Davvero una splendida giornata, quella di ieri, per il presidente del Consiglio. Giorgia Meloni ha contattato Papa Leone XIV, ottenendo la disponibilità della Santa Sede a ospitare negoziati di pace. Tutti d’accordo: Zelensky, Donald Trump e i leader europei. Certo, l’assenso a trasferire il tavolo oltre Tevere è un segno di debolezza: i recenti raid russi alimentano scetticismo, l’esito della telefonata Trump-Putin è deludente, Kiev e Bruxelles restano diffidenti e si teme un disimpegno degli Stati Uniti, nonostante le rassicurazioni di Marco Rubio. Ma così l’Italia ritorna al centro dei negoziati e non soltanto di una foto di famiglia.
La giornata peraltro era cominciata già alla grande con la lettura del Times, che ha titolato: “Truly, madly and deeply Meloni”. Follemente, veramente, profondamente amata. Nel senso che, dice il quotidiano britannico, tutti la vogliono. “La maggior parte dei leader mondiali sembra fare a gara per avvicinarsi alla premier italiana”, scrive Tom Kington. Un peana che convalida una stima a livello internazionale che è ormai anche il fulcro del sentiment politico nazionale.
Altri segni a confermare questo trend internazionale favorevole? La Commissione Ue ha introdotto il concetto di “Paese terzo sicuro”, definibile dai singoli Stati, per velocizzare le procedure d’asilo e ridurre i flussi. Si consente il rimpatrio anche quando il migrante è solo transitato da uno Stato considerato tale, senza l’obbligo di un legame diretto, e i ricorsi non avranno più effetto sospensivo automatico. La proposta, quasi una fotocopia della linea italiana, ha mandato su tutte le furie il Pd, che lamenta o paventa violazioni del diritto d’asilo. “L’Ue apre ad accordi sul modello Ruanda” tuonano i commenti e i titoli scandalizzati. A proposito: il Senato ha approvato in via definitiva il decreto Albania, che magari non sarà andato bene come si augurava ma adesso è legge.
A proposito di ripensamenti europei, dei quali quello sulle politiche green è il più clamoroso, c’è da segnalare un’altra notizia curiosa. La Commissione Ue, nel contesto del nuovo bilancio Ue 2028-2034, sta valutando una tassa di due euro sui pacchi di valore sotto i 150 euro provenienti da Paesi terzi. La motivazione ufficiale è finanziare i costi doganali, la scusa è scoraggiare l’importazione di prodotti pericolosi e ridurre l’impatto ambientale, ma il reale obiettivo è far fronte alla crescente pressione dalla Cina. Nel 2024 sono stati importati 4,6 miliardi di articoli di questo tipo, di cui il 91% cinesi. Legittimo, ma viene da ironizzare sugli strali lanciati contro i dazi trumpiani dal Vecchio Continente, che ora pare imitarli.
Come ciliegina sulla torta, poi, è arrivata la notizia che l’Italia raggiunge la Francia e dimezza il gap con la Germania per Pil pro capite. Rispetto a Parigi è stato colmato un divario di dieci punti in cinque anni. Anche se i valori del 2000-2010 restano lontani e il prodotto per addetto è ancora in affanno, significa che la ripresa italiana post pandemia si è consolidata. Davvero una splendida giornata insomma, anzi: una splendida giorgiata. Nel senso che il premier ha confermato la sua straordinaria capacità di riscattarsi nei momenti di difficoltà, lo scatto di reni come sua specialità.
L’Italia si può permettere, finché ha una leadership così forte e fortunata, anche qualche scarto di lato. Ieri, per esempio, si è astenuta sul nuovo piano pandemico OMS 2025-2029, insieme ad altri 10 Paesi, diciamo non tutti presentabilissimi, tra i quali Russia e Iran. L’Accordo, approvato con 124 voti su 135, prevede la cooperazione globale pur senza imporre automaticamente vaccinazioni o lockdown. Il ministro Schillaci ha parlato di possibili ingerenze sovranazionali, invocando la difesa della sovranità. L’opposizione ovviamente parla di scelta antiscientifica e di posizioni no vax, un po’ come fa su altri temi sventolando fantasmi neofascisti.