. Una situazione che allarma la Germania.

IL VANTAGGIO DELLA FLOTTA DEI DRONI RUSSI

Finora l’Artico appariva lontano dalle preoccupazioni di Berlino, ma ora un ampio servizio del quotidiano Tagesspiegel informa del tema l’opinione pubblica tedesca, ancora un po’ restia a doversi occupare dopo più di mezzo secolo di temi di difesa.

Da oltre un decennio, Mosca ha investito massicciamente nello sviluppo di una flotta di droni adattati alle rigide condizioni artiche. L’azienda russa Zala Aero ha creato modelli capaci di operare a temperature estreme, come l’S-70 Ochotnik, un “super drone” progettato per resistere a temperature fino a -12°C. Questo vantaggio tecnologico, scrive il quotidiano berlinese, pone la Russia in una posizione di forza, con un’avanzata stimata di quattro o cinque anni rispetto ai paesi nordici della Nato. L’esperto Johan Huovinen, dell’Accademia di difesa svedese, sottolinea come questa superiorità russa rappresenti una sfida significativa per l’alleanza atlantica.

LE SFIDE TECNOLOGICHE: GHIACCIO E TEMPERATURE ESTREME

Le temperature gelide e le condizioni meteorologiche avverse rappresentano ostacoli formidabili per i droni nell’Artico. Il test condotto in Groenlandia da Mads Petersen, con una batteria che si è esaurita in soli tre minuti a -43°C, evidenzia le difficoltà operative. Il rischio di formazione di ghiaccio sulle eliche, un problema critico tra -10°C e +10°C, rende molti modelli inutilizzabili.

Solo i droni con un’ampia autonomia possono supportare sistemi antighiaccio, spiega l’esperto svedese al Tagesspiegel, ma questi modelli sono costosi e non adatti a un impiego su larga scala. La necessità di droni da ricognizione di piccole e medie dimensioni, essenziali per la sorveglianza di un’area difficile da monitorare con satelliti o radar, rende la sfida ancora più complessa.

LA RISPOSTA DEI PAESI NORDICI

I paesi nordici stanno intensificando i loro sforzi per recuperare il ritardo. La Svezia, attraverso l’Autorità nazionale per il materiale della difesa, sta testando nuove tecnologie per droni adatte al clima invernale locale. La Finlandia ha presentato una strategia nazionale sui droni, con l’obiettivo di diventare leader mondiale nel settore entro il 2030, e ha già acquistato 2000 droni francesi Parrot, operativi fino a -30°C. La Danimarca ha stanziato oltre 400 milioni di euro per l’acquisto di droni artici a lungo raggio, mentre la Norvegia prevede di investire 40 milioni di dollari nello sviluppo di droni impermeabili. Sono investimenti che riflettono la crescente consapevolezza dell’importanza strategica dell’Artico e la necessità di contrastare la supremazia russa anche su quello scenario. Un doppio impegno per molti di questi paesi già impegnati poco più a sud sul fronte del Mar Baltico.

LA PRESENZA RUSSA A MURMANSK

La presenza russa a Murmansk, sede della flotta nordica con sottomarini nucleari, rappresenta un ulteriore fattore di preoccupazione per tutti i paesi nordici. Mosca utilizza droni da ricognizione e il modello “Zala Lancet”, sottolineano gli analisti militari, capace di trasportare ordigni esplosivi, per monitorare e controllare l’area. Questi droni, progettati per operare a temperature estremamente basse, confermano il vantaggio tecnologico russo e la loro capacità di operare efficacemente in condizioni artiche. Dunque si impone sempre più urgente la necessità di una risposta coordinata e efficace da parte della Nato: l’Artico si conferma un teatro di competizione strategica, adesso anche sul piano militare.

Torna su