La visita a Washington del ministro degli Esteri cinese Wang Yi, che si è visto tra gli altri col Segretario di Stato Blinken e col Consigliere per la Sicurezza Nazionale Sullivan, è servita a rammendare una relazione da tempo ai minimi termini e per concordare il più volte rimandato vertice tra i due presidenti Xi e Biden, che si terrà il mese prossimo a margine del summit APEC di San Francisco. Ecco che cosa si sono detti Wang e i suoi interlocutori nella cornice di colloqui durati nove ore.
Wang a Washington.
In quella che è stata la prima visita di un ministro degli Esteri in America dal 2018, Wang Yi ha avuto colloqui per quella che la Casa Bianca ha definito una “buona opportunità” di mantenere aperte le linee di comunicazione tra Cina e Usa a prescindere dalle rispettive differenze politiche.
Wang ha potuto parlare con i suoi interlocutori per un totale di nove ore spalmate in due giorni nel contesto di scambi che funzionari Usa hanno descritto a Reuters come “franchi e profondi”.
Sempre secondo Reuters, durante le conversazioni col Segretario di Stato Blinken e col Consigliere per la Sicurezza Nazionale Sullivan sono state sollevate le principali preoccupazioni di Washington, in particolare il bisogno di ripristinare i canali di comunicazione tra i due eserciti, la questione di Taiwan, le controverse azioni di Pechino nel Mar Cinese Meridionale e in quello Orientale, il caso del Fentanyl e quello dei cittadini americani detenuti in Cina.
Ci sarebbero stati anche degli “scambi franchi” di opinione tra Blinken e Wang sul conflitto tra Israele e Hamas, che vede Usa e Cina su fronti opposti.
L’incontro Biden Xi.
L’area in cui sembra essersi raggiunta la maggiore intesa ha riguardato l’organizzazione di un incontro tra Biden e Xi a margine del summit dell’APEC che si terrà il mese prossimo a San Francisco. Nel comunicato del ministero degli Esteri cinese relativo agli incontri tra Wang, Blinken e Sullivan si legge che “entrambe le parti hanno concordato di lavorare insieme (con l’obiettivo di organizzare) un incontro tra i due Capi di Stato a San Francisco”.
Prima di mettere piede in America, riporta Associated Press, Wang aveva chiarito che il suo obiettivo era quello di “rimettere la relazione (bilaterale) il prima possibile sul sentiero di uno sviluppo salutare, stabile e sostenibile”.
Ma per gli Usa questo obiettivo deve passare attraverso il ruolo responsabile che Pechino deve ora giocare nella crisi in Medio Oriente. Come ha detto il portavoce del Dipartimento di Stato Matthew Miller, “sappiamo che la Cina ha relazioni con numerosi Paesi della regione, e la sollecitiamo a usare queste relazioni, le linee di comunicazione che ha, per chiedere calma.
Cosa si dice in America…
Intervistato dal New York Times, l’ex direttore degli Affari cinesi del Consiglio per la Sicurezza Nazionale sotto la presidenza Obama Ryan Hass ha rimarcato l’importanza della visita di Wang in funzione del rafforzamento di una fiducia reciproca venuta meno in questi anni di scontro. “Ripristinare la connessione diplomatica abbatterà il rischio di errori di calcolo, permetterà di gestire lo stress nella relazione” assicurando che Xi possa conoscere nel dettaglio quali sono le priorità degli Usa.
…e cosa in Cina.
Ma l’America deve fare i conti con la ben sedimentata diffidenza del suo interlocutore puntualmente emersa anche in questa occasione i un articolo del quotidiano nazionalista Global Times che, a proposito del viaggio di Wang, ha da un lato sottolineato che “gli attuali scambi possono essere visti come un segnale positivo per le relazioni Usa – Cina” e dall’altra ha ricordato che la politica cinese dell’America si concentra sugli obiettivi “del contenimento e della soppressione”.