Dopo l’atteso taglio dei tassi d’interesse da 25 punti base di ieri (decisione presa quasi all’unanimità, con il voto contrario di un solo membro), le stime della Bce su crescita ed inflazione per il 2026 sono state lievemente riviste al ribasso.
LE PAROLE DI LAGARDE
Sono state, però, le parole della presidente Lagarde a guidare la reazione dei mercati, al punto da far percepire il taglio di oggi come un “hawkish cut”, con tassi di mercato in rialzo. Tale reazione va ricondotta anzitutto al riferimento alla fine del ciclo di tagli, dopo le manovre restrittive che hanno seguito il forte aumento dell’inflazione degli scorsi anni e, secondariamente, alla possibile revisione al rialzo delle stime di crescita per l’anno in corso, in particolare rispetto al primo trimestre, che potrebbe aver risentito positivamente dell’anticipo degli acquisti in previsione dei dazi Usa.
LE REAZIONI DEI MERCATI
Di conseguenza, abbiamo assistito ad un marcato rialzo dei tassi e all’apprezzamento dell’euro. Gli operatori sono stati verosimilmente colti in contropiede, in quanto erano predisposti a testare un’apertura a due ulteriori tagli entro dicembre. Dopo il riferimento ai rialzi effettuati fino al 4% del tasso sui depositi per arginare le forti spinte inflattive, Lagarde ha precisato che il ciclo dei tagli è di fatto concluso, anche se sul futuro pesano altri fattori di incertezza.
COSA SUCCEDERÀ DOPO I TAGLI
In sintesi, al momento gli analisti prezzano un ulteriore taglio da 25 pb con probabilità dell’80/90% non prima di settembre. L’ipotesi di una revisione al rialzo delle stime di crescita è stata riferita al primo trimestre, mentre nella seconda parte dell’anno potrebbero emergere segnali di rallentamento, a causa dell’incertezza legata ai dazi, a fronte di spinte inflattive contenute anche da un euro mediamente forte. Di fatto, il quadro diventerà più chiaro dopo la riunione del 24 luglio, che, salvo imprevisti, si prospetta interlocutoria. Pertanto, l’ipotesi di tassi sui depositi all’1,50% potrebbe ritornare verosimile, soprattutto nel caso in cui l’euro si mantenga su quota 1,17/1,20 nei prossimi mesi.