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Un sistema sanitario, due Italie. Report Corte dei conti

Anche se un miglioramento assoluto, più o meno ampio, nell'erogazione dei livelli essenziali di assistenza (Lea) vi è stato in quasi tutte le regioni meridionali, non si può dire altrettanto in termini relativi. Solo tre su sette infatti hanno conseguito una netta riduzione dei divari territoriali. Ecco quali. Tutti i dettagli della relazione della Corte dei conti

 

C’è un’Italia in cui, nonostante gli scarsi finanziamenti, la sanità pubblica funziona e un’altra in cui i pazienti sono costretti a migrare fuori dalla propria regione o a non curarsi. È la fotografia scattata dalla relazione al Parlamento sulla gestione dei servizi sanitari regionali elaborata dalla sezione Autonomie della Corte dei conti.

I magistrati contabili hanno passato in rassegna i risultati attribuiti alle regioni con la valutazione dei livelli essenziali di assistenza (Lea), limitati però al periodo ante pandemia (2012-2019) perché non ve ne sono di più recenti. L’analisi, spiega la relazione, è rivolta a valutare se i divari territoriali tra Nord e Sud siano andati riducendosi, e se, quindi, i programmi operativi di riorganizzazione, riqualificazione, e potenziamento dei Servizi sanitari regionali perseguiti con i Piani di rientro, che, oltre a Piemonte, Liguria, Lazio, hanno nel tempo coinvolto pressoché tutte le regioni meridionali (ad eccezione della Basilicata), oltre a ridurre i deficit finanziari, si siano accompagnati anche ad un miglioramento nella erogazione dei servizi sanitari.

I DATI DISPONIBILI

La Corte dei conti riferisce che per il periodo considerato sono disponibili due serie di dati: i primi sono quelli attribuiti con il metodo della griglia Lea (che assegnava un unico punteggio per tutte e tre le aree assistenziali); i secondi, limitati agli anni 2016-2019, sono quelli elaborati, in via sperimentale, con il Nuovo sistema di garanzia (Nsg), che invece assegna un distinto punteggio a ciascuna delle tre aree del servizio. Dal 2020, quest’ultimo ha sostituito definitivamente il precedente sistema di valutazione e monitoraggio.

CHI SALE E CHI (RI)SCENDE

Nel periodo esaminato, afferma la relazione, si è registrato un generale miglioramento nel numero delle regioni del Sud adempienti nell’erogazione dei Lea, poiché quelle considerate inadempienti, con punteggio quindi al di sotto del valore minimo (160) sono scese da 6 (Abruzzo, Puglia, Sicilia, Campania, Molise e Calabria) a 2 (Molise e Calabria).

Queste ultime, pur avendo conseguito, tra il 2013 e il 2018, un graduale miglioramento, che ha portato, la prima, a essere giudicata adempiente nel triennio 2016/2018, e la seconda per il solo 2018, nel 2019 hanno ottenuto una valutazione di nuovo negativa che, per la Calabria, è stata inferiore anche al risultato del 2012.

Tuttavia, se un miglioramento assoluto, più o meno ampio, vi è stato in quasi tutte le regioni meridionali, non si può dire altrettanto in termini relativi. Confrontando infatti i punteggi ottenuti da tali regioni con quelli delle best performer, negli anni 2012 e 2019, solo tre Enti regionali su sette conseguono una netta riduzione dei divari territoriali (Abruzzo, Campania, Puglia), mentre per tre di essi si registra un aumento del differenziale a loro sfavore (Basilicata, Molise e, soprattutto, Calabria), che invece risulta in lieve riduzione nel caso della Sicilia.

ABRUZZO, CAMPANIA E PUGLIA SU

Se si astrae dal caso Calabria, si osservano le performance positive di Abruzzo, Campania e Puglia (che nel 2012, erano anche le regioni con gli scostamenti negativi più ampi rispetto al punteggio minimo di 160, pari a -43 e -20 punti), che nel 2019, rispetto al 2012, conseguono i miglioramenti più consistenti sul piano nazionale, pari, rispettivamente a +59, +51 e + 53 punti.

Anche Sicilia e Molise migliorano ma in misura più contenuta, pari rispettivamente, a +16 e +4 punti.

Inoltre, confrontando i risultati delle regioni del Sud con le migliori performance del 2012 (Emilia-Romagna, pari a 210 punti) e del 2019 (Veneto e Toscana, pari a 222 punti), si osserva che la Campania ha ridotto lo scarto differenziale negativo di circa il 42%, da 93 a 54 punti; l’Abruzzo, (che ha conseguito l’incremento in assoluto più alto con +59 punti), riduce il suo differenziale negativo del 72%, portandolo da 65 a 18 punti.

Anche la Puglia ha nettamente migliorato la propria performance, riducendo del 59% il differenziale a proprio sfavore, che scende da 70 a 29 punti.

Per la Sicilia il differenziale con le best performer scende da 53 a 49 punti, nel caso del Molise invece sale da 64 a 71 punti. Infine, il differenziale negativo tra la Calabria e la best performer del 2012 (l’Emilia-Romagna), pari a 77 punti, nel 2019 incrementa a 96 punti.

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