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La guerra di Meta per i talenti dell’intelligenza artificiale

Meta, OpenAI, Google DeepMind, Anthropic e xAI stanno tutti assumendo in modo aggressivo, ma il bacino di talenti con esperienza è limitato. L'analisi di Alessandro Aresu.

La corsa attuale all’intelligenza artificiale, che ha ricevuto un’accelerazione significativa dal 2012 a oggi e poi ancor di più dal 2022, è da tempo anche una corsa a formare e accaparrarsi i migliori talenti.

Partiamo proprio dal 2012. In quell’anno, quando Geoffrey Hinton all’Università di Toronto fonda una startup chiamata DNN (Deep Neural Networks) Research per continuare il lavoro che ha portato alla realizzazione della rete neurale “AlexNet” coi suoi studenti Alex Khrizevsky e Ilya Sutskever (poi co-fondatore e chief scientist di OpenAI), si scatena un’asta tra le aziende tecnologiche che non ha l’obiettivo di acquisire un’impresa con un mercato già definito ma di portare nella propria orbita quei talenti, quei ricercatori. La conferenza sull’intelligenza artificiale sul lago Tahoe a dicembre 2012 vede così la sfida tra Microsoft, Google, Facebook, la startup DeepMind (nata nel 2010 e finanziata da Peter Thiel e Elon Musk), oltre alla cinese Baidu. A prevalere è Google, il luogo che Hinton considera ideale per proseguire quelle ricerche e che rafforzerà le sue capacità nel settore con l’acquisizione di DeepMind nel 2014 che, rappresenta, di nuovo, un investimento cruciale nei talenti.

Per la storia di OpenAI, come mostrato ulteriormente anche dal libro di Karen Hao “Empire of AI”, raccontarsi come società no profit, rivolta al bene dell’umanità e alla questione della sicurezza e dell’impatto dell’intelligenza artificiale, è un elemento decisivo degli inizi. Proprio per convincere i ricercatori più promettenti a partecipare all’impresa.

In questa storia, tra le scelte individuali e le possibilità generali, l’equilibrio tra la narrazione e i soldi è sempre precario. Anche perché nel corso del tempo la disponibilità di capitali diviene una variabile ancora più significativa per partecipare alla corsa.

Le ultime notizie di reclutamento aggressivo di Meta vanno inserite all’interno di questa vicenda, per essere pienamente comprese.

Secondo la stampa specializzata degli Stati Uniti, Meta sta dando la caccia a 50-100 persone che considera i migliori talenti dell’intelligenza artificiale, facendo “offerte che non si possono rifiutare”, fino a 10 milioni l’anno promessi da Mark Zuckerberg in persona. Il CEO di OpenAI, Sam Altman, ha persino affermato che Meta sta offrendo bonus di ingresso di 100 milioni di dollari per attirare i dipendenti di OpenAI.

La ragione delle offerte risiede nella scarsità di talenti con esperienza significativa in questo campo. Meta, OpenAI, Google DeepMind, Anthropic e xAI stanno tutti assumendo in modo aggressivo, ma il bacino di talenti con una certa esperienza, e non solo con una formazione accademica nel settore, è senz’altro limitato.

Meta, davanti all’ascesa di DeepSeek e ai risultati inferiori alle aspettative dei suoi modelli, si sente sotto pressione, anche perché ha un tasso di abbandono del talento significativo, come del resto Google (che però mantiene i talenti attraverso DeepMind, che ha un tasso di mantenimento elevato, come quello di Anthropic, mentre OpenAI è di poco inferiore).

Nella scommessa di Meta, c’è anche il coinvolgimento di Alexandr Wang, il giovanissimo (classe 1997) CEO di Scale AI, per guidare il suo nuovo laboratorio di ricerca sulla superintelligenza. L’accordo include anche un investimento significativo da parte di Meta in Scale AI, con cifre riportate tra i 5 miliardi e i 15 miliardi di dollari. Da un lato, questa mossa dimostra che una strada autonoma per aziende di intelligenza artificiale statunitensi fuori dall’ombrello o dall’investimento dei giganti tecnologici è poco percorribile. Dall’altro lato, si inserisce pienamente nella strategia delle grandi aziende di acquisire competenze e talenti sull’intelligenza artificiale da startup evitando una piena acquisizione, per aggirare così i potenziali ostacoli antitrust. Un altro tema da non sottovalutare è che Alexandr Wang, nato a Los Alamos da genitori cinesi, è divenuto un volto dell’assimilazione statunitense apprezzato dagli apparati di difesa e sicurezza per la durezza con cui si pone sul tema cruciale della competizione con Pechino.

Meta può permettersi queste offerte e acquisizioni eclatanti? La risposta sembra essere sì, se guardiamo alla posizione finanziaria dell’azienda guidata da Zuckerberg, ai suoi enormi profitti, alla sua disponibilità di cassa, e alle previsioni di introiti futuri attraverso l’intelligenza artificiale generativa, che saranno inseriti nella sua macchina di monetizzazione.

Non è detto che attraverso queste mosse l’impero di Zuckerberg possa recuperare terreno in modo decisivo, ma senz’altro testimoniano l’accelerazione di una corsa che passa per il tema decisivo del talento.

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