Ormai produrre un videogioco significa mettere in conto una spesa esorbitante, che per le produzioni maggiori si aggira sui 200-300 milioni di dollari e in alcuni casi arriva a toccare il mezzo miliardo. Se c’è un editore affermato alle spalle, bene. Se non c’è, il popolo della Rete si dimostra solitamente piuttosto generoso, aderendo in massa alle raccolte fondi indette dagli stessi sviluppatori. Come sta accadendo, da oltre due lustri a questa parte, con Star Citizen.
ODISSEA NELLO SPAZIO
Quando venne annunciato, nell’ormai lontano 2012, Star Citizen prometteva davvero di essere un gioco spaziale, in grado di catapultare il giocatore in un universo fantascientifico immenso, poliedrico e ricco di mondi da esplorare. Insomma, prometteva di essere un videogioco senza pari, ludici e tecnologici. E i computer dell’epoca quasi certamente gli sarebbero stati stretti. E infatti Star Citizen su quelli non è mai uscito. Su quelli, come su questi e forse nemmeno sui prossimi.
CHI C’È DIETRO LA RACCOLTA FONDI
Perché il progetto, ragguardevole e ambizioso, continua a essere un cantiere aperto. I giocatori possono testare la bontà dell’opera prendendo parte alle versioni non definitive, ma il titolo è ben lungi dall’essere chiuso. E come tutti i cantieri, anche quello di Star Citizen è un buco nero di fondi. La Cloud Imperium Games del game designer (ma anche regista: potreste conoscerlo se avete visto Wing Commander) Chris Roberts continua a chiedere fondi e, ciò che sorprende, è che gli internauti continuano a donarglieli.
IL CROWDFUNDING STELLARE DI STAR CITIZEN
Quando il titolo fu annunciato, come si è detto nel 2012, aveva già alle spalle uno sviluppo di due anni e il crowdfunding su Kickstarter aveva permesso a Roberts di raccogliere immediatamente oltre due milioni di dollari che in teoria gli avrebbero dovuto consentire di consegnare il gioco fatto e finito due anni più tardi, nel 2014.
LE SOMME RACCOLTE NEL 2023
Dodici anni dopo, invece, del gioco definitivo nemmeno l’ombra. In compenso, nel corso del 2023 la Cloud Imperium Games è riuscita a raccogliere altri 117,5 milioni di dollari che portano il totale a una cifra che dovrebbe ormai essere ben al di sopra del fatidico mezzo miliardo, traguardo con ogni probabilità tagliato già nel 2022. Sborsando poco più di 50 euro è possibile provare il gioco e la somma non è affatto irrisoria, considerato che i titoli completi costano più o meno la stessa cifra e che nel corso dell’esperienza occorre fare altre microtransazioni.
I GIOCATORI PAGANTI
Un meccanismo che a quanto pare funziona, dato che da un lato permette di mantenere aperto il cantiere e dall’altro ai giocatori (ben 5 milioni) di verificare l’avanzamento dei lavori tramite niente più di una demo in continua evoluzione.
LA STORIACCIA DI THE DAY BERFORE NON HA SPENTO L’ENTUSIASMO
L’altro aspetto sorprendente (il primo è naturalmente la cifra raccolta) riguarda il fatto che la raccolta continui a gonfie vele nonostante casi truffaldini molto famosi come quello che risponde al nome di The Day Before.
— The Day Before (@playdaybefore) December 22, 2023
Si tratta di un videogioco fresco di pubblicazione sviluppato dallo studio russo Fntastic che, alla prova dei fatti, si è rivelato ben diverso dalle promesse. Se ne è parlato moltissimo, perché prima della pubblicazione prometteva mari e monti, riuscendo a catalizzare le attenzioni di tantissimi gamer che sono corsi a preordinarlo. Risultato: la piattaforma digitale su cui è stato venduto, Steam, si è trovata a rimborsare migliaia di utenti inferociti, lo store online ha tolto in fretta e furia dal proprio catalogo il titolo, la software house è fallita e i server chiuderanno il prossimo 22 gennaio.
Nessuno qui intende paragonare i due giochi e l’operato delle due software house, sia chiaro, ma è interessante notare come fattacci analoghi non abbiano spento l’entusiasmo nei confronti di titoli che faticano ad arrivare alla propria forma definitiva.