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L’incredibile estate romana di Rino, il motorino azzurrino

La disavventura semiseria di un motorino a Roma è lo specchio meraviglioso dei problemi della capitale. La lettera al direttore

Caro direttore,

sono Rino, il motorino azzurrino, uno dei circa 400.000 motocicli di Roma. Ti chiedo ospitalità per raccontarti la disavventura di cui, mio malgrado, sono stato protagonista negli ultimi mesi. Credo sia un esempio del difficile rapporto che l’amministrazione della capitale ha con i suoi cittadini – a prescindere dal fatto che a gestirla sia Roberto Gualtieri, Virginia Raggi o Ignazio Marino.

Il 28 giugno il mio umano di riferimento mi ha posteggiato sotto casa, nel quartiere Trieste, nelle strisce bianche a noi riservate. La mattina dopo non c’ero più: rubato da chissà chi, poco importa se ragazzino della porta accanto, balordo o professionista. Nel giro di qualche ora, è stata sporta denuncia ai carabinieri e sospesa l’assicurazione.

Il meccanico che mi accudisce ha consigliato di cercarmi «perché spesso ci fanno un giro e li lasciano poco lontano quando finisce la benzina». Lo hanno fatto, senza trovarmi, nonostante il mio colore mi renda facile da riconoscere. È passata l’estate, sono andati in vacanza, sono tornati al lavoro e allo studio, ma di me nessuna notizia. Non potendo fare affidamento sul trasporto pubblico locale, le cui carenze e malfunzionamenti richiederebbero un’enciclopedia, hanno supplito alla mia assenza con un maggior uso del mezzo privato, qualche taxi (quando lo hanno trovato) e persino i motorini elettrici in sharing (scoprendo quanto siano cari su un banale percorso Prati-Trieste).

Al danno si è aggiunta la beffa: una multa per sosta sulle strisce pedonali, per di più in un incrocio, a via Cernaia. Chi sarà stato, chi non sarà stato? Finché uno degli umani non ha fatto caso alla data: 23 luglio… quasi un mese dopo il furto! All’attimo di sollievo (“non è colpa di nessuno”), sono seguite in rapida successione la curiosità (“e se fosse ancora lì?”), una corsa sul posto e la sorpresa: ero ancora lì! Un po’ malconcio, privo di parabrezza, specchietti, batteria, tappo del serbatoio e con il quadro strumenti sfondato, ma ero lì. Sono stato contento di vederli, e loro di vedere me.

Solo che poi si sono arrabbiati (la parola dovrebbe essere un’altra, ma magari ci leggono i minorenni). Perché la multa dimostra che l’amministrazione ci considera solo fonte di reddito – le multe sarebbero addirittura quattro, delle quali tre ancora da notificare -, senza alcuna dimensione di servizio al pubblico.

In altre parole: il Corpo di Polizia di Roma Capitale mi ha visto più volte, almeno 4 volte si è fermato per constatare il divieto di sosta, ma non ha mai notato lo stato di abbandono (il tappo del serbatoio mancante qualcosa avrebbe dovuto dire, o no?), non ha mai notato la stranezza del mezzo fermo sempre nello stesso posto, non ha mai verificato se fosse assicurato o se la targa risultasse di un mezzo rubato. Nulla: solo la multa, quei 70 euro circa per le casse comunali, moltiplicati per 4.

Oggi i miei umani sono andati a contestare la multa, segnalare il ritrovamento e riportarmi a casa. Di fronte alla domanda su perché non fosse stata verificata la targa, tutti gli operatori hanno risposto con fatalismo e rassegnazione disarmanti: “eh, ma il sistema…”, “mica li possiamo controllare tutti…”, “strano, ci sono passata tante volte senza notarlo…”, e così via.

“Il Comune – pardon, Roma Capitale – non è mai entrato nell’era informatica”, ha concluso scoraggiato il mio umano 1. “Evidentemente le multe sono gestite a mano, oppure con un software arcaico che non prevede un controllo incrociato automatico sulle targhe comunque attenzionate per scoprirne la regolarità assicurativa o il furto”, ha aggiunto umano 2. “Appunto: il sistema serve solo a produrre entrate, senza alcun servizio per i cittadini, umani o meccanici”, ha chiuso umano 3.

A me, come al soldatino di piombo della fiaba di Andersen, è andata bene. Con una spesa di qualche centinaio di euro – meno che uno scooter nuovo, più che se fossi stato salvato in luglio – tornerò su strada. Chissà, magari per farsi perdonare i poco vigili operatori del Corpo di Polizia mi daranno un buono per le prossime cinque infrazioni che dovessero essermi contestate.

Rino, il motorino azzurrino

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