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Chi sono i top manager con la migliore reputazione online?

Cosa non capisco dai risultati della classifica 2024 dei manager con la migliore reputazione online. La lettera di Francis Walsingham.

Caro direttore,

torno un’altra volta sulla questione della reputazione dei manager perché c’è una cosa che proprio non riesco a togliermi dalla mente.

Su L’Economia del Corriere della Sera del 21 aprile scorso – è passata qualche settimana, lo so, ma è un ragionamento che “non scade”, come dici tu – leggevo i risultati della classifica 2024 dei manager aziendali con la migliore reputazione su Internet, realizzata da Top Manager Reputation. Per chi non ricordasse, Top Manager Reputation è un progetto di Reputation Manager, la società fondata e guidata da Andrea Barchiesi che effettua scrupolose analisi della reputazione online dei leader d’impresa attraverso complicate operazioni algoritmiche: o questo, almeno, è quello che ho capito.

Non voglio assolutamente mettere in dubbio la scientificità dei metodi di rilevazione della reputazione digitale, e anzi prendo atto dei risultati: Carlo Messina, amministratore delegato di Intesa Sanpaolo, è al primo posto della classifica 2024, seguito da Andrea Orcel di UniCredit e da Claudio Descalzi dell’Eni.

“La medaglia d’oro”, scrive Barchiesi sul Corriere, è andata a Messina perché “ha saputo garantire al gruppo solidità e leadership di mercato”. Intesa Sanpaolo è la prima banca italiana: in quanto tale, è vero che ha la “leadership”. E poi sforna tanti comunicati che circolano parecchio sui social e sui siti di tutti i giornali. Eppure nel 2024 ci sono stati due episodi non propriamente positivi per Intesa Sanpaolo, e che hanno pure avuto un’eco notevole sui giornali.

Mi riferisco al caso di Isybank, la banca online del gruppo guidato da Messina, che ha ricevuto più di uno stop da parte dell’autorità antitrust per il trasferimento di oltre 2 milioni di clienti di Intesa Sanpaolo senza che questi avessero espresso il loro consenso all’operazione. L’istruttoria si è chiusa a giugno 2024, con Intesa Sanpaolo che si è impegnata a fornire “informazioni chiare ed esaustive sulla natura e sulle condizioni del trasferimento” (che prevedeva un nuovo Iban e l’eliminazione di una filiale fisica di riferimento) a Isybank.

L’altro episodio che io non giudicherei come positivo per la reputazione di una banca, ma magari esagero, è stata la vicenda dei conti correnti – anche appartenenti a personalità politiche di primissimo piano – spiati da un dipendente pugliese di Intesa Sanpaolo: è successo a ottobre 2024.

Si potrà dire che queste vicende hanno avuto un peso relativo sulle performance di Intesa Sanpaolo e che la leadership di Messina ha garantito ottimi risultati al gruppo. Sarà stato senz’altro così; credo però che sarebbe stato quantomeno il caso di citarle, queste due notizie. Altrimenti, senza una spiegazione asettica e approfondita delle ragioni alla base di un certo posizionamento in classifica, le analisi scientifiche sulla reputazione online corrono il rischio di assomigliare a contenuti di marketing.

Anche dei motivi che hanno permesso ad Andrea Orcel di classificarsi al secondo posto non si dice granché, se non che “negli ultimi mesi dello scorso anno ha iniziato una audace strategia di espansione, con le offerte sulla tedesca Commerzbank e su Banco Bpm”. Ho due dubbi in merito.

Il primo dubbio è che le autorità tedesche continuano a frenare l’operazione di UniCredit su Commerzbank. In che modo questo è positivo per la reputazione di Orcel? Ogni tedesco incazzato diventa un punto a suo favore?

L’altro dubbio riguarda l’operazione di UniCredit su Banco Bpm, lanciata a novembre 2024 e che dunque è stata discussa solo negli ultimi cinquanta giorni dell’anno scorso, o giù di lì: un periodo di tempo così piccolo ha avuto un peso così grande sulla reputation di Orcel? Senza contare che diversi – ed eminenti – opinionisti di area liberale hanno espresso dubbi sull’ops su Banco Bpm. E poi ci sono le critiche giunte dalla Lega, cioè un partito della maggioranza di governo. L’algoritmo reputazionale ne ha tenuto conto?

Al terzo posto della classifica dei manager con la migliore reputazione online c’è Claudio Descalzi di Eni: un “profilo internazionale, più volte sceso in campo per risolvere prioritarie questioni energetiche dell’Italia”, scrive Barchiesi. Non discuto il posizionamento né i risultati di Descalzi: vorrei però sapere quante volte è sceso in campo, e quali questioni prioritarie ha risolto. Da un’analisi scientifica mi aspetterei più fatti e dati, e meno aggettivi: o sbaglio?

Mi piacerebbe anche, proprio per esaltare il valore scientifico delle analisi sulla reputazione online dei manager, che gli articoli che ne presentano i risultati venissero scritti dai giornalisti della redazione del Corriere (ancora numerosa, nonostante i tagli dell’editore Urbano Cairo) e non dallo stesso imprenditore che costruisce queste analisi.

Francis Walsingham

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