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Vi racconto le ultime tronchettate di Pirelli

Perché il consiglio di amministrazione di Pirelli ha deciso che Sinochem, il primo azionista, non controlla la società? La lettera di Francis Walsingham.

Caro direttore,

come dici spesso tu: è un mondo meraviglioso.

Mi riferisco al voto del consiglio di amministrazione di Pirelli, che ieri ha deciso che la compagnia statale cinese Sinochem – prima azionista, lo ricordo, con il 37 per cento – non ha più il controllo del gruppo degli pneumatici guidato dal vicepresidente operativo Marco Tronchetti Provera. Tronchetti Provera, attraverso la sua holding Camfin, non arriva al 27 per cento.

È davvero un mondo meraviglioso perché non riesco a capire esattamente cosa sia cambiato in Pirelli in poche ore: lo stesso consiglio che sosteneva che Sinochem fosse l’azionista di controllo, ieri ha decretato il contrario. Sui quotidiani non ho letto spiegazioni: anzi, non ho visto proprio alcun accenno al tema.

Per essere precisi, il presidente Jiao Jian e i consiglieri Chen Aihua, Chen Qian, Zhang Haitao e Fan Xiaohua hanno votato contro l’estromissione di Sinochem; Grace Tang si è astenuta; tutti gli altri nove, italiani, hanno votato a favore.

Non ho paura di confessarti che non capisco come sia possibile che un’azienda ignori chi sia il suo controllore: ma il diritto commerciale è una bestia strana (che solo i ricchi avvocati d’affari sanno domare a suon parcelle sostanziose) e io non possiedo gli strumenti adatti a fronteggiarla. Ricordo bene, però, che qualche mese fa Pirelli chiese alla Consob, cioè l’autorità che controlla il mercato finanziario italiano, di stabilire chi fosse l’azionista di controllo dopo che nel 2023 il governo era intervenuto in Pirelli con il golden power. Il golden power, in breve, aveva l’obiettivo di tutelare una tecnologia strategica – i famigerati sensori per pneumatici Cyber Tyre – e la governance della società.

Cito un recente articolo di Startmag:

L’intervento governativo con il golden power, infatti, aveva imposto ai cinesi di garantire che l’amministratore delegato di Pirelli sia indicato da Camfin e che quattro dei dodici amministratori della società siano designati sempre da Camfin: in sostanza, l’azionista di maggioranza dovrebbe “contare” meno dell’azionista di minoranza nella governance della società di pneumatici.

Consob rispose che doveva essere il consiglio di amministrazione di Pirelli a stabilire chi fosse l’azionista di controllo. Voi avevate riassunto la questione così:

Secondo il collegio sindacale e la dirigenza, questo controllo [da parte di Sinochem, ndr] non c’è; secondo i cinesi, invece, sì. Il mancato scioglimento di questo nodo potrebbe impedire l’approvazione del bilancio, considerato che i soci cinesi hanno sei consiglieri su quindici.

Il bilancio, infine, è stato approvato con nove voti favorevoli su quindici consiglieri. Come mai, però, due consiglieri indipendenti ma presenti nella lista di Sinochem, ovvero Marisa Pappalardo e Alberto Bradanini, hanno votato a favore dell’estromissione di Sinochem dal controllo di Pirelli? Perché Grace Tang si è astenuta?

Non conosco le loro ragioni. È chiarissimo invece quale sia l’intento di Tronchetti Provera: dopo aver portato Sinochem dentro Pirelli nel 2015 tra grandi lodi (i trombettieri filo Tronchetti non mancano nei giornali), e dopo averle fatto investire oltre 7 miliardi di euro, adesso si prodiga per marginalizzarla in modo da allinearsi alla nuova realtà geopolitica.

Negli Stati Uniti l’amministrazione di Donald Trump ha vietato le tecnologie cinesi per i veicoli connessi, un rischio per i sensori Cyber Tyre. Considerato che gli Stati Uniti sono un mercato rilevantissimo per i prodotti ad alto valore aggiunto, e considerato che il segmento high-value vale quasi l’80 per cento delle vendite di Pirelli, Tronchetti Provera ha bisogno di allinearsi alla Casa Bianca. Nelle parole e nei fatti: da una parte, ha già rilasciato delle dichiarazioni filo-trumpiane; dall’altra, ha spinto il consiglio di amministrazione di Pirelli a votare contro Sinochem.

Geniale, non c’è che dire.

Cordiali saluti,

Francis Walsingham

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