Lo stabilimento Stellantis di Atessa, definito nei materiali stampa del Gruppo “il più grande e flessibile impianto europeo di veicoli commerciali leggeri”, le cui linee di produzione sono state recentemente ammodernate per ospitare la nuova generazione di furgoni Fiat Professional Ducato, Peugeot Boxer, Citroën Jumper e Opel/Vauxhall Movano, è in cassa integrazione dal 10 giugno 2024. Chi, tra le tute blu, confidava che la situazione si sarebbe risolta col 2025 è stato subito deluso. Nei primissimi giorni di gennaio, infatti, la dirigenza aveva nuovamente calciato il pallone lontano, attendendo tempi migliori: un ulteriore periodo di cassa integrazione ordinaria fino al 16 febbraio 2025. Nelle ultime ore, però, è arrivato un ulteriore rinvio.
CHE SUCCEDE AD ATESSA
La ripresa piena di Atessa si avrà, forse, il 3 marzo. Se gli ordini del Ducato torneranno a salire, i 1500 dipendenti su circa 4.900 della fabbrica della Val di Sangro potranno tornare a lavorare a pieno regime. Nel frattempo invece l’azienda ha reso noto che “permane l’abbassamento della domanda da parte del Messico” che si traduce in una mancata “attività lavorativa nel reparto Ckd di Lastratura” per quello che concerne i prossimi week-end di febbraio.
IL FORTE RALLENTAMENTO DA GIUGNO 2024
Nel 2024, secondo i dati dalla Fim-Cisl, lo stabilimento nel Chietino ha prodotto 192 mila veicoli, con un calo del 16,6% rispetto al 2023. Una notizia doppiamente negativa per il Gruppo dal momento che rivela che la perdita di quote di mercato non riguarda solo il settore delle auto ma anche dei veicoli commerciali.
Il periodo di stagnazione va avanti da giugno: da allora – denunciano i sindacati – mediamente da 800/1000 lavoratori sono stati in cassa integrazione, prima a seguito di una diminuzione degli ordini dei cabinati, a causa di un calo del mercato dei camper, mentre da luglio si ha avuto anche un calo produttivo anche sulle produzioni dei Van. A tutto questo – viene sottolineato da Fim-Cisl, bisogna aggiungere il fermo produttivo completo di circa 21 turni. E, come si anticipava, la situazione non pare essere destinata a sbloccarsi a breve, considerato l’annuncio di un ulteriore ricorso agli ammortizzatori sociali.
GLI INVESTIMENTI AMERICANI DI STELLANTIS
Una concomitanza che, fanno notare i sindacati, stride con il recente annuncio del gruppo italo-franco-americano di voler aumentare i propri investimenti negli Usa per compiacere il nuovo presidente Donald Trump.
Ma, senza andare tanto lontano, stride pure con i rinnovati investimenti spagnoli. Nel Paese iberico Stellantis, oltre alla recente jv con il produttore cinese di batterie per auto elettriche Catl, ha confermato l’assegnazione della piattaforma Small ad altri due impianti: le fabbriche di Vigo e Saragozza per produrre modelli di segmento B, tra cui, si sospetta, la prossima generazione della Peugeot 208.
IL 2024 DI STELLANTIS IN ITALIA IN NUMERI
In Italia invece lo scorso anno tra autovetture e furgoni commerciali, stando ai dati elaborati dal sindacato Fim-Cisl, Stellantis ha prodotto 475.090 unità, scendendo dunque al di sotto della soglia psicologica del mezzo milione di vetture.
Nel 2023 i mezzi sfornati erano state il 36,8% in più, ovvero 751.384. Un dato che ha trascinato con sé tutti gli stabilimenti italiani: per la prima volta in negativo nella produzione, senza eccezioni. Guardando alle sole autovetture il crollo è stato del 45,7% a 283.090 unità: per trovare un dato così basso di produzione bisogna tornare al 1956. I veicoli commerciali con 192.000 unità hanno avuto una flessione più contenuta in termini percentuali, anche se sul fronte dei volumi l’impatto è allarmante, come dimostra la situazione asfittica che si può respirare ad Atessa.