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Come non farsi travolgere dalle isterie di Borsa su Trump e non solo

Che cosa hanno scritto il Wall Street Journal e il Financial Times su trumpismo e mercati finanziari (e perché sarebbe meglio non farsi prendere dal panico). Il punto di Liturri

A poche ore di distanza, due articoli su Wall Street Journal e Financial Times sono segnaletici ed esemplificativi di come (non) muoversi sui mercati finanziari.

Paradossale è il fatto che appaiano sulle pagine degli stessi giornali che – dal famoso pomeriggio del 2 aprile in cui Donald Trump annunciò le sue decisioni in materia di dazi nel giardino delle rose della Casa Bianca – non hanno fatto altro che spargere terrore a piene mani, gridando al mostro che avrebbe fatto crollare i mercati finanziari.

Risultato: chi ha abboccato, ora si sta leccando le ferite (se non peggio). Chi ha alzato lo sguardo, restando fermo, ora sta contando i guadagni.

Il WSJ racconta come gli investitori che hanno mantenuto la calma durante la volatilità del mercato causata dalla guerra commerciale del 2025 abbiano ottenuto significativi guadagni. Le tensioni sono iniziate il 2 aprile, quando il presidente Trump ha annunciato dazi su beni importati, portando a un crollo del mercato, con il Nasdaq in territorio di bear market e l’S&P 500 verso il peggior mese dal 1932. Tuttavia, l’accordo USA-Cina per sospendere la maggior parte dei dazi ha innescato un recupero: l’S&P 500 è tornato in positivo per l’anno, chiudendo il 13 maggio a +0,7%, il livello più alto dal 28 febbraio. Gli investitori che hanno adottato una strategia di “buy and hold”, evitando di reagire alle fluttuazioni, hanno recuperato le perdite senza cedere al panico.

Andrew Skillman, un residente di Santa Fe di 60 anni, ha mantenuto il suo portafoglio bilanciato tra azioni e obbligazioni, evitando di vendere o acquistare durante la crisi, seguendo la filosofia di John Bogle di Vanguard, che promuove fondi a basso costo. Ha controllato i suoi conti solo due volte dopo l’annuncio dei dazi, scoprendo che il suo portafoglio aveva quasi recuperato le perdite. Aaron Heisler, 51 anni, di San Diego, dopo errori passati (come vendere small-cap nel 2020), ha resistito alla tentazione di modificare il portafoglio, mantenendo la sua allocazione. Luke Padgett, 25 anni, di Plano, con l’80% del suo portafoglio nel Vanguard Total World Stock Index Fund ETF, ha evitato di controllare ogni minuto il mercato dopo una perdita di $1000 in opzioni da studente, vedendo il fondo salire del 4,6% da aprile.

Gli investitori più anziani hanno adottato approcci diversi: Charlie Kinsella, 69 anni, ha spostato il 90% del suo portafoglio in contanti e fondi del mercato monetario per stabilità, mentre Rico Rosales, 66 anni, ha aggiunto azioni USA e cinesi ai conti dei nipoti, fiducioso nella tendenza al rialzo del mercato. Gli esperti, come CJ Stermetz di EquityFTW, consigliano ai pensionati di rivalutare il loro profilo di rischio in presenza di un mercato comunque molto volatile.

Sul Financial Times si analizza il rally del mercato azionario statunitense seguito all’accordo USA-Cina per ridurre i dazi per 90 giorni, che ha colto di sorpresa molti grandi investitori. L’S&P 500 ha guadagnato il 4% in una settimana, azzerando le perdite annuali, mentre il Nasdaq è salito di quasi il 30% dal minimo post-annuncio dei dazi del 2 aprile. Questo ha penalizzato i gestori di fondi che si erano posizionati puntando su un rallentamento dell’economia, con scommesse ribassiste sul dollaro e le azioni USA. Un sondaggio di Bank of America ha mostrato il pessimismo più alto sulle azioni USA in due anni e sul dollaro dal 2006, con i gestori fortemente rialzisti sull’euro.

Robert Tipp di PGIM Fixed Income ha notato che il mercato è stato colto “offside”, costringendo una rivalutazione delle posizioni. I dati CFTC hanno indicato la maggiore posizione lunga sui futures dei Treasury a 10 anni, suggerendo aspettative di recessione, con il rendimento salito al 4,5% da un minimo di aprile del 4%. La volatilità è diminuita, con il VIX tornato ai livelli pre-crisi. I dati di Deutsche Bank suggeriscono che gli investitori retail hanno beneficiato dell’acquisto durante il calo, a differenza dei professionisti più cauti. Tuttavia, alcuni gestori, come Andrew Pease di Russell Investments, avvertono che l’ottimismo potrebbe essere eccessivo, con possibili effetti stagflazionistici dei dazi residui. Analisti come Athanasios Vamvakidis di Bank of America prevedono un indebolimento del dollaro se i dati economici USA peggiorano.

In conclusione, entrambi gli articoli evidenziano il successo degli investitori che hanno mantenuto una strategia a lungo termine durante la crisi di questi primi mesi del 2025, beneficiando del recupero del mercato dopo l’accordo commerciale USA-Cina. Tuttavia, il rally ha sorpreso i gestori istituzionali, evidenziando i rischi di scommesse ribassiste in contesti volatili. La lezione è chiara: la pazienza e la diversificazione possono superare le turbolenze di breve termine, ma la cautela rimane necessaria per i rischi futuri. Non abboccare a chi urla “al lupo” è spesso una buona strategia.

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