Brutte notizie per la startup di tecnofinanza britannico-lituana Revolut.
Schroders Capital Global Innovation Trust, un fondo d’investimento gestito dalla società britannica Schroders, ha ridotto del 46 per cento il valore della sua quota azionaria. Una mossa che, secondo Bloomberg, segnala la maggiore cautela degli investitori nei confronti della fintech, o tecnofinanza: vale a dire l’offerta di servizi bancari e finanziari attraverso tecnologie innovative e di facile utilizzo.
LA SVALUTAZIONE DI SCHRODERS
Nei risultati del 2022 pubblicati una decina di giorni fa, il fondo di Schroders ha comunicato una svalutazione di 4,7 milioni di sterline (circa 5,3 milioni di euro): di conseguenza, la valutazione della quota di Revolut è passata a 5,4 milioni di sterline, contro i 10,1 milioni di un anno prima.
Nel 2021 Schroders aveva investito in Revolut 13,7 milioni di dollari.
TRIPLEPOINT AVEVA FATTO LO STESSO
A marzo il quotidiano britannico The Telegraph aveva fatto sapere che un altro fondo, TriplePoint Venture Growth BDC, aveva svalutato del 15 per cento la sua quota.
LA DIFESA DI REVOLUT
In una nota inviata a Bloomberg, Revolut ha dichiarato di non fare “speculazione sulla nostra valutazione. Dal nostro ultimo giro di finanziamenti, nel quale siamo stati valutati 33 miliardi di dollari, Revolut ha continuato a registrare ottimi risultati in tutti i suoi mercati, ha continuato ad assumere e a espandersi, e ha riportato il suo primo anno intero di redditività” nel 2021, con un utile lordo di 48 milioni. Il bilancio per quell’anno, però, venne pubblicato con parecchio ritardo.
IL SETTORE BRITANNICO DELLA FINTECH È IN DIFFICOLTÀ
Ma la situazione oggi è molto diversa da quella del 2021, quando Revolut raccolse 800 milioni di dollari: tra gli investitori, oltre a Schroders, figurava anche la holding giapponese SoftBank. Nel 2022 gli investimenti nel settore britannico della fintech sono calati di 22 miliardi di dollari, arrivando a 17 miliardi: colpa della crescita dei tassi di interesse, dell’inflazione alta e delle svalutazioni che hanno intaccato l’interesse degli investitori.
LE RASSICURAZIONI DI REVOLUT SU CONTI E LICENZA BANCARIA
Lo scorso luglio l’amministratore delegato di Revolut, Nikolay Storonsky, disse che l’azienda era redditizia e che disponeva di abbastanza finanziamenti per due anni, nel tentativo di allontanare i paragoni con le rivali più in difficoltà: ad esempio la svedese Klarna, che ha visto restringersi il suo valore di mercato per miliardi di dollari.
Come scrive Il Sole 24 Ore, “nel giro di una sola notte” il valore di Revolut è passato da 33 a 18 miliardi, dopo la decisione di Schroders.
Nel 2021 Revolut ha fatto richiesta per la licenza bancaria nel Regno Unito. Le autorità non hanno ancora preso una decisione, ma stando al direttore finanziario Mikko Salovaara la startup sarebbe vicina a ottenerla.
I NUMERI DI REVOLUT
Con una valutazione di 33 miliardi, Revolut – fondata nel 2015 da Storonsky – era la startup tecnologica britannica più “preziosa” di sempre e la terza banca più grande del paese, dopo HSBC e Lloyds, ha scritto Benedetta Arese Lucini, imprenditrice fintech ed ex-manager italiana per Uber.
Oggi Revolut possiede oltre 28 milioni di clienti. Lucini fa notare come “potrebbe anche essere la più grande banca digitale in Europa, ma per crescere, non avere una licenza bancaria nel Regno Unito la tratterrà. Revolut infatti viene sempre usato come conto secondario, e non può diventare un conto bancario primario per i clienti del Regno Unito o offrire prodotti di credito come prestiti e mutui, le principali fonti di entrate per le banche”.
L’offerta di molti tipi di servizi finanziari diversi, incluso il cambio criptovalute, sta rallentando la procedura per l’ottenimento della licenza bancaria nel Regno Unito: l’autorità di regolazione “deve sentirsi fiduciosa che la struttura possa operare su tutti i fronti”.
L’IMPATTO POLITICO
Le difficoltà di Revolut potrebbero avere anche dei risvolti politici. Il cancelliere dello Scacchiere (una carica equivalente a quella di ministro delle Finanze) Jeremy Hunt aveva elevato proprio questa startup a simbolo della rilevanza tecnologico-finanziaria del Regno Unito anche dopo il distacco dall’Unione europea.