COME MONTA IL CASO SANGIULIANO-BOCCIA
E pensare che non più tardi di ieri, autoinvitatosi al “cabaret” cui aveva ridotto la vicenda del ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano e della sua ex o mancata amante, assistente, consigliera e quant’altro, Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano si doleva a suo modo che i politici si stessero incaprettando da soli, senza l’intervento dei magistrati. “Pare – scriveva testualmente con sarcasmo – che, nell’ultima riunione della congiura anti-Meloni, il Soviet Supremo delle Toghe Rosse si sia subito sciolto con la seguente motivazione: “Non c’è bisogno di noi, faranno tutto loro”.
DA PALAZZO CHIGI AI PALAZZI DELLE PROCURE?
In verità, già mentre Travaglio scriveva così il ”verde” Angelo Bonelli aveva presentato da deputato dell’opposizione non un’interrogazione al governo ma un esposto alla Procura di Roma perché indagasse sul “peculato” che il ministro della Cultura o altri avrebbero compiuto pagando o facendo pagare con soldi pubblici, nonostante le smentite, la mancata consigliera eccetera eccetera. Ma alla fine è stato lo stesso ministro, impietosamente finito in una vignetta della Gazzetta del Mezzogiorno come un pesce su un vassoio di ristorante, ad annunciare un incontro con gli avvocati per predisporre una denuncia penale della sua ex. Che lo aveva appena descritto, in una intervista, sotto ricatto non suo ma di gente che avrebbe avuto da lui “privilegi” nell’esercizio delle proprie funzioni, anche di nomine.
COSA SUCCEDE A PALAZZO CHIGI
E così la politica, fra un ministro che offre le sue dimissioni ad una premier, e amica, che prima le respinge e poi le congela, e vertici politici improvvisati a tarda sera a Palazzo Chigi con ordini del giorno controversi, a dir poco, si consegna da sola alle competenze o grinfie, secondo valutazioni e gusti che si preferiscono, della solita magistratura. In attesa delle cui indagini ed eventuali processi, con liste di imputati chissà di quale lunghezza, la politica si arrostirà da sola sulla graticola mediatica della lotta fra persone, partiti, correnti e schieramenti. E la Meloni continuerà ad apparire, come nella vignetta di ItaliaOggi, minacciata dalla valanga di un cosiddetto rimpasto di governo.
L’INVITO DI SALLUSTI SU SANGIULIANO
Non credo che abbia esagerato il direttore del Giornale Alessandro Sallusti a consigliare oggi all’amico ministro e collega di dimettersi davvero con “un atto di coraggio” per cercare di sottrarsi ad “un linciaggio che non si fermerà”. “Siccome l’odore del sangue eccita le belve- ha scritto ancora l’amico e collega di Sangiuliano- si andrà in un crescendo di fango quotidiano che travolgerà argini privati e pubblici con conseguenze non prevedibili”.
LE CONSEGUENZE IMPREVEDIBILI
Non prevedibili -comincio a temere- neppure per un governo cui la Meloni ha appena rivendicato il merito o il proposito di fare “la storia”, non la cronaca giallistica, rosa, cabarettistica e simili, con “Pompei contro Garbatella”, come ha impietosamente scritto su Repubblica Francesco Merlo immaginando, rispettivamente, la mancata assistente pompeiana eccetera del ministro e la stessa Meloni “tirarsi orrendamente i capelli”.