Orfano di amministratore delegato, dopo l’uscita di scena di Marco Gobbetti a inizio marzo, Salvatore Ferragamo non inizia nel migliore dei modi il 2025. Il primo trimestre dell’anno si è infatti concluso con vendite e ricavi in calo, soprattutto a causa della debole domanda nella regione Asia-Pacifico, ma anche a causa delle tensioni commerciali con gli Stati Uniti che rendono più prudenti i consumatori d’oltreoceano.
VENDITE E RICAVI IN CALO
Secondo gli ultimi dati, Ferragamo ha registrato un calo delle vendite ad aprile, dopo aver riportato una flessione dell’1% dei ricavi nel primo trimestre, che si sono attestati a 221 milioni di euro – cifra sostanzialmente in linea con le stime degli analisti.
“Nel dettaglio – scrive Radiocor – le vendite nette consolidate del canale diretto al consumo sono state di 164 milioni di euro (-4,5% a tassi di cambio costanti e -3,6% a tassi di cambio correnti), con le performance positive a cambi costanti in Europa, Giappone e America Latina che hanno in parte controbilanciato i risultati negativi in Asia Pacifico. Le vendite nette consolidate del canale Wholesale sono state pari a 54 milioni di euro (+10,3% a tassi di cambio costanti e +7,9% a tassi di cambio correnti), con risultati positivi in tutte le aree geografiche”.
“A Piazza Affari il titolo ha terminato l’ultima seduta in ribasso dell’1,47% a 6,05 euro – scrive Milano Finanza -, tuttavia nell’ultimo mese le quotazioni hanno messo a segno un rimbalzo di oltre 16,5 punti percentuali”.
ASIA E NORDAMERICA NON SONO PIÙ QUELLE DI UNA VOLTA
A pesare sui risultati è stata soprattutto la debole domanda nella regione Asia-Pacifico, dove le vendite nette sono crollate di quasi il 14% ma anche la minaccia di dazi ha influenzato negativamente i clienti statunitensi.
Il difficile contesto macroeconomico, ha spiegato Ferragamo, “ha danneggiato la fiducia dei consumatori, portando meno acquirenti nei negozi, soprattutto verso la fine di marzo, in prossimità dell’annuncio del 2 aprile da parte del presidente Trump riguardo nuovi dazi. Il minor traffico nei punti vendita è stato solo parzialmente compensato da una maggiore percentuale di visite concluse con un acquisto e da un aumento del valore medio degli scontrini”.
“Nello specifico l’area Emea ha riportato ricavi in salita del 9,1%, trainati dal canale diretto al consumo – riferisce MF -. Bene anche il Nord America, che ha registrato un aumento delle vendite pari al 3,7%. Più deboli i risultati del Centro e Sud America (-0,8%) e l’Asia-Pacifico in contrazione a doppia cifra (-13%). Risolleva i dati il Giappone, in miglioramento del 4%”.
LO SPETTRO DEI DAZI
A livello geografico, secondo Ernesto Greco, membro del consiglio esecutivo del gruppo fiorentino, le tensioni commerciali e il conseguente caos sui mercati finanziari hanno avuto il maggiore impatto sugli Stati Uniti, ma anche l’Europa ha sofferto perché la situazione ha reso i turisti americani più riluttanti agli acquisti.
Greco ha inoltre avvertito che, se i dazi Usa saranno mantenuti, ci sarà un impatto sui prezzi, poiché il gruppo trasferirà parte dell’aumento dei costi sui consumatori: “Vogliamo assorbire almeno in parte i dazi… siamo pronti a implementare un aumento dei prezzi a una cifra percentuale media, e probabilmente effettueremo un aggiustamento dei prezzi anche negli altri mercati per equilibrare le differenze di prezzo”.
IL COMMENTO DEGLI ANALISTI
Il calo delle vendite in Asia-Pacifico ha particolarmente pesato sul giudizio degli analisti. Quelli di Barclays, che stando al Sole24Ore hanno consigliato di vendere le azioni, hanno detto che rimangono “scettici sulla capacità del brand di rimettersi in carreggiata”, soprattutto considerando che l’azienda prevede complicato anche il secondo trimestre.
Pure Equita è prudente su Ferragamo, mantenendo il giudizio di ‘Hold’: “Abbiamo limato le previsioni di fatturato 2025 dell’1%, mettendo in conto un calo dell’1%”. Tuttavia, Equita continua a scommettere su un recupero delle vendite nella seconda parte dell’anno, anche se dipenderà “fortemente dal contesto di settore, dall’execution della strategia di rilancio in atto, dal successo dei nuovi prodotti”.
LA CRISI DEL LUSSO
Le previsioni di Ferragamo sui mesi a venire sono confermate per il settore del lusso in generale anche dalla società di consulenza Bain & Co, la quale stima che quest’anno le vendite di beni di lusso a livello globale probabilmente caleranno tra il 2% e il 5%. Le previsioni indicano un drastico calo rispetto alla precedente stima di una crescita tra lo 0% e il 4%.
La società ha anche affermato che il mercato del lusso sta vivendo una “turbolenza più complessa su molteplici fronti”. Sebbene infatti la grande maggioranza (75%) degli acquirenti del settore intervistati dalla società di consulenza abbia dichiarato che i dazi non influenzeranno probabilmente i loro acquisti futuri, circa la metà di coloro che ha già ridotto gli acquisti nell’ultimo anno ha indicato come causa gli aumenti di prezzo nel settore.