Karl Kraus (Jičín 1874 – Vienna 1936), è stato uno dei principali autori satirici di lingua tedesca del XX secolo, noto per le sue osservazioni taglienti e per le sue critiche corrosive alla cultura (compresa la psicoanalisi), alla politica (compresa la guerra) e alla società del suo tempo (comprese le donne!), che egli svolgeva soprattutto attraverso la sua rivista “Die Fackel” (La Fiaccola, 1899-1936). Ciò gli procurò l’ammirazione da parte di molti, ma anche non pochi avversari, e Karl Kraus, con la sua solita ironia osservava: “Molti desiderano ammazzarmi. Molti desiderano fare un’oretta di chiacchiere con me. Dai primi mi difende la legge”.
Canetti, che era tra i suoi più grandi ammiratori, ha scritto in Il frutto del fuoco (1980): “Era l’uomo più severo e più grande che vivesse a Vienna. Non si lasciava impietosire da nessuno. Nelle sue letture attaccava tutto ciò che esiste di brutto e di marcio. Pubblicava una rivista che scriveva interamente da solo. Nessun intervento era gradito, non accettava contributi da nessuno, alle lettere non rispondeva. Ogni parola, ogni sillaba contenuta nella Fackel era scritta di suo pugno. La Fackel era come un tribunale, in cui Karl Kraus era l’unico accusatore e l’unico giudice”.
Oltre a essere un grande autore satirico, Kraus è anche uno dei più geniali scrittori di aforismi di sempre, come ognuno potrà verificare già soltanto leggendo questa selezione tratta dalle sue raccolte aforistiche pubblicate nella prima metà del ‘900: Detti e contraddetti, Pro domo et mundo e Di notte. Scrive Roberto Calasso nella sua introduzione a Detti e contraddetti (Adelphi 1993): “I maestri cui Kraus si richiama sono Lichtenberg e Nietzsche, che avevano anch’essi cercato nell’aforisma la forma ingannevolmente discorsiva, il massimo addensamento nella superficie, emergente dalla lingua, la forma che ha «qualcosa di cupo, di concentrato, di oscuramente violento − affatto opposta alla massima, questa sentenza a uso del bel mondo, e smussata sino a diventare lapidaria, mentre l’aforisma è insocievole come un sasso”.
Se nella maggior parte dei casi i suoi aforismi sono un esempio di arguzia e di concisa limpidezza (“Se Karl Kraus avesse scritto Il capitale lo avrebbe fatto in tre righe”, ha detto Manlio Sgalambro), in altri casi, specie negli aforismi di maggio lunghezza, i rovesciamenti, i continui rimandi e la paradossalità si spingono al punto da renderli un po’ contorti e di difficile lettura. Scrive Roberto Calasso: “In un aforisma di Kraus si entra facilmente; ma non si riesce più a uscirne. Guizzi, intemperanze, vorticare di antitesi, paradossalità sistematica sembrano all’inizio delineare sommariamente una fisionomia: tagliente, sopraffattoria”.
A queste e altre critiche simili, Karl Kraus rispondeva sempre ironicamente, come quando, ad esempio, scrisse: “Un professore di letteratura opinò che i miei aforismi sarebbero soltanto il rovesciamento meccanico di certi modi di dire. È senz’altro esatto. Solo che non ha colto il pensiero che regge la meccanica: e cioè che nel rovesciamento meccanico dei modi di dire vengono fuori più cose che nella loro ripetizione meccanica. Questo è il segreto del giorno, e bisogna averne fatto l’esperienza. Con tutto ciò il modo di dire si differenzia comunque a tutto suo vantaggio da un professore di letteratura, dal quale non viene fuori niente, sia che lo si lasci riposare in pace, sia che lo si rovesci meccanicamente”. (Karl Kraus, Di notte, 1918).
* Aforismario
Che sono tutte le orge di Bacco al cospetto delle ebbrezze di colui che si abbandona sfrenatamente alla continenza!
Chi dà le sue opinioni non può farsi cogliere in contraddizione. Chi ha dei pensieri pensa anche in mezzo alle contraddizioni.
Ci sono certi scrittori che riescono ad esprimere già in venti pagine cose per cui talvolta mi ci vogliono addirittura due righe.
Ci sono imbecilli superficiali e imbecilli profondi.
Ci sono tre stadi del progresso. Il primo: quando in un gabinetto non c’è nessuna targa. Il secondo: quando compare una targa con una scritta che prescrive di riordinarsi gli abiti prima di lasciare il luogo. Il terzo: quando, alla fine della scritta, si spiega che la cosa è giustificata da preoccupazioni di decenza. Noi ci troviamo in questo stadio supremo del progresso.
Ciò che nello sciovinismo non è simpatico non è tanto l’avversione per le altre nazioni quanto l’amore per la propria.
Con le donne monologo volentieri. Ma il dialogo con me stesso è più stimolante.
Da qualche parte ho trovato la scritta: «Si prega di lasciare il luogo come si desidera trovarlo». Oh, se chi educa alla vita avesse nel parlare anche solo la metà dell’efficacia dei direttori d’albergo!
I bambini giocano ai soldati. Ciò è comprensibile. Ma perché i soldati giocano a fare i bambini?
I moralisti ipocriti non sono odiosi per il fatto che ciò che fanno non coincide con ciò che professano, ma perché professano qualcosa che non coincide con ciò che fanno.
I pazzi vengono definitivamente riconosciuti dagli psichiatri per il fatto che dopo l’internamento mostrano un comportamento agitato.
Il cristianesimo ha arricchito il pasto erotico con lo hors-d’oeuvre della curiosità e lo ha rovinato con il dessert del rimorso.
Il mondo è una prigione dove è preferibile stare in una cella d’isolamento.
Il parrucchiere racconta le novità, mentre dovrebbe solo pettinare. Il giornalista è pieno di spirito, mentre dovrebbe solo raccontare le novità. Sono due tipi che mirano in alto.
Il “seduttore” che si gloria di iniziare le donne ai misteri dell’amore: il turista che arriva alla stazione e si offre di mostrare alla guida turistica le bellezze della città.
Il superuomo è un ideale prematuro che presuppone l’uomo.
La cosmetica è la scienza del cosmo della donna.
La democrazia divide gli uomini in lavoratori e fannulloni. Non è attrezzata per quelli che non hanno tempo per lavorare.
La donna è coinvolta sessualmente in tutti gli affari della vita. A volte perfino nell’amore.
La donna vera inganna per il piacere. L’altra cerca il piacere per ingannare.
La forza più grande non è pari all’energia che hanno certi nel difendere la propria debolezza.
La geniale capacità di dimenticare della donna è qualcosa di diverso dal talento della signora che non riesce a ricordarsi.
La moralità è ciò che, pur senza essere osceno, offende grossolanamente il mio senso del pudore.
La politica sociale è la disperata decisione di operare i calli di un malato di cancro.
La vita è uno sforzo che sarebbe degno di miglior causa.
La vita familiare è un’interferenza nella vita privata.
L’aforisma non coincide mai con la verità; o è una mezza verità o una verità e mezzo.
Le conversazioni dal parrucchiere sono la prova inconfutabile che le teste servono per i capelli.
Le donne per lo meno hanno le toilettes. Ma gli uomini, con che cosa possono coprire il loro vuoto?
Le pene servono a spaventare coloro che non vogliono commettere peccati.
Lo scandalo comincia quando la polizia vi mette fine.
Mentire per necessità è sempre perdonabile. Ma chi dice la verità senza esservi costretto non merita nessuna indulgenza.
Molti desiderano ammazzarmi. Molti desiderano fare un’oretta di chiacchiere con me. Dai primi mi difende la legge.
Nei casi dubbi ci si decida per il giusto.
Non è vero che non si possa vivere senza una donna. È vero soltanto che senza una donna non si può aver vissuto.
Nulla è più incomprensibile dei discorsi della gente a cui il linguaggio non serve a nient’altro che a farsi capire.
Nulla è più insondabile della superficialità della donna.
Per essere perfetta le mancava solo un difetto.
Per l’uomo lo specchio serve solo alla sua vanità; la donna ne ha bisogno per assicurarsi della propria personalità.
Perché scrive certa gente? Perché non ha abbastanza carattere per non scrivere.
Piuttosto perdonare un brutto piede che delle brutte calze.
Poiché la legge proibisce di tenere in casa animali selvaggi e gli animali domestici non mi danno alcuna soddisfazione, preferisco non sposarmi.
Prima di dover subire la vita, bisognerebbe farsi narcotizzare.
Quando brucia il tetto non serve né pregare né lavare il pavimento. Comunque pregare è più pratico.
Quando da lungo tempo abbiamo abbandonato un certo errore, i superficiali ci rimproverano proprio quell’errore e i radicali ci accusano di incoerenza.
Quanto poco c’è da fidarsi di una donna, che si fa cogliere in flagrante fedeltà! Oggi fedele a te, domani a un altro.
Se fossi sicuro di dover condividere l’immortalità con certa gente, preferirei un oblio in camere separate.
Si disprezzi la gente che non ha tempo. Si compiangano le persone che non hanno lavoro. Ma gli uomini che non hanno tempo per lavorare, quelli sono da invidiare.
Sotto il sole non c’è essere più infelice del feticista che brama una scarpa da donna e deve contentarsi di una femmina intera.
Un aforisma non ha bisogno di essere vero, ma deve scavalcare la verità. Con un passo solo deve saltarla.
Un aforisma non si può dettare su nessuna macchina per scrivere. Ci vorrebbe troppo tempo.
Un tempo le scene erano di cartone e gli attori erano veri. Oggi le scene sono al di là di ogni possibile dubbio e gli attori sono di cartone.