In risposta ai nuovi dazi imposti la settimana scorsa da Donald Trump, che alzano al 54 per cento le tariffe sulla maggior parte delle importazioni cinesi, la Cina non si è limitata ad annunciare contro-dazi del 34 per cento ma ha anche deciso di procedere con delle restrizioni al commercio di terre rare.
Le terre rare sono un gruppo di diciassette elementi utilizzati nella manifattura di smartphone, automobili elettriche, aerei da caccia e altro ancora. In sostanza, sono fondamentali per le industrie dell’elettronica, della difesa e dell’energia pulita, e la Cina ne domina l’intera filiera: dall’estrazione alla raffinazione, fino alla loro trasformazione in magneti.
COSA SAPPIAMO DEI CONTROLLI CINESI ALL’EXPORT DI TERRE RARE
Gli Stati Uniti e l’intero Occidente sono dipendenti dalle forniture cinesi: in America, per esempio, c’è una sola miniera di terre rare. Ma il vero anello “critico” della supply chain – quello, cioè, dove la presenza cinese è più forte e più difficile da sostituire – è la raffinazione. Ad esempio, la miniera di terre rare “pesanti” di Serra Verde, in Brasile – l’unica al mondo al di fuori della Cina e del Sud-est asiatico -, si affida alla Cina per la lavorazione dei minerali estratti.
I controlli alle esportazioni di terre rare decisi dalla Cina non si limitano ai materiali grezzi ma includono anche i prodotti finiti, come i magneti permanenti; non si applicano, poi, soltanto agli Stati Uniti, ma a tutti i paesi. Non è un divieto (o ban) assoluto, ma i flussi potrebbero venire ridotti parecchio se le autorità cinesi dovessero decidere di emettere poche licenze di esportazione.
Nella lista delle terre rare soggette a restrizioni compaiono sette elementi: samario, gadolinio, terbio, disprosio, lutezio, scandio e ittrio. Mel Sanderson, dirigente di American Rare Earths – l’azienda sta lavorando all’apertura di una miniera di terre rare in Wyoming -, ha detto a Reuters che la Cina ha compilato la lista “in modo strategico”, andando cioè a colpire i materiali “cruciali per l’economia statunitense”.
LE AZIENDE COINVOLTE
Tra le società americane che utilizzano terre rare cinesi ci sono nomi importanti come Lockheed Martin (difesa), Tesla (mobilità elettrica) e Apple (elettronica di consumo). Anche le aziende del settore aeronautico, come Boeing, Raytheon e Honeywell, potrebbero risentire delle restrizioni: nonostante il governo degli Stati Uniti abbia delle scorte di terre rare, queste non sono sufficienti a soddisfare le necessità dei contrattisti della difesa.
COSA RISCHIA LA CINA
Non è la prima volta che la Cina sfrutta il suo dominio su alcune filiere metallifere come arma di pressione in risposta alle azioni commerciali statunitensi: lo scorso dicembre, per esempio, aveva vietato le esportazioni in America di germanio (cavi in fibra ottica, tecnologia a infrarossi, celle solari), gallio (semiconduttori) e antimonio (sistemi d’arma).
La decisione di limitare le esportazioni di terre rare potrebbe essere allora uno strumento negoziale con l’amministrazione Trump. Probabilmente, però, questa nuova azione sui minerali critici andrà a rafforzare gli sforzi degli Stati Uniti e dell’Occidente per ridurre la dipendenza dalla Cina e sviluppare filiere alternative. Ma competere con Pechino non sarà facile, considerati i grandi investimenti necessari oltre che i costi ambientali associati all’estrazione e alla raffinazione delle terre rare.
LE AZIENDE AMERICANE CHE SFIDANO LA CINA SULLE TERRE RARE
Mp Materials, l’azienda che possiede l’unica miniera di terre rare negli Stati Uniti (quella di Mountain Pass, che però dipende parzialmente dalla Cina per i processi di lavorazione), ha pubblicato venerdì un breve comunicato. Riferendosi ai controlli cinesi sulle terre rare, dichiara che “questo sviluppo rafforza ciò che è chiaro da tempo: l’America deve assicurarsi una filiera end-to-end delle terre rare per proteggere la sua sicurezza industriale e nazionale. Mp Materials è fermamente impegnata in questa missione ed è ben posizionata per farlo”.
Mp Materials non è l’unica azienda statunitense impegnata nell’industria delle terre rare. NioCorp Developments, ad esempio, sta raccogliendo finanziamenti per un progetto minerario in Nebraska da 1,2 miliardi di dollari. Usa Rare Earth sta costruendo uno stabilimento di magneti in terre rare in Oklahoma. Phoenix Tailings, che si occupa di riciclare le terre rare dai rifiuti elettronici, ha un piano per accrescere la sua produzione a 4000 tonnellate all’anno entro il 2027, rispetto alle 40 tonnellate attuali.
Le tensioni conflittuali tra Washington e Pechino potrebbero tuttavia complicare, per le aziende americane, anche l’accesso ai macchinari made in China per la lavorazione delle terre rare.