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Che cosa succede tra Confindustria e governo sull’energia?

Il 27 maggio ci sarà l'assemblea annuale di Confindustria, dove si discuterà innanzitutto di dazi e di prezzi dell'energia. A questo proposito, pare che Meloni annuncerà una misura gradita a tutte le parti in causa (consumatori, produttori e governo). Ecco anticipazioni, fatti e commenti.

Il 27 maggio si terrà a Bologna l’assemblea annuale di Confindustria. Secondo il Corriere della Sera, la riunione servirà anche a rinsaldare i rapporti tra l’organizzazione degli industriali, presieduta da Emanuele Orsini, e il governo guidato da Giorgia Meloni: nonostante gli imprenditori rappresentino una base elettorale di Fratelli d’Italia, “storicamente” – ha scritto il quotidiano – hanno avuto “pochi canali di comunicazione” con il partito.

I GRANDI TEMI DELL’ASSEMBLEA DI CONFINDUSTRIA

All’assemblea di Confindustria si discuterà innanzitutto di due cose: dei dazi imposti (e minacciati) dagli Stati Uniti sulle importazioni dall’Unione europea, che minacciano gli esportatori italiani; e degli alti prezzi dell’energia nel nostro paese, che penalizzano i settori energivori e che hanno contribuito a creare tensioni all’interno di Confindustria tra le aziende produttrici di energia e quelle consumatrici. Nei giorni scorsi Repubblica aveva riportato una dichiarazione che lasciava intendere la volontà di Enel – cioè della più grande società elettrica italiana – di uscire dalla confederazione; Enel ha però smentito questa ricostruzione.

IL “COLPO DI TEATRO” SULL’ENERGIA

Stando all’anticipazione del Corriere, all’assemblea di Confindustria si assisterà a un “vero colpo di teatro” sul tema dei prezzi dell’energia, che dovrebbe ricomporre la frattura tra il governo e l’associazione, che aveva criticato duramente – definendolo “una pazzia” – il decreto Bollette per l’assenza di misure a tutela delle imprese.

Pare quindi che a Bologna Meloni annuncerà “una nuova misura che dovrebbe mediare tra gli interessi contrapposti, contribuire alla diminuzione del costo dell’energia e mettere tutti d’accordo”: non è chiaro, tuttavia, di cosa si tratti. Confindustria aveva proposto un intervento sulle modalità di formazione del prezzo dell’energia elettrica (qui l’approfondimento di Startmag) in modo da “valorizzare maggiormente” la produzione da fonti rinnovabili, più economica perché non dipendente dalle forniture di combustibile. In sostanza, Confindustria vorrebbe che il governo incentivasse i power purchase agreement, cioè gli accordi di fornitura energetica di lungo periodo – e a prezzi più convenienti di quelli di mercato – tra produttori e consumatori.

“A questa mediazione hanno lavorato in concordia sherpa confindustriali, del governo e della stessa Enel”, ha scritto il Corriere.

CONFINDUSTRIA LODA LA SPAGNA DEL SOCIALISTA SANCHEZ?

Relativamente alle tensioni tra Confindustria e il governo, la scorsa settimana una lettera al direttore di Startmag aveva segnalato un recente rapporto del centro studi dell’associazione dove si analizzavano le somiglianze e le differenze economiche tra l’Italia e la Spagna. In sostanza, il rapporto segnalava come il minore rendimento dei titoli di stato spagnoli e i prezzi più bassi dell’energia favorissero la Spagna negli investimenti, rispetto all’Italia.

Si è trattata di una comparazione asettica tra due sistemi simili oppure Confindustria voleva lanciare un messaggio di vicinanza alle imprese manifatturiere italiane nella loro opposizione alle società produttrici di energia? O, ancora, il rapporto di Confindustria celava una critica all’operato del governo Meloni, di centro-destra, mettendolo a confronto con quello del socialista Pedro Sanchez?

CHI PRENDE A SASSATE CONFINDUSTRIA

Nei giorni scorsi sul sito Sassate di Guido Paglia, notoriamente vicino a esponenti di Fratelli d’Italia, è apparso un commento di critica alla gestione di Orsini in Confindustria. “L’ultima performance” del presidente, si legge, “riguarda il tema del costo dell’energia. Grazie alla quale scarica ogni responsabilità sulle aziende produttrici di elettricità”, a cominciare da Enel.

Stando a Sassate, Orsini si sarebbe convinto di godere del pieno appoggio del governo e avrebbe sposato pienamente le posizioni di Antonio Gozzi, presidente di Federacciai e special advisor di Confindustria sulla competitività.

[C]he cosa fa il buon Gozzi? Accusa quelli che lui chiama rinnovabilisti — che non sono solo i piccoli pionieri del fotovoltaico, ma anche colossi come Enel, Edison, A2A, Hera — di essere contrari al famoso “disaccoppiamento” del prezzo dell’elettricità da fonte fossile rispetto a quella da fonte rinnovabile.

E ancora:

Energia che nella testa di Gozzi dovevano rimanere appannaggio delle acciaierie ma che invece verrà ora distribuita anche ai “rinnovabilisti”. I produttori di energia, si sono infatti organizzati in pool, portando con sé le PMI e sottraendo così — orrore! — energia a basso costo alle acciaierie […]. In pratica: chi agisce per ridurre i costi dell’energia viene dipinto come un sabotatore dell’economia nazionale, mentre chi vorrebbe l’energia di Stato solo per sé, in nome della “produzione strategica”, si autodefinisce patriota.

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