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Cundari su Linkiesta strapazza Repubblica

Il notista politico Francesco Cundari nella newsletter La Lista per Linkiesta stimmatizza un'analisi firmata da Isaia Sales pubblicata dal quotidiano Repubblica sul Pci e sul Pd...

 

Un autorevole intellettuale della sinistra spiega l’importanza dell’alleanza tra Pd e Movimento 5 stelle, rimproverando ai democratici di non avere colto prima la ghiotta occasione. Stavolta è il turno di Isaia Sales, che su Repubblica scrive, parlando del 2013: «Si avviava in quel periodo la definitiva trasformazione degli eredi del Pci da forza antisistema a fattore di tenuta del sistema fino a identificarsi totalmente con esso e a maturare un’avversione pregiudiziale per tutti i portatori di istanze di radicale cambiamento».

Una frase che andrebbe studiata nelle facoltà di psicologia, perché condensa in poche parole tutti i paralogismi, gli anacronismi, la dissonanza cognitiva e l’invincibile tendenza a farsela facile di un mondo intero. Se avessi più tempo, dovrei noiosamente ricordare che il Pd di Pier Luigi Bersani alle elezioni del 2013 c’era arrivato al termine di quell’esperimento rivoluzionario noto come «governo Monti», e approfondire meglio anche le «istanze di radicale cambiamento» di cui erano portatori i grillini di allora, tipo il referendum per uscire dall’euro, rilanciato peraltro ancora nel 2015, con tanto di firme raccolte e depositate in Senato. Ma lo spazio è tiranno.

Quello che mi sembra davvero rivelatore è il fatto che si possa parlare dei dirigenti del Pd del 2013 – figure come Enrico Letta, Dario Franceschini, Beppe Fioroni – non solo come degli «eredi del Pci», ma addirittura di un Pci «forza antisistema» che ancora non si era trasformato in «fattore di tenuta del sistema».

Un giudizio (e un lessico) molto diffuso, nell’estrema sinistra, a proposito del Pci degli anni ’70, ma che qualunque persona di buon senso oggi riconoscerebbe come anacronistico anche allora, e pure prima (io direi almeno dalla svolta di Salerno in poi, figuriamoci dopo la Bolognina).

Seguendo questa logica, se ne dovrebbe dedurre che il partito fondato nel 2008 da Walter Veltroni al grido di «Yes, we can» fosse una sorta di via di mezzo tra Potere Operaio e il Partito comunista d’Italia di Amadeo Bordiga. E questo se non altro spiegherebbe come Beppe Grillo possa apparire Lenin.

Forse un giorno, ripensando a lui, anche Sales, come la professoressa Donatella Di Cesare ieri a proposito della brigatista Barbara Balzerani, scriverà: «Le vie diverse non cancellano le idee». Il problema è quando le idee cancellano i fatti.

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