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Ubi Banca, chi sono i 3 leader del Patto (anti Bazoli) che faranno forcing su Massiah

Che cosa succede in Ubi Banca? I nuovi soci, il patto di consultazione e gli uomini forti che faranno diventare sempre meno bresciano l'istituto. Fatti, nomi, indiscrezioni e che cosa si dice a Bergamo

Sono Mario Cera, Giandomenico Genta e Armando Santus i componenti del comitato di presidenza del nuovo Patto parasociale tra i grandi azionisti di Ubi Banca che rappresentano il 16,7% circa del capitale dell’istituto di credito.

Il Patto è stato sottoscritto a Bergamo il 19 settembre scorso dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo (5,908%), dalla Fondazione Banca del Monte di Lombardia (3,951%) e da altri azionisti minori e decorrerà da 1° gennaio 2020.

Le attività saranno per l’appunto coordinate da un comitato di presidenza che sarà coordinato da Santus e “avrà la finalità di rafforzare la coesione e la collaborazione tra soci significativi della banca” in modo da “favorirne la stabilità e l’attenzione ad alcuni caratteri identitari idonei a consolidarne il successo”.

Ubi Banca, che nel 2017 ha acquisito Banca Etruria, Banca Marche e CariChieti e in futuro potrebbe pensare a trovare qualche partner – ad esempio Banco Bpm o Mps -, al momento è anche alle prese con le agitazioni dei sindacati per via delle esternalizzazioni.

Ma vediamo chi sono i tre protagonisti attuali del Patto e perché molti addetti ai lavori pensano che il trio manderà in soffitta definitivamente l’egemonia di Giovanni Bazoli, oltre che di altri esponenti storici lombardi fra Brescia e Bergamo, su Ubi Banca. E incalzerà il capo azienda Victor Massiah, fino a un ribaltone?

CHI E’ GIANDOMENICO GENTA

Presidente della Cassa di risparmio di Cuneo, che possiede il 5,95% del capitale di Ubi, il 62enne Genta, nato a Valdagno, in provincia di Vicenza, è un tributarista. Dal 1984 è titolare dello studio amministrativo e tributario Genta & Cappa, con sede a Cuneo. Negli anni passati è stato anche professore a contratto all’università di Scienze gastronomiche di Pollenzo e in precedenza ha rivestito la carica di presidente del collegio sindacale di varie società tra le quali Equitalia Nord Spa ed Eurofidi. Inoltre, è stato presidente e componente del collegio dei revisori di diversi enti e presidente e membro del consiglio di amministrazione di alcune fondazioni come la Fondazione Cassa di Risparmio di Torino. Genta è pure iscritto all’ordine dei consulenti del lavoro ed è socio dell’Associazione nazionale dei tributaristi italiani.

CHI E’ MARIO CERA

Nato nel 1953 a San Marco in Lamis, in provincia di Foggia, Cera è professore ordinario di Diritto commerciale all’Università di Pavia dove si è laureato con Guido Rossi. E’ autore di varie monografie e di articoli su riviste giuridiche relativi alle sue materie e ha fatto parte dei consigli di amministrazione e degli organi sociali in ambito finanziario tra cui Banca Regionale Europea, Banca Lombardia e Italmobiliare. Cera è stato consigliere di gestione di Ubi Banca, presidente di Banca Popolare Commercio e Industria e presidente di IW Bank. Dal 2013 è vicepresidente vicario del Consiglio di sorveglianza di Ubi Banca ed è membro del Consiglio dell’Abi. Dal 2010 è presidente della Fondazione Poldi Pezzoli di Milano.
Cera è coinvolto nell’inchiesta su Ubi banca – legata a presunte irregolarità in tema di vigilanza – della procura di Bergamo che vede coinvolti altri importanti esponenti di Ubi come l’amministratore delegato Victor Massiah, l’ex presidente Andrea Moltrasio e il notaio Santus. Tra gli altri è indagato anche il presidente emerito di Intesa Sanpaolo, Giovanni Bazoli. Sono stati tutti rinviati a giudizio ad aprile 2018.

CHI E’ ARMANDO SANTUS

E’ Santus quello dei tre di cui si trovano meno notizie in rete. Laureato in Giurisprudenza all’Università Cattolica di Milano, ha 50 anni e dal 2001 esercita la professione di notaio nel suo studio di Bergamo. Ha insegnato in Cattolica, a Milano, all’Università degli Studi di Bergamo e anche alla scuola del notariato della Lombardia. Vicepresidente del Consiglio di sorveglianza di Ubi per alcuni anni, si è dimesso la scorsa primavera prima dell’assemblea in cui sono stati rinnovati i vertici dell’istituto di credito.

COSA PREVEDE IL PATTO PARASOCIALE

Secondo quanto riporta l’agenzia Radiocor, che ha potuto leggere il Patto, Ubi esclude vincoli sul voto dei singoli aderenti in assemblea. Dunque, se vorranno presentare una lista unitaria per il rinnovo degli organi sociali, dovranno stipulare altri accordi specifici. “Organi del patto – spiega l’agenzia – sono il Comitato azionisti (Car), il comitato di presidenza e il presidente. Il Car si riunisce con cadenza almeno trimestrale e comunque almeno sette giorni prima di ogni assemblea”. Obiettivo del Patto, come si diceva, è quello di “rafforzare la coesione e la collaborazione tra soci significativi della Banca che siano animati da comuni attitudini all’engagement e alla stewardship, con l’obiettivo di favorire, in particolare, la stabilità della banca e l’attenzione ad alcuni caratteri identitari idonei a consolidare il successo della banca nelle sue relazioni commerciali e promuovere lo sviluppo di Ubi quale banca italiana, indipendente e a forte vocazione imprenditoriale” e che sti attenta anche “agli interessi socio-economici dei territori di maggiore o storico insediamenti e ai loro stakeholder”.

Nel testo si legge ancora: “Nel comune interesse alla crescita del gruppo Ubi e al fine di condividere riflessioni e considerazioni in merito all’andamento della banca e confrontarsi in merito agli indirizzi programmatici e industriali della medesima gli aderenti si impegnano, con decorrenza dalla data di efficacia, a consultarsi preventivamente, in merito alle materie, in relazione alle quali è chiamata a deliberare l’assemblea dei soci della banca e, più in generale, ad altre materie di interesse degli azionisti, incluse iniziative ed operazioni straordinarie o strategiche”.

Per quanto riguarda gli organi del patto, “ogni aderente con almeno l’1% del capitale di Ubi potrà nominare un membro del Car, chi detiene almeno il 3% ne indicherà due e i soci con almeno il 5% ne nomineranno tre”. Al momento, perciò, tre membri del Car spetteranno alla Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo (5,908%), due alla Fondazione banca del Monte di Lombardia (3,951%) e uno a testa a ciascuna delle famiglie azioniste (tra cui Bosatelli, Andreoletti, Pilenga, Radici e Bombassei). Compito del Car è quello di nominare il presidente del patto, scegliendolo tra i membri del comitato di presidenza. Nel patto – che durerà tre anni dalla data di efficacia – potranno entrare nuovi aderenti a patto che non si determini obbligo di opa o di chiedere autorizzazioni preventive ai sensi del Testo unico bancario.

CHE COSA SI MORMORA A BERGAMO

Ma che cosa si cela dietro il Patto? Quali sono i veri obiettivi? Significativo quanto scritto da Bergamo Post oggi: “Un gruppo sostanzioso di grandi azionisti di Ubi ha creato un nuovo patto, facendo cadere la leadership bresciana. Il Comitato azionisti di riferimento (Car) è andato a rompere gli equilibri territoriali che si erano formati in questi anni, portando ad aggregare una forte compagine bergamasca alle quote detenute dalla Fondazione Cassa di risparmio di Cuneo e della Fondazione Banca del Monte di Lombardia, la quale fino a oggi era invece legata agli investitori bresciani e che, con il suo 4,59 per cento di capitale sociale, permetteva alla Leonessa di controllare di fatto la banca attraverso Sindacato azionisti Ubi creato da Giovanni Bazoli. In sostanza è successo che l’ex banca bergamasca, oggi bresciana (almeno nella governance), diverrà una creatura priva di bandiere e così libera di correre verso nuove mete senza doversi preoccupare degli interessi locali”.

FORCING SU MASSIAH?

C’è anche chi prevede un forcing sul capo azienda, Victor Massiah, vicino a Bazoli. Ha scritto oggi “Affari & Finanza” del quotidiano la Repubblica: i nuovi tre uomini forti di Ubi vogliono contare, “magari anche con una sorta di pressing indiretto sul management; Massiah è stato appena eletto con una maggioranza schiacciante, ma forse l’idea dell’uomo solo al comando non è gradita a tutti”.

TUTTI I VERI PIANI DEI NUOVI SOCI DI UBI BANCA. L’ARTICOLO DI ARNESE

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