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Tesoro a processo per la vendita di quote Mps a Caltagirone, Anima, Delfin e Banco Bpm?

Che cosa emerge e che cosa non emerge dall'indagine della Procura di Milano sul collocamento del 15% di azioni Mps effettuato dal Tesoro il 13 novembre 2024. Fatti, nomi, numeri e approfondimenti

Si arricchisce anche di un capitolo giudiziario scottante il risiko bancario in corso: la procura di Milano sta indagando sull’operazione che ha portato Banco Bpm, Anima, la Delfin della famiglia Del Vecchio e il gruppo di Francesco Gaetano Caltagirone ad acquistare azioni Mps attraverso Banca Akros (del gruppo Banco Bpm, quindi pure a rischio conflitto di interessi).

Ecco tutti i dettagli.

LE NOVITA’ SUL CASO DELLA PRIVATIZZAZIONE DI MPS

Il Nucleo di polizia valutaria della Guardia di finanza di Milano, su delega della Procura meneghina, ha fatto acquisizioni documentali – nelle scorse settimane – nella sede di Banca Akros, istituto di investimento appartenente al gruppo Banco Bpm, nell’ambito di un’inchiesta sulla presunta convergenza tra il gruppo Caltagirone e la holding Delfin, la finanziaria della famiglia Del Vecchio. Lo si apprende da fonti giudiziarie. L’attività nasce da un esposto. Il gruppo Caltagirone e Delfin sono soci di Mediobanca, di Mps, che ha lanciato un’ops su Piazzetta Cuccia, e delle Generali, di cui Mediobanca è il primo azionista. E proprio il colosso assicurativo sarebbe l’obiettivo vero di questo presunto patto. Il sito Lettera43 ha scritto di un esposto di Unicredit. Ma un portavoce della banca guidata dall’ad, Andrea Orcel, ha dichiarato che «Unicredit non ha presentato alcun esposto alla procura di Milano e neanche in relazione a Delfin e Caltagirone».

LA VENDITA ACCELERATA E MIRATA DI QUOTE DI MPS DI PROPRIETA’ DEL MEF

L’inchiesta della procura meneghina riguarda il collocamento del 15% di azioni Mps effettuato dal Tesoro il 13 novembre 2024. L’operazione era stata effettuata «attraverso un “Accelerated Book Building” riservato ad investitori istituzionali italiani ed esteri», scriveva il Mef in un comunicato. «A fronte della domanda raccolta, pari a oltre il doppio dell’ammontare iniziale, e alla presenza di un premio del 5% rispetto all’odierno prezzo di chiusura del mercato, l’offerta è stata incrementata dal 7% al 15% del capitale sociale di Mps».

IL COMMENTO DI REPUBBLICA SULLE VENDITE AD HOC

Nonostante la forte richiesta di azioni, i titoli sono stati assegnati a soli quattro soggetti: Delfin (3,5%), Caltagirone (3,5%), Banco Bpm (5%) e Anima (4%). E ad assegnarli è stata Banca Akros, merchant bank del gruppo Banco Bpm che per l’occasione aveva svolto il ruolo di Global coordinator e Bookrunner su specifico mandato del Tesoro. Fa notare oggi Giovanni Pons del quotidiano Repubblica: “Otto mesi prima, il 26 marzo del 2024, il Mef aveva collocato con lo stesso metodo il 12,5% del capitale di Mps ma in quell’occasione aveva utilizzato come intermediari un gruppo di banche internazionali e blasonate come BofA Securities, Citigroup Global Markets Europe AG, Jefferies e Mediobanca, che insieme avevano agito nel ruolo di Joint Global Coordinators e Joint Bookrunners. E gli acquirenti furono molto più numerosi”.

IL CONTRO PIANO DEL GOVERNO PER OSTACOLARE IL PROGETTO DI UNIPOL SU MPS?

Chiosa ancora Repubblica: “Il Tesoro, secondo gli accordi che aveva preso con l’Europa al tempo del salvataggio di Mps, per non incorrere nella fattispecie degli aiuti di Stato, si era impegnato a scendere nel capitale di Mps collocando i titoli sul mercato. E così ha fatto con tre successive operazioni ma nell’ultima, in quanto era in gioco il futuro assetto di controllo della banca senese, aveva interesse a far sì che le partecipazioni finissero in mani non vicine alla sinistra. Per questo motivo nell’estate 2024 aveva respinto le garbate avances di Unipol che si era candidata a formare un terzo polo bancario con Bper e Banca popolare di Sondrio di cui era già azionista”.

LA POSIZIONE DI BANCA AKROS

Con riferimento agli articoli di stampa relativi alla cessione della quota di Mps avvenuta a novembre scorso, Banca Akros “ribadisce che, nel proprio ruolo di global coordinator e bookrunner della procedura, ha condotto la stessa in modo corretto e trasparente, nel pieno rispetto delle norme e delle prassi che regolano tali operazioni, con la partecipazione di centinaia di investitori istituzionali, tramite piattaforma informatica”, si legge in una nota diffusa dall’investment banking del gruppo Banco Bpm. “Tutti gli ordini pervenuti sono stati raccolti, registrati e processati allo stesso modo, il tutto nei tempi consueti previsti per questo tipo di operazioni”, si aggiunge.

L’ANALISI DEL CORRIERE DELLA SERA SULLA MOSSA DI PROCURA E GDF

Ecco alcuni brani dell’articolo del cronista di giudiziaria Luigi Ferrarella del Corriere della Sera:

“Una procedura con 4 stranezze, 4 invitati, e 4 identici prezzi in 9 minuti. Le modalità con le quali nel novembre 2024 il ministero del Tesoro ha ceduto, attraverso incarico a Banca Akros, il 15% di Monte dei Paschi di Siena a Banco Bpm (5%), Caltagirone (3,5%), Delfin (3,5%) e Anima (3%) sono oggetto di una inchiesta della Procura di Milano con persone iscritte nel registro degli indagati («modello 21»). Lo si ricava da questo riferimento nell’ordine della Procura alla GdF non di perquisire, ma di farsi esibire e consegnare le carte a inizio maggio dalla non indagata Banca Akros, senza disvelare ipotesi di reato immaginabili nell’aggiotaggio o ostacolo ad autorità di vigilanza. Per scendere sotto il 20% in Mps come richiesto dalla Commissione europea, il Tesoro incaricò Banca Akros di coordinare la vendita del 7/15% (alla fine fu 15%) di Mps attraverso Abb-Accelerate book building: non è proprio una gara (donde la prevedibile difficoltà delle indagini di inerpicarsi tra criteri magari discutibili ma privatistici), è invece una procedura con cui vengono cedute ad investitori istituzionali (invitati a offrire un prezzo) grosse quote societarie, in un giorno e senza obblighi pubblicitari.

Prima particolarità è che Banca Akros è piccolo istituto senza analoghi passati incarichi di queste dimensioni patrimoniali, pari ai potenziali rischi di doversi accollare per un periodo il non venduto. Secondo scarto, rispetto a due precedenti vendite di quote statali di Mps, è che là le azioni erano state offerte a un centinaio di investitori istituzionali, mentre in questa terza gestita da Akros (gruppo Bpm) furono invitati — come poi lamenterà un’intervista del n.1 di Unicredit, Orcel — solo Banco Bpm, Anima (controllata da Bpm), e Caltagirone e Delfin (Del Vecchio), cioè due soggetti che col non celato favore del governo appaiono posizionati in sintonia, oltre che su Mps (9,9% e 9,8%), anche su Generali (7% e 10,5%) e Mediobanca (9,9% e 19,8%): quest’ultima oggetto della “ostile” offerta pubblica di scambio lanciata poi proprio da Mps, e a cui Mediobanca (prima azionista di Generali) risponde con l’offerta (al vaglio lunedì dell’assemblea dei soci) di scambiare il 13% di Generali con Banca Generali, di cui Generali ha il 50,17%. La quarta anomalia è la telepatia per la quale in quel novembre 2024 nel giro dei nove minuti della procedura accelerata tutti e quattro gli invitati offrirono allo Stato il medesimo premio sul valore di Mps: il 5% in più, sufficiente a scongiurare eventuali polemiche su (s)vendite statali”.

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