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La guerra a 5 stelle di Beppe Grillo a Giuseppe Conte

Tutti i motivi dei subbugli nel Movimento 5 Stelle fra Beppe Grillo e Giuseppe Conte. I Graffi di Damato

In questa estate pur spezzata dai temporali le guerre aumentano. L’elenco si allunga: dall’Ucraina a Gaza e a Sant’Ilario, a Genova, dove Beppe Grillo dalla sua postazione elettronica ha dichiarato guerra appunto a Giuseppe Conte, come ha titolato Il Tempo. Una guerra sulla strada dell’assemblea costituente programmata in ottobre dall’ex premier per ridefinire tutto del Movimento di cui ha assunto la presidenza dopo avere perso quella del Consiglio dei Ministri.

Da fondatore e garante dei valori delle 5 Stelle, pur a contratto come consulente per la comunicazione, Grillo ne ha sentito e denunciato in pericolo “Il Dna”. Come un generale Vannacci qualsiasi quando scrive e parla delle abitudini o normalità italiane compromesse da gente di colore, omosessuali e vari rimediandosi del “coglione” dall’ex segretario del Pd Pier Luigi Bersani. Che per questo si è beccato una multa contestandola per poter ribadire la sua offesa in un processo.

Conte al “coglione” contro Grillo non è arrivato, e probabilmente non arriverà mai, ma sembra ben deciso a difendere il suo percorso di cambiamento. Che non esclude la rinuncia, o “l’archiviazione”, come la chiama il manifesto, a ciò che il fondatore considera invece irrinunciabile: il simbolo, il nome del movimento e il limite dei due mandati elettivi alle Camere. Oltre i quali, secondo Grillo, l’attività parlamentare diventerebbe “un mestiere” e non un’esperienza tanto più apprezzabile eticamente quanto temporanea, a garanzia del ricambio o rinnovamento della classe dirigente, che mancherebbero in tutte le altre forze politiche. Siano ad una specie di variante della “diversità” del Pci a suo tempo vantata da Enrico Berlinguer

Alla registrazione di questa guerra di Sant’Ilario, chiamiamola così, quasi una guerra civile perché tutta interna al movimento, non ha potuto sottrarsi, con un titolo in prima pagina in cui si parla tuttavia solo di “scontro”, un giornale molto in sintonia con le 5 Stelle come Il Fatto Quotidiano, spesso anticipatore delle sue decisioni o ispiratore.

Come per consolarsene, a voler essere maliziosi, il giornale diretto da Marco Travaglio oggi offre al suo interno, a pagina 6, la rappresentazione di un altro partito scosso da divisioni, contrasti, tensioni e simili. Sarebbe naturalmente Forza Italia della buonanima di Silvio Berlusconi, il cui figlio secondogenito avrebbe programmato la replica della discesa in campo politico del padre, inevitabilmente ridimensionando quanto meno la figura dell’attuale segretario Antonio Tajani, nonché vice presidente del Consiglio e ministro degli Esteri. “Pronta la truppa”, ha titolato Il Fatto facendo nomi e cognomi di quanti starebbero già preparando il campo a livello locale e nazionale a “Pier Silvio”. Di cui bastano e avanzano anagraficamente i due nomi datigli dal padre.

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