La campagna vaccinale contro il Covid-19 appena iniziata è stata uno degli argomenti più caldi della conferenza stampa di fine anno del premier Giuseppe Conte. “Quando inizieremo ad avere un impatto significativo potremo dire di aver concluso la fase uno, quando saranno vaccinate 10-15 milioni di persone, non credo prima di aprile”. Il Premier dà una data, aprile, per la vaccinazione di circa un quarto della popolazione italiana. Una traguardo ambizioso non semplice da raggiungere, che deve fare i conti con la disponibilità delle dosi vaccinali e con l’organizzazione della campagna vaccinale. I problemi non riguardano solo la campagna vaccinale contro il Sars-Cov2 ma anche quella contro l’influenza stagionale.
Che cosa ha detto Sileri (Salute)
Per la campagna vaccinale nella manovra “sono state inserite risorse per l’assunzione di 3mila medici e 12 mila infermieri e assistenti sanitari anche stranieri, come da me più volte auspicato”, ha sottolineato ieri il viceministro alla Salute Pierpaolo Sileri. “Sono stati inoltre stanziati 25 milioni per l’indennità del personale infermieristico operante presso gli studi dei medici di famiglia e 10 milioni per la stessa finalità presso gli studi dei pediatri di libera scelta”.
Campagna vaccinale anti Covid: i medici di base lasciati senza direttive
Tutto ok dunque? Secondo gli addetti ai lavori, vi sono diverse problematiche, prima fra tutte il mancato coinvolgimento dei medici ci base nella campagna vaccinale. A lanciare l’allarme è stato Claudio Cricelli, presidente della Società Italiana di Medicina Generale e delle Cure Primarie che, dalle colonne dell’Huffington Post, ha rimarcato che i medici di base non hanno ricevuto alcuni tipo di indirizzo da parte dell’esecutivo. “Noi medici di famiglia e del territorio non abbiamo avuto alcuna direttiva, non sappiamo ancora come avverrà la fantomatica ‘chiamata’ dei cittadini, i criteri che verranno seguiti. Circa 120 milioni di campanelli e di telefoni dovranno suonare in questi mesi, tra la prima e la seconda somministrazione, ma chi sarà ad occuparsi della chiamata dei cittadini?” – dice Cricelli – “Se saremo noi medici di famiglia ad essere coinvolti, ben venga. Il problema è che non siamo stati ancora informati delle procedure che dovremo seguire”.
Claudio Cricelli (Medici generali): “Questo non è il momento dei virologi”
Il presidente Cricelli rivendica la competenza e l’esperienza maturata dai medici di base grazie a una presenza costante e a un rapporto personale con i pazienti. “Questo non è il momento dei virologi, degli immunologi e dei loro messaggi su tv e giornali. Noi medici sappiamo come funziona la somministrazione del vaccino e saremo noi a valutare, a sei mesi di distanza, se tutto sta procedendo come dovrebbe. Abbiamo un’esperienza trentennale nel somministrare dosi a fasce definite della popolazione (sopra i 70 anni, sopra gli 80 e così via) maturata con l’antinfluenzale. Conosciamo i pazienti, conosciamo le loro età, le loro patologie. Abbiamo 46mila medici di famiglia pronti a ricevere direttive, se mai ci saranno”. Il presidente della Società Italiana di Medicina Generale e delle Cure Primarie di aggiunge che sarà la seconda fase della campagna vaccinale quella più delicata perché sarà necessario individuare una per una le persone fragili. “Nella seconda fase dovranno vaccinarsi persone fragili, spesso non autosufficienti. Ma chi le conosce? Chi conosce il loro stato? Chi sa se un anziano che vive da solo è allettato oppure no? E chi conosce i loro numeri di telefono? Nel caso in cui a portare avanti la vaccinazione siano operatori sanitari terzi potrebbe crearsi del caos e alcune persone potrebbero rimanere indietro”.
Silvestro Scotti (Fimmg): “Per i vaccini le ASL non bastano. I medici di famiglia sono i primi referenti territoriali”
Sulla stessa lunghezza d’onda anche Silvestro Scotti, segretario nazionale della Federazione dei medici di famiglia (Fimmg) “Abbiamo avuto un V–Day, il 27 dicembre, abbiamo assistito tutti alla somministrazione delle prime dosi dei vaccini. Ma quando sarà il turno della gente comune, chi verrà chiamato e secondo quale criterio?” – si chiede sull’Huffington post – “Si vaccinerà chi si prenota per primo, si andrà a sorteggio o si seguiranno criteri d’età o di fragilità? E, nel caso in cui si decida di dare la priorità alle fasce più deboli della popolazione, chi è che accerterà questi criteri di fragilità? Le Asl hanno i dati, ma devono elaborarli, hanno bisogno di piattaforme che operino delle stratificazioni ed isolino proprio quelle persone che potrebbero avere maggiormente bisogno del vaccino. E una volta individuate, banalmente, hanno bisogno dei loro indirizzi, dei loro numeri di telefono (spesso cellulari) funzionanti. Questi sono dati che solo i medici di famiglia hanno, essendo i primi referenti della popolazione in ambito sanitario”.
Il ruolo delle farmacie nelle vaccinazioni secondo Sileri
“La possibilità di vaccinazione anti Covid nelle farmacie è stata inserita nella legge di Bilancio, approvata in via definitiva oggi dal Senato. Per l’anno 2021 il vaccino potrà essere somministrato sotto la supervisione di medici, assistiti, se necessario, da infermieri o da personale sanitario opportunamente formato”, ha sottolineato ieri il viceministro alla Salute Pierpaolo Sileri: si tratta di un punto “molto importante, per il quale mi sono battuto, che consentirà di moltiplicare le opportunità di effettuare il vaccino, accelerando il percorso verso l’auspicata protezione di gregge”.
Marco Cossolo (Federfama): “In quasi tutte le Regioni mancano le dosi di vaccino antinfluenzale”
Per soddisfare le esigenze della popolazione italiana serviranno tra l’1,2 e l’1,5 milioni di dosi di vaccino contro l’influenza stagionale. Marco Cossolo, presidente di Federfarma, ha lamentato la difficoltà di approvvigionare le farmacie di vaccini antinfluenzali. “In quasi tutte le Regioni mancano le dosi di vaccino destinate alla popolazione attiva, comunque inferiori al fabbisogno indicato da Federfarma già nel mese di luglio” – ha detto il presidente in una nota – “Bisogna correre ai ripari per evitare di ritrovarsi in questa incresciosa situazione anche il prossimo anno. Le soluzioni potrebbero venire dagli acquisti centralizzati a livello nazionale, in modo da superare la frammentarietà imposta dal Titolo V della Costituzione. Superare le criticità legate al modello attuale di approvvigionamento e distribuzione dei vaccini è urgente perché il diritto alla salute deve essere garantito in maniera equa su tutto il territorio nazionale”.