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Accordi G2G

Leonardo, Fincantieri e non solo, cosa non va nel G2G per la Difesa

Ecco cosa è emerso dal webinar "Accordi G2G per la difesa: sfide e opportunità per l'Italia" organizzato dello Iai con il segretario generale della Difesa, il generale Falsaperna, e il presidente Aiad, Crosetto. Potenzialità e sfide per Leonardo, Fincantieri e non solo. Tutti i dettagli

 

Il G2G (Government-to-Government) è uno strumento importante nel mercato internazionale della difesa. La stragrande dei paesi con cui l’Italia compete li usa molto e bene.

La modifica legislativa introdotta alla fine dell’anno scorso, rappresenta un passo importante, ma sia la normativa sia il relativo regolamento risultano manchevoli di alcuni aspetti.

È questo ciò che è emerso dal webinar “Accordi G2G per la difesa: sfide e opportunità per l’Italia” organizzato dello Iai con il segretario generale della Difesa, il generale Nicolò Falsaperna, e il presidente Aiad, Guido Crosetto, a partire dallo studio sul tema curato dallo Iai.

Per l’Italia è urgente infatti definire e rendere operativo il proprio sistema nazionale G2G, per aumentare la competitività del sistema-Paese nel suo complesso nel mercato internazionale, a maggior ragione in questo periodo di difficoltà economica.

L’IMPORTANZA DEGLI ACCORDI G2G

“L’importanza degli accordi G2G si riverbera sotto diversi aspetti”, ha sottolineato il generale Nicolò Falsaperna segretario generale della Difesa e direttore nazionale armamenti. “Sia a livello politico militare (oltre a livello geopolitico dove ha un senso importante di interessi nazionali) sia a livello industriale tecnologico. In un periodo come questo di Covid-19, tutto quello che può essere fatto per sostenere e rilanciare l’industria nazionale va fatto in un contesto internazionale sempre più competitivo”.

LA NUOVA NORMATIVA

“Il G2G italiano per la difesa si basa sull’art. 537-ter, rubricato “Cooperazione con altri Stati per i materiali di armamento prodotti dall’industria nazionale”, del Codice dell’ordinamento militare. Modificato con la legge 157 del 2019 ed è regolato dal regolamento 104 del 2015. La nuova formulazione dell’articolo 537-ter permette l’estensione del sostegno del ministero della Difesa anche alle attività contrattuali, oltre a quelle di supporto tecnico-amministrativo. Pur senza prevedere l’assunzione di garanzie finanziarie”.

COSA MANCA ALLA REGOLAMENTAZIONE ITALIANA DEGLI ACCORDI G2G SECONDO LO IAI

Come ha sottolineato Alessandro Marrone, responsabile del Programma Difesa dello Iai e co-autore dello studio, “dal punto di vista normativo, non si prevede, al momento, un’adeguata procedura di approvazione governativa che consente di valorizzare la sottoscrizione dell’accordo G2G coinvolgendo il governo nel suo complesso, a conferma della strategicità dell’accordo stesso. Questo mancato riconoscimento si riflette in linea procedurale. Al momento non si prevedono infatti dei canali preferenziali per l’autorizzazione all’export nel quadro degli accordi G2G. Nello studio proponiamo di assoggettare queste forniture alle autorizzazioni globali. Di facilitarne quindi l’iter procedurale”.

Inoltre “a livello regolamentare, lo studio ritiene necessario un aggiornamento del regolamento 2015 con pieno recepimento della normativa del 2019”. Pertanto, ha sottolineato Marrone, “aggiornare il regolamento, consentirebbe anche di affrontare alcuni aspetti del G2G italiano che così come formulati, potrebbero creare dei problemi di gestione”.

UNA NORMA NON SUFFICIENTE

Concorda il generale Falsaperna secondo cui “la norma G2G, necessaria ma non sufficiente. Necessita infatti di elaborare un regolamento. Non possiamo considerare il G2G una norma isolata, sono norme nazionali ma vanno tenuti conto anche dei vincoli dell’Ue che impone ai paesi membri. Si tratta di un insieme di comportamenti che tutto il sistema paese deve tenere affinché gli accordi vadano a buon fine. A fianco della norma, devono esserci comportamenti coerenti con gli obiettivi che si vogliono realizzare”.

Rispetto a un contratto standard, il “G2G è più veloce e più sicuro”, ha sostenuto Guido Crosetto, presidente di Aiad, l’associazione che riunisce e rappresenta 121 aziende della difesa, della sicurezza e dell’aerospazio.

Ma per dare pienezza allo strumento “a fianco dell’aggiornamento del regolamento dobbiamo pensare anche a un cambio legislativo” ha sottolineato Crosetto.

L’ESEMPIO FRANCESE

Per capire l’importanza degli accordi G2G, basta guardare quello che fanno gli altri paesi, come il nostro vicino d’Oltralpe. Per meglio supportare la propria industria dell’aerospazio, sicurezza e difesa, la Francia ha recentemente introdotto anche la possibilità di sottoscrivere un “partenariato governativo”.

Sempre prendendo come riferimento Parigi, il generale Falsaperna ricorda che “nello studio Iai è citata una carenza in termini quantitativi, nella legge sessennale francese sono previste ulteriori 400 unità per assicurare il buon funzionamento del sistema esportativo nazionale”.

Dello stesso avviso anche Crosetto che ha rimarcato come “la Francia disponga di due tipi di interventi, totalmente diversi dal nostro, più accattivanti per i partner stranieri. A dimostrazione dell’importanza che lo stato francese riconosce agli accordi G2G.

COME SI COLLOCA L’ITALIA E IL RUOLO DI LEONARDO

Tra i 25 maggiori esportatori di armi e i loro principali clienti, l’Italia si colloca al nono posto “grazie al nostro campione nazionale Leonardo”, ha sottolineato il generale Falsaperna. Come si legge nello studio Iai “per tutte le grandi aziende europee, incluse quelle italiane, del comparto aerospazio, sicurezza e difesa, le esportazioni costituiscono una percentuale significativa e spesso maggioritaria del proprio fatturato. “Il nostro mercato interno assorbe il 18% del fatturato, il resto è tutto export”.

Nel 2018 ben l’85% dei ricavi di Leonardo è pervenuto da commesse estere.

Il G2G ha quindi una grande rilevanza commerciale, nel senso di sostegno alle esportazioni nel mercato internazionale della difesa.

COME SI COSTRUISCE UN G2G

Come ha spiegato il generale Falsaperna “il G2G nasce con un’esigenza di approvvigionamento prospettato da un stato estero, con questo stato estero dobbiamo avere già degli accordi di cooperazione, questi accordi vanno mantenuti vivi”.

“Un G2G non comporta solo la firma di un rappresentante del ministero della Difesa, ma coinvolge una serie di attività (addestramento e logistica) che devono per forza coinvolgere tutto il sistema della difesa. Questi accordi di cooperazione devono esistere e essere mantenuti”.

I PROBLEMI DEI PROGRAMMI DI DIFESA INTERNAZIONALI

Per quanto riguarda i programmi di difesa, il generale Falsaperna ha ricordato come “oggi i programmi debbano essere sviluppati il più possibile in cooperazione internazionale, bisogna capire fin da subito il ruolo che il nostro paese deve giocare. C’è poi il problema della capacità di integrare sistemi e prodotti in altri paesi, dobbiamo sempre tenere in considerazione con quali sottosistemi stiamo trattando”.

Per questi motivi è centrale “il problema della proprietà intellettuale e dei trasferimenti di tecnologia, nei confronti dei paesi con cui instauriamo rapporti G2G”. Il punto chiave si può riassumere nell’acquisizione da parte del nostro paese di una sovranità tecnologica in certi settori. Non possiamo fare a meno di essere gli unici detentori di certe tecnologie.

MUTUA DIPENDENZA CON I PARTNER

“Dobbiamo creare sistema mutua dipendenza con i partner, interdipendenza strategica con i quali sviluppiamo i sistemi di difesa. Ci mettono al sicuro nei programmi di cooperazione G2G e di prodotti nazionali con componenti di altri sistemi”.

IL FONDO EUROPEO DI DIFESA (EDF)

C’è poi la questione Edf. “Ormai l’Europa finanzierà sia programmi di ricerca sia capacitivi” ha evidenziato Falsaperna ponendo l’accento sul fatto che “dobbiamo stare attenti e vigili su ruoli e organi deputati alla somministrazione dei fondi”.

LA NECESSITÀ DI UNA STRUTTURA AD HOC PER GLI ACCORDI G2G

Infine, Falsaperna ha sottolineato che “se vogliamo predisporre un G2G con senso compiuto dobbiamo predisporre strutture ad hoc, per fare in modo che tutte le componenti siano attivate. Bisognerà fare uno studio di scienza dell’organizzazione per fare in modo che si ottenga il massimo. Una struttura ad hoc è necessaria, per far fronte a carichi di lavoro più ampi possibile. C’è la possibilità per Sace di intervenire”.

Falsaperna ritiene infatti “indispensabile un coinvolgimento del segretariato generale della Difesa Dna nella fase preparatoria. Ma il segretariato non può partecipare nella trattativa tra industria e il paese estero”.

“Al di là del regolamento ci sono poi dei passaggi fondamentali, come la struttura da portare avanti”, ha sottolineato Guido Crosetto. “L’attuale struttura di Segredifesa non può essere caricata di questi compiti, non può con questo personale o con questa organizzazione (né con i poteri attribuitele)”.

Senza tralasciare l’aspetto finanziario. Crosetto evidenzia infatti che “sia gli Stati Uniti sia la Francia hanno caratterizzato gli accordi G2G anche con una parte finanziaria, che è fondamentale”.

Tornando alla struttura G2G, per Crosetto “si tratterà di una struttura distaccata da Segredifesa, che — anche se dipendente o integrata con Sgdna — dovrebbe avere al suo interno un rappresentante di Sace, così come di Smd e Maeci ecc. Una struttura che abbia al suo interno tutto quello che serve per una rapporto governo-governo e non difesa-governo. Compresi i rappresentanti delle aziende che dovrebbero — su casi specifici — destinati all’interno di questa struttura per costruire il G2G”.

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