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I conti pubblici americani sono sostenibili?

Perché le preoccupazioni relative alla sostenibilità fiscale degli Stati Uniti sono sempre più rilevanti. L'analisi di Claudio Wewel, FX Strategist di J. Safra Sarasin.

L’economia degli Stati Uniti continua a resistere relativamente bene alle sfide poste dall’elevata incertezza politica. Gli indici dei responsabili degli acquisti hanno registrato un aumento sia nel settore manifatturiero che in quello dei servizi, e il mercato del lavoro rimane resiliente. I prezzi al consumo sono aumentati in misura leggermente inferiore alle attese, in un contesto di spesa più contenuta. Le vendite al dettaglio di aprile sono aumentate solo dello 0,1%, rispetto all’1,4% di marzo, ma la fiducia dei consumatori è stata inaspettatamente forte a maggio. Finora si sa poco sulla portata del ripristino dei dazi dopo la sospensione di 90 giorni dei dazi “reciproci” in scadenza il 9 luglio. In questo contesto difficile, non prevediamo che la Fed riduca il tasso di riferimento prima della riunione di settembre. L’economia europea è in fase di ripresa, ma il ritmo rimane molto graduale.

Gli indici dei responsabili degli acquisti sono aumentati a maggio, sebbene partendo da livelli bassi. Il clima economico tedesco, misurato dall’indice ifo, è leggermente migliorato, nonostante l’annuncio dei dazi statunitensi. Tuttavia, continuiamo a prevedere che l’economia tedesca, orientata alla produzione manifatturiera, sarà colpita più duramente rispetto a quella francese o italiana. La BCE è pronta a procedere a un ulteriore taglio dei tassi nella riunione di giugno, poiché l’attività rimane relativamente debole. In Svizzera, il franco forte continua a rappresentare una sfida per gli esportatori elvetici, poiché la valuta non ha ceduto i guadagni registrati in aprile. Nonostante le speculazioni su un taglio di 50 punti base, non prevediamo che la BNS abbasserà il tasso di riferimento in territorio negativo nella riunione di giugno, data l’elevata incertezza politica e macroeconomica. Nel Regno Unito, i dati sull’inflazione di aprile hanno registrato il livello più alto in oltre un anno, mettendo in dubbio il ritmo dei tagli trimestrali dei tassi da parte della BoE, che nel breve termine dovrebbero sostenere la sterlina. D’altro canto, gli elevati rendimenti dei titoli di Stato britannici a lungo termine aumentano le probabilità di ulteriori tagli alla spesa pubblica.

Le politiche tariffarie statunitensi hanno aggiunto ulteriore incertezza alle prospettive di crescita del Giappone, rendendo più difficile per la Banca del Giappone (BoJ) proseguire il suo percorso di inasprimento monetario quest’anno. Inoltre, il Giappone ha assunto una posizione rigida nei negoziati commerciali con gli Stati Uniti, chiedendo la completa abolizione di tutti i nuovi dazi. Con le elezioni giapponesi alle porte, ciò significa che è improbabile che si raggiunga un accordo commerciale prima della fine di luglio. La tregua commerciale tra Stati Uniti e Cina, che prevede una sospensione di 90 giorni dei dazi superiori al 10% e dei dazi del 20% relativi al traffico di fentanil, offre un certo sollievo alle prospettive di crescita della Cina. Tuttavia, i dati recenti mostrano un rallentamento dell’attività economica e un mercato del lavoro ancora stagnante. Di conseguenza, è diventato più incerto se l’obiettivo di crescita del 5% fissato dalla Cina per il 2025 potrà essere raggiunto.

Obbligazioni – La sostenibilità fiscale degli Stati Uniti torna al centro dell’attenzione

I mercati obbligazionari globali hanno registrato forti turbolenze a maggio, nonostante l’accordo commerciale tra Stati Uniti e Regno Unito e la tregua commerciale tra Stati Uniti e Cina all’inizio del mese, poiché i mercati hanno iniziato a concentrarsi sulla sostenibilità fiscale delle recenti politiche statunitensi. Il “One Big Beautiful Bill Act” del presidente Trump dovrebbe aggiungere circa 3,3 trilioni di dollari al debito nazionale nel prossimo decennio, mantenendo il deficit di bilancio tra il 6% e il 7% del PIL (in base a ipotesi piuttosto ottimistiche). Sulla scia del deterioramento delle prospettive di bilancio del governo statunitense, Moody’s ha seguito le altre due principali agenzie di rating e ha declassato l’ultimo rating AAA rimasto agli Stati Uniti. I rendimenti dei titoli di Stato statunitensi a lungo termine sono aumentati significativamente a maggio, con il rendimento dei titoli del Tesoro USA a 30 anni che ha superato il 5% e quello a 10 anni che è salito dal 4,2% al 4,6%.

In particolare, il dollaro rimane sganciato dal rendimento dei titoli del Tesoro USA a 10 anni, il che implica che il trend di vendita dei titoli statunitensi continua. L’aumento dei rendimenti dei titoli di Stato giapponesi (JGB) è stato particolarmente pronunciato sul segmento ultra lungo della curva, riflettendo la riduzione degli acquisti di titoli da parte della BoJ. Anche i rendimenti obbligazionari europei sono aumentati, ma in misura molto minore. Gli spread creditizi statunitensi si sono ritirati dai livelli di aprile e sono scesi nuovamente al di sotto delle medie di lungo periodo. Pertanto, manteniamo una valutazione neutrale sul credito come sottoclasse di attività nel reddito fisso.

Azioni – Rialzo limitato da qui in avanti

A maggio, le valutazioni azionarie hanno registrato un’ulteriore ripresa dai minimi di aprile. Le azioni statunitensi hanno guidato la ripresa, grazie al forte rimbalzo del settore tecnologico, ma anche le azioni europee e dei mercati emergenti hanno registrato buoni risultati, con il rapporto prezzo/utili dell’area euro che ha raggiunto un nuovo massimo degli ultimi tre anni. Riteniamo che la recente ripresa del mercato azionario sia quasi completa e vediamo rischi a breve termine orientati al ribasso.

Con l’avanzare dell’iter parlamentare della riforma fiscale di Trump, i timori per la sostenibilità delle finanze pubbliche statunitensi restano un rischio importante che potrebbe destabilizzare i mercati. Prevediamo inoltre che la politica fiscale statunitense eserciterà una leggera pressione al ribasso sulla crescita quest’anno, che dovrebbe riflettersi in condizioni di credito leggermente più restrittive. Un aumento dell’aliquota media attuale dei dazi doganali colpirebbe ulteriormente gli utili, a meno che un rafforzamento del dollaro non ne compensasse l’impatto.

Siamo quindi inclini ad adottare un atteggiamento cauto nei confronti delle azioni nel breve termine. Un aumento dei premi di rischio dei titoli di Stato statunitensi comporterebbe probabilmente concessioni politiche volte a ridurre il deficit di bilancio degli Stati Uniti, il che potrebbe rapidamente calmare i mercati e offrire un punto di ingresso migliore. Nel frattempo, preferiamo un’esposizione difensiva rispetto a quella ciclica e il valore rispetto alla crescita.

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