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Mosul

Perchè Mosul è importante anche per l’Italia

L’esercito iracheno prova a liberare Mosul dall’assedio dell’Isis. Una battaglia di grande rilevanza strategica: a Mosul si trova un’importante diga (la cui manutenzione è affidata ad una azienda italiana)

 

Mosul, la città irachena in mano ai jihadisti dello Stato islamico dal giugno del 2014, potrebbe essere presto liberata. Il premier iracheno Haider al-Abadi (comandante in capo delle forze armate irachene), in diretta tv, ha infatti annunciato l’avvio dell’offensiva finale. Alle prime ore dell’alba gli abitanti assediati a Mosul Ovest hanno trovato le strade coperte da migliaia di volantini, sganciati dall’aviazione nella notte: “Preparatevi, la battaglia sta per cominciare. Spazzeremo dalla nostra grande nazione ogni terrorista e apostata, fino all’ultimo”.

La battaglia è iniziata. Ad aiutare le truppe irachene c’è anche l’artiglieria americana e francese e i caccia della coalizione internazionale, che lanciando raid mirati sui capisaldi Isis provano a spianare la strada dell’avanzata.

Lo scontro e la riconquista di Mosul sono fondamentali per il futuro dell’Iraq. A Mosul si trova un’importante diga: chi controlla la città, di fatto controlla le risorse energetiche e idriche nel nord del Paese. Approfondiamo insieme.

La battaglia di Mosul

mosulLa guerra per liberare Mosul, conquistata dall’Isis nell’estate 2014, non è certo una novità. Ma dopo quattro mesi di aspri combattimenti, nelle scorse ore, le forze irachene hanno circondato completamente la città e conquistato la parte Est arrivando fino al fiume Tigri, che la divide in due.

“E’ giunto il momento della vittoria e sono iniziate le operazioni per liberare Mosul”, ha annunciato il premier iracheno Haider al-Abadi. “Oggi dichiaro l’inizio di queste operazioni per liberarvi dalla violenza e dal terrorismo. (…) La forza che guida le operazioni di liberazione è il coraggioso esercito iracheno, insieme con la polizia nazionale, sono loro quelli che entreranno a Mosul, nessun altro”.

La strategia di attacco prevede l’entrata da Sud, per conquistare l’aeroporto e la parte Ovest di Mosul, la più ampia e popolosa. E in particolare, a Mosul Ovest, l’obiettivo più simbolico è la grande moschea Al Nuri, dove Abu Bakr Al Baghdadi nel 2014 ha proclamato il Califfato.

Nelle giornata di ieri sono stati riconquistati 6 villaggi compreso Adhba e Al Lazaka, vicini allo scalo e alla base militare al Mulasaqa in mano all’Isis.

L’America a sostegno dell’avanzata irachena

Ad appoggiare e ad aiutare (attivamente) l’Iraq nella sua avanzata alla riconquista di Mosul è anche l’America. La battaglia per riconquistare Mosul è “un momento decisivo della nostra campagna per sconfiggere in modo definitivo lo Stato islamico”, ha affermato segretario alla Difesa degli Stati Uniti, Ashton Carter.

“Siamo certi che i nostri partner iracheni sconfiggeranno il nostro comune nemico e libereranno Mosul e il resto dell’Iraq dall’odio e dalla brutalità dello Stato Islamico. Gli Stati Uniti e il resto della coalizione internazionale sono pronti a sostenere le forze di sicurezza irachene, i combattenti peshmerga e il popolo iracheno nella difficile lotta”.

Una lunga battaglia

La guerra per liberare Mosul è iniziata già 4 mesi fa. Siamo alle fasi finali, ma l’operazione non si concluderà certo nel giro di pochi giorni. Forse ci vorranno settimane, mesi.

“Questa operazione per riprendere il controllo della seconda città irachena continuerà probabilmente per settimane, forse più. Potrebbe rivelarsi una battaglia lunga e difficili, ma gli iracheni sono preparati e noi li appoggeremo”, ha commentato il generale Stephen Townsend, comandante della coalizione a guida Usa che combatte contro il gruppo jihadista.

Almeno mezzo milione di sfollati

MosulNegli stessi volantini in cui si annunciava che presto Mosul sarebbe stata liberarata dall’Isis, l’aviazione irachena invitava la popolazione a fuggire o mettersi al riparo, ma scappare non sarà certo facile. Mentre Save the Children ha lanciato l’allarme per i 350mila bambini intrappolati nella città, l’Onu ha calcolato che ci sarà almeno mezzo milione di sfollati.

Perché Mosul è così importante?

L’assedio di Mosul, da parte dell’Isis, non è certo dovuto ad una scelta causale. Mosul è la seconda città dell’Iraq, è la più grande città a maggioranza sunnita (in una nazione a maggioranza sciita); e data la sua posizione geografica, è uno snodo logistico e commerciale molto importante per i legami con la Siria (anche qui è in corso una guerra civile).

E non solo: proprio in questa città si trova un’importante diga: chi controlla Mosul, di fatto controlla le risorse energetiche e idriche nel nord del Paese.

Sconfiggere l’Isis significherebbe limitare le bandiere nere nei confini della Siria, ridimensionando drasticamente il suo potere in Iraq.

Mosul: l’importanza strategica della diga (anche per l’Italia)

La diga Mosul, la più grande diga dell’Iraq e la quarta in tutto il Medio Oriente, è un’infrastruttura estremamente importante per la vita economica e l’assetto politico dell’intera aera del Tigri: con una capacità di 11 miliardi di litri ed una profondità massima di 330 metri, fornisce acqua ed elettricità a quasi sei milioni di persone, tra cui gli abitanti di Mosul, seconda città dell’Iraq.

Distruggere la diga Mosul significherebbe provocare una catastrofe, non solo umanitaria (morirebbero circa mezzo milione di persone, secondo una stima del Genio dell’esercito USA), ma anche economica ed ambientale. L’Iraq sarebbe in ginocchio.

Costruita nel 1982 per volontà di Saddam Hussein, l’infrastruttura poggia le sue fondamenta su gesso solubile in acqua, calcare, marne. Evitare che ci siano infiltrazioni è una impresa titanica. Nella struttura della diga compaiono costantemente crepe che devono essere continuamente riempite con una miscela di cemento e altri materiali.

Responsabile della manutenzione della diga è il gruppo industriale italiano Trevi, leader nella messa in sicurezza di quel tipo di impianti, che opera in una situazione molto rischiosa (lo Stato Islamico è ad appena 13 km in linea d’aria): la Trevi esegue costantemente gli opportuni interventi per riammodernare la struttura.

In totale vi lavorano 500 addetti civili, di cui 70 italiani, affiancati da un contingente di 450 militari italiani.

Diga Mosul

Anche l’Isis voleva la diga di Mosul

Che la diga fosse di importanza strategica rilevante lo sanno bene anche le bandiere nere, che nell’agosto del 2014 si sono impadroniti della struttura, per sole due settimane.

La presa da parte dello Stato islamico della diga aveva generato una enorme preoccupazione anche a livello internazionale, oltre ad aver rappresentato un colpo durissimo per i peshmerga, ovvero i militari curdi che difendono la zona Nord dell’Iraq (qui una parte di popolazione curda ha dato vita ad una sorta di Stato indipendente, dotato di esercito).

In quelle due settimane, però, l’Isis, non avendo a disposizione ingegneri capaci di proseguire con le attività di grounting, non ha saputo fornire la fondamentale assistenza di cui necessita la struttura.

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