I ritardi del PNRR non hanno nulla a che fare con la “visita di routine” dei tecnici europei per verificare il buon andamento delle riforme ancorate al PNRR. Una visita programmata, come si affrettano a spiegare dal Governo, e come dice anche Nuyts Veerle, Portavoce della Commissione UE per gli affari economici e finanziari, il lavoro e i diritti sociali.
🇮🇹 recovery plan
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The European Commission has constant constructive exchanges with all Member States, including Italy, on the implementation of their plans.— Nuyts Veerle (@NuytsV) June 11, 2023
ITALIA IN ATTESA DELLA TERZA TRANCHE
L’Italia è in attesa della terza rata del PNRR, da circa 21,8 miliardi di euro, inoltre entro fine agosto il governo Meloni dovrebbe integrare nel PNRR il RePowerUe. Un nuovo capitolo che si aggiunge al PNRR con la finalità di finanziare investimenti e riforme chiave per rafforzare l’autonomia strategica dell’UE diversificandone l’approvvigionamento energetico e scrivendo la parola fine sulla dipendenza dalle importazioni di combustibili fossili russi.
LA REVISIONE DEL REGOLAMENTO REPOWERUE
Il regolamento RePowerUe è stato necessario per “dare una risposta energetica dopo l’invasione dell’Ucraina”, così il ministro gli Affari Europei, il Sud, le Politiche di Coesione e il PNRR Raffaele Fitto nel corso del Forum in Masseria, la kermesse voluta da Bruno Vespa nella sua tenuta pugliese. “È importante che cambi l’impostazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza di ogni singolo paese – sottolinea il ministro Fitto -. Perché c’è l’esigenza di mettere in discussione un’impostazione che era precedente all’Ucraina. C’è il tema dell’aumento del costo delle materie prime, c’è il tema dell’aumento del costo dell’energia che pure ha condizionato non poco una fase importante. Ecco, questi sono dati oggettivi, poi andiamo al merito e c’è un dibattito anche qui abbastanza singolare”.
LA RELAZIONE CHE FA IL PUNTO SULLE DIFFICOLTÀ E I RITARDI DEL PNRR
Il Governo ha preparato la terza relazione semestrale sul Piano Nazionale di Ripresa e Resilienzaall’interno della quale viene analizzato il PNRR italiano rispetto alla sua composizione, al finanziamento, al confronto con l’Europa, alla revisione e introduzione del capitolo RePowerEU e alle criticità attuative. Diversi i punti critici cui prestare attenzione e che hanno causato ritardi nella messa a terra delle riforme: l’aumento dei prezzi, la carenza di materiali e beni intermedi, la carenza di risorse umane e un disallineamento tra le competenze ricercate e quelle presenti sul mercato del lavoro italiano. Ma non solo, la relazione individua anche le responsabilità dei soggetti attuatori (la PA), le criticità organizzative e di rendicontazione nonché la frammentazione degli interventi e le difficoltà normative, amministrative e gestionali.
NESSUN PAESE EUROPEO HA PRESO FONDI DEL PNRR COME L’ITALIA
L’ex presidente della Regione Puglia si riferisce ai presunti ritardi cui starebbe andando incontro il Piano italiano e che metterebbero a rischio le prossime scadenze programmate. “Il ritardo quale sarebbe? L’Italia, insieme alla Spagna e alla Grecia, sono gli unici paesi che hanno chiesto la terza rata. Poi ci sono pochi paesi che ne hanno chieste due, un po’ di più che ne hanno chiesta una e alcuni paesi che non hanno chiesto nemmeno una rata – spiega il ministro Fitto -. Noi abbiamo un piano che ha una dimensione nemmeno lontanamente paragonabile a quella degli altri paesi”. L’Italia, infatti, ha utilizzato al 100% la quota a debito. “Il nostro PNRR è composto da 68 miliardi a fondo perduto, 122 a debito, cioè l’intera quota, il 100% che l’Italia poteva prendere, non l’ha fatto nessun altro paese, forse nella Romania, e 30 miliardi di fondo complementare, cioè di ulteriori risorse nazionali che sono un ulteriore debito. Quindi dobbiamo essere anche prudenti, perché quando parliamo del PNRR parliamo di un programma che, complessivamente, ha oltre 150 miliardi di euro a debito tra risorse europee, nazionali e 68 miliardi a fondo perduto. Quindi non c’è un tema solamente collegato alla capacità di spesa ma c’è un tema decisivo rispetto alla qualità della spesa”.
I RITARDI DEL PNRR: AL 30 GIUGNO 2026 DOVRANNO ESSERE COMPLETATI IL 100% DEGLI OBIETTIVI
Essere in regola oggi con i tempi di avvio delle riforme e delle opere previste dal PNRR non basta. “Ogni giorno ascolto suggerimenti, indicazioni e soluzioni che però non tengono conto di alcuni piccoli particolari – spiega Fitto -. Li interventi che oggi iniziano al 30 giugno del 2026 devono essere completati al 100%. Quindi diciamo che faremo tutto bene, ma siamo sicuri che questi interventi saranno completati al 100% a giugno del 2026? Perché se non sarà così ci sarà la revoca dell’intervento”. E quindi risorse da rimborsare.
COORDINARE LE RISORSE DEL PNRR CON QUELLE DEI FONDI DI COESIONE
Il ministro Fitto plaude alla lungimiranza del Governo di cui fa parte nella scelta di utilizzare in maniera coordinata la risorse del PNRR e quelle dei fondi di Coesione. “Nei giorni scorsi sono uscite le raccomandazioni della Commissione europea che, tra le altre cose, danno indicazione ai governi di utilizzare in modo raccordato le risorse del PNRR con le risorse della coesione – spiega Fitto -. Giorgia Meloni lo ha fatto all’atto di formazione del governo con le deleghe che io porto avanti. Sono deleghe che mettono insieme, in una visione unica, il PNRR e la coesione. Perché noi parliamo del PNRR, ma non parliamo delle risorse della coesione. Noi siamo da decenni beneficiari delle risorse della coesione ed è evidente, uso un eufemismo, che non abbiamo proprio brillato nell’utilizzo di queste risorse. Il governo cosa ha fatto all’inizio al suo insediamento? Io ho scritto una lettera a tutti i presidenti di Regione e ministeri per chiedere un monitoraggio sullo stato dell’arte dell’utilizzo delle risorse 2014-2020. In questa nota abbiamo chiesto una serie di elementi, abbiamo ricevuto delle risposte, abbiamo predisposto una relazione che non ha avuto un impatto mediatico molto rilevante”.
SPESO SOLO IL 34% DELLE RISORSE DEI FONDI DI COESIONE PER GLI ANNI 2014-2020
Il ministro ha snocciolato alcuni dei dati presenti nella relazione. “Tre numeri facili, 2014 – 2020 è la programmazione europea con risorse europee e nazionali assegnate al nostro paese – sottolinea il ministro -. L’importo complessivo è di 126 miliardi di euro. Sono passati nove anni, la percentuale di spesa, nel momento in cui abbiamo discusso della relazione in Parlamento, è del 34%: 126 miliardi, 9 anni, il 34%”. Impossibile non pensare a un parallelo con il PNRR: “Ora facciamo per un momento uno sforzo comune. I 126 diventano 220. I 9 anni diventano 5 e quindi qualche domanda ce la dobbiamo porre – aggiunge Fitto -. E poi dobbiamo ricordare che da qui al 31 dicembre 2023 ci sono 20 miliardi ancora da spendere di risorse europee, da rendicontare sulla programmazione 2014 – 2020. E che siamo nel pieno della programmazione 2021 – 2027 con l’utilizzo di altri oltre 80 miliardi, tra risorse europee e nazionali, sulla programmazione di coesione più il Fondo di sviluppo e coesione”. Dunque l’obiettivo del Governo, secondo il ministro Fitto, è “evitare che si continui ad avere dei programmi che non si parlano e che procedono uno in una direzione opposta rispetto all’altro”.
LA REVISIONE DELL’ASSEGNAZIONE DELLE RISORSE PER EVITARE RITARDI DEL PNRR
Il ministro, in sostanza, sembra preparare il tavolo per una revisione dell’assegnazione delle risorse. “Ha senso continuare con la stessa metodologia per assegnare le risorse per il futuro se le precedenti non sono state spese oppure è utile dedicare qualche tempo per riorganizzare, per assegnare le risorse ai soggetti attuatori sulla base di obiettivi chiari, di interventi precisi, di un cronoprogramma al termine del quale c’è o il potere sostitutivo in corso d’opera, oppure la possibilità di spostare negli interventi in modo differente”.