E se Emmanuel Macron, a soli 47 anni già al suo secondo e non ripetibile mandato alla Presidenza della Repubblica, in scadenza a maggio del 2027, in un moto di galanteria politica e umana, ma anche astuzia, decidesse di usare l’articolo 17 della Costituzione francese per concedere la grazia alla sua avversaria di sempre Marine Le Pen, rimettendo la leader della destra in corsa per l’Eliseo? Dalla quale la magistratura l’ha appena esclusa condannandola a 4 anni per frode. Di cui l’imputata era stata accusata per avere praticamente fatto pagare dal Parlamento europeo dipendenti impegnati invece nel suo partito. Cosa peraltro che sospetto – augurandomi naturalmente per primo di sbagliare – che non sia accaduto e non accada solo a madame Le Pen.
Una tentazione del genere di quella che sto immaginando scrivendo di Macron fu proposta dietro le quinte, ma non troppo, all’allora presidente della Repubblica in Italia Giorgio Napolitano da Gianni Letta nei riguardi di Silvio Berlusconi, condannato per frode fiscale nel 2013, e poi fatto decadere dal Senato con votazione addirittura palese nell’aula di Palazzo Madama. Quella era una condanna definitiva, come potrebbe diventare anche a madame Le Pen se disponesse ai suoi avvocati di non ricorrere in appello, come è stato invece annunciato. Una rinuncia potrebbe all’appello potrebbe peraltro spianare la strada anche emotivamente a un intervento dell’Eliseo.
Napolitano, a un cui appello ad una specie di solidarietà nazionale Berlusconi aveva risposto facendo partecipare il suo partito al governo delle larghe intese di Enrico Letta, fallito il tentativo di Pier Luigi Bersani di formane uno di “minoranza e combattimento”, appeso agli umori dei grillini debordati nelle elezioni di quell’anno; Napolitano, dicevo, pose come condizione per la grazia la richiesta ufficiale di Berlusconi e il suo sostanziale ritiro spontaneo dalla politica. Non se ne fece naturalmente nulla. Berlusconi scontò i suoi cosiddetti servizi sociali, tornò ad essere eletto al Senato e partecipò persino, al suo modo, cioè tra smentite e conferme, riunioni e incontri. Messaggi più o meno cifrati, ad un’altra edizione della corsa al Quirinale, alla scadenza del primo mondato di Sergio Mattarella. Cronaca, anzi storia della politica italiana di questo secolo, non del secolo scorso.
So che è improbabile una grazia di Macron a madame Le Pen, come fu impossibile quella di Napolitano a Berlusconi dodici anni fa. Eppure ci vorrebbe un segnale di inversione di tendenza, chiamiamola così, di fronte ad una crisi dei rapporti fra politica e giustizia che è ormai diventata un fenomeno senza frontiere, non so francamente se a discapito più della politica o della giustizia, perché anche quest’ultima ha da rimettere credibilità ed altro in un conflitto ormai globale. Un’altra guerra nelle guerre, senza pace e senza tregue, neppure a parole.