È un governo che parte in salita. E se qualcuno avesse avuto dei dubbi, il travagliato processo di elezione di Merz è lì a testimoniarlo: il fallimento del cancelliere nella prima votazione è un novum nella storia politica della Bundesrepublik che ne certifica lo stato di crisi, anche istituzionale.
Lo testimoniano anche i numeri ridotti della maggioranza che ha dato il via libera alla piccola grande coalizione, numeri ulteriormente assottigliati dalle inevitabili ritorsioni per le nomine ministeriali, ma soprattutto quelli dei sondaggi. Il battesimo di Friedrich Merz avviene all’ombra del sorpasso per ora virtuale dell’estrema destra nazionalista di AfD, mentre la coalizione che regge il governo, qualora si andasse a votare la prossima domenica, non avrebbe più la maggioranza. Sul piano dei sondaggi, solo l’ultimo Politbarometer della Zdf, pubblicato alla fine della scorsa settimana, indica ancora l’Unione in vantaggio di tre punti rispetto ad AfD, che al contrario subirebbe una contrazione di un punto percentuale rispetto alla rilevazione precedente.
LE PROSPETTIVE DEL GOVERNO MERZ
Dalla prima Grosse Koalition formata da Angela Merkel nel 2005 a questa di Friedrich Merz, i due pilastri della Repubblica Federale tedesca (Cdu/Csu e Spd) sono passati da un totale del 75 per cento dei voti al 38 di oggi, secondo i sondaggisti dell’istituto Forsa. Sono scomparsi quasi quaranta punti percentuali in venti anni. Un terremoto.
Il governo Merz affronta da subito un vento contrario e non godrà di alcuna luna di miele. Dovrà piuttosto riguadagnare la fiducia e il consenso perduti attraverso una efficace e concreta azione politica quotidiana. Giorno dopo giorno, passo dopo passo.
COSA DICONO GLI ANALISTI
Gli istituti di ricerca che hanno passato al setaccio l’accordo di coalizione su cui si basa il programma di governo sono scettici. L’ultima bocciatura preventiva è arrivata da uno studio della fondazione Bertelsmann, nel quale si esprimono forti dubbi sulla capacità della coalizione nero-rossa di superare le difficoltà lasciate in eredità dal precedente governo “semaforo”. L’analisi critica il programma, giudicandolo meno ambizioso di quello dell’esecutivo Scholz e caratterizzato da ambiguità che già hanno generato dispute interpretative prima dell’insediamento e si sono riflesse nel disastro del passo falso nel primo voto per Merz in parlamento.
L’ACCORDO DI COALIZIONE
Lo studio mette in discussione la capacità della nuova coalizione di aver fatto tesoro delle criticità del governo precedente, al quale si concede comunque di aver superato quelli precedenti in termini di progetti concreti realizzati. Il governo Merz, sostiene la Fondazione Bertelsmann, rischia di non ottenere neppure quel risultato: le misure previste nell’accordo di coalizione sono vaghe e il progetto generale sembra più simile al “contratto incompleto” della coalizione di governo cristiano-liberale che Angela Merkel guidò dal 2009 al 2013. “E questo non è di buon auspicio per le prestazioni del nuovo governo”, è la conclusione del rapporto.
LE ATTESE SPERANZOSE DEL MONDO IMPRENDITORIALE
Il mondo imprenditoriale è apparso meno critico. Nelle dichiarazioni delle principali organizzazioni di categoria all’indomani della presentazione dell’accordo, è emerso un cauto ottimismo. Molte speranze sono appuntate sulla nuova ministra dell’Economia Katerina Reiche, da cui ci si attende una svolta pragmatica nella politica di transizione energetica. La sua competenza nel settore e la sua formazione manageriale ed esperienza alla guida della Westenergie AG, società nata dall’integrazione delle attività di distribuzione di Innogy, acquisita da Eon, appaiono agli imprenditori garanzia di un cambio di marcia rispetto al verde Robert Habeck.
COSA PENSA L’OPINIONE PUBBLICA
Ma alla fine sono gli elettori che contano (e pesano), più che gli imprenditori. E l’opinione pubblica sembra sempre più impermeabile alle promesse di riscatto che arrivano dai partiti storici. Passando dagli analisti della Bertelsmann all’opinione pubblica, i giudizi (preventivi) non cambiano. Un recente sondaggio condotto dall’istituto demoscopico YouGov conferma che i cittadini tedeschi non mostrano particolare ottimismo riguardo alla capacità della nuova coalizione di operare con maggior successo rispetto al precedente governo. Su un campione di 2275 elettori intervistati tra il 25 e il 28 aprile, il 43% ritiene che l’esecutivo nero-rosso svolgerà un lavoro né migliore né peggiore della coalizione tra Spd, Verdi e Fdp, mentre solo il 29% esprime fiducia in una gestione più efficace. Una minoranza del 14% prevede addirittura un deterioramento dell’operato governativo. Sul tema dei conflitti interni alla coalizione, che caratterizzarono l’esperienza della cosiddetta coalizione semaforo, il 43% degli intervistati si attende un livello analogo di tensioni, contro il 31% che prevede minori dissidi e un 10% che teme addirittura un’accentuazione delle polemiche (il restante 16% non esprime opinioni).
IL PESSIMISMO PREVALENTE
Il pessimismo risulta particolarmente marcato nell’analisi del clima sociale futuro: il 54% del campione non intravede miglioramenti nello stato d’animo del paese, contro un 26% più favorevole. Per quanto riguarda l’immagine internazionale della Germania, il 39% prevede ripercussioni negative e il 33% effetti positivi, mentre in ambito economico le previsioni negative (42%) superano lievemente quelle ottimistiche (37%).
LE SFIDE DEL GOVERNO MERZ
Il primo compito del nuovo governo sarà dunque quello di iniziare a dissipare la malinconia che pervade la società tedesca. Trasformazioni radicali e riforme avranno bisogno di tempo per mostrare la loro efficacia. Servirà piuttosto una terapia shock immediata, una tabella di marcia dei primi cento giorni densa di misure concrete in grado di convincere gli elettori che si è impostata una marcia diversa. Merz ne ha già indicate alcune, dal blocco degli ingressi illegali (per cui già si sono riaccese frizioni con Varsavia) allo snellimento dell’apparato governativo, nel nome della lotta alla burocrazia. Ma per renderle credibili ci sarebbe voluta una maggioranza organica e non l’ennesimo grande compromesso tra forze un tempo alternative. La pressione che la crescita delle estreme (a sinistra la Linke e soprattutto a destra AfD) sta suscitando sul centro politico è enorme. Quella di Merz nasce come una coalizione condannata al successo, per evitare che prendano corpo i fantasmi di Weimar. Ma l’inizio accidentato semina per ora più dubbi che certezze. Al cancelliere il compito di ribaltare umori e impressioni.