L’Europa si mostra sempre più divisa sulle rotte del gas e in particolare sul raddoppio del Nord Stream 2, il gasdotto che dovrebbe rifornire direttamente di combustibile russo la Germania attraverso il Mar Baltico. Il comitato Industria ed energia dell’Europarlamento ha approvato, infatti, un emendamento alla Direttiva Gas molto drastico che rischia di mettere a repentaglio diversi progetti energetici. Tra le novità della proposta – che comunque dovrà essere ratificata dal Parlamento di Strasburgo nella plenaria del 16-19 aprile anche se si registra un certo dissenso che potrebbe farla saltare – l’obbligo di applicare le regole europee del mercato del gas a tutte le pipeline che entrano o escono dal territorio dell’Unione europea, con eccezioni rigorosamente limitate.
LE DECISIONE UE RISCHIANO DI FAR SALTARE IL NORD STREAM 2 E NON SOLO

GLI USA SONO CONTRARI MA ANCHE L’EUROPA È SPACCATA. POLONIA, STATI BALTICI E UCRAINA SONO CONTRARI
La risoluzione europea è arrivata a distanza di poche ore dalle dichiarazioni del portavoce del Dipartimento di Stato americano Heather Nauert che ha ammesso apertamente l’opposizione della Casa Bianca al progetto Nord Stream 2: “Crediamo che il progetto mini la stabilità e la sicurezza dell’Europa fornendo alla Russia un altro strumento di pressione”, ha ammesso Nauert secondo quanto riportato da Sputnik News. Le osservazioni dell’amministrazione Trump seguono di quasi una settimana l’invio di una lettera di un gruppo bipartisan di 39 senatori statunitensi al segretario al Tesoro Usa, Steven Mnuchin, che lo invitava a bloccare la costruzione di Nord Stream 2 usando anche i poteri sanzionatori contro entità statunitensi e straniere che sostengono o espandono il ruolo “quasi monopolistico del gigante russo dell’energia Gazprom nel fornire energia agli alleati degli Stati Uniti”. La Polonia, gli Stati baltici e l’Ucraina si oppongono da tempo al progetto. Il primo ministro polacco Mateusz Morawiecki ha dichiarato su Twitter di accogliere con favore la posizione del Dipartimento di Stato Usa sulle sanzioni. Il progetto “dovrebbe essere fermato”, ha scritto Morawiecki ricordando, innanzitutto, i rischi per la sicurezza della regione baltica. Naturalmente questa situazione che si è creata rischia di spaccare in due il Vecchio Continente, considerando che meno di un mese fa gli amministratori delegati di tre società partner di Gazprom sull’infrastruttura e cioè Mario Mehren di Wintershall, Klaus Schaefer di Uniper, e Rainer Seele di OMV avevano scritto alla Commissione europea chiedendole di fornire supporto legale al piano.
Una posizione forte è stata espressa anche dal presidente della commissione Esteri del Parlamento estone Marko Mihkelson che ha chiesto di bloccare del tutto la realizzazione del gasdotto russo. “Espellere semplicemente i diplomatici non è abbastanza – ha ammesso Mihkelson secondo quanto riporta Err –. Non ha una grande influenza sulla politica estera russa e rende più facile per loro di reagire”. Una decina di giorni fa i presidenti dei Parlamenti di Polonia, Lituania e Lettonia hanno addirittura siglato una lettera a Vilnius per mettere in guardia l’Europa dalle minacce del Nord Stream 2. Il documento, che era già stato firmato in precedenza da Ucraina e Moldavia, afferma che la pipeline mira ad aumentare la dipendenza energetica degli Stati membri dell’Ue dalla Russia e rappresenta uno strumento di pressione politica nonostante venga presentato come un progetto commerciale.
E LA GERMANIA? POTREBBE SCEGLIERE ALTRE STRADE








