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Ecco tutti i piani di Elliott per Tim su rete, Sparkle, Persidera e azioni risparmio

Conversione delle azioni di risparmio Tim in ordinarie, separazione societaria della rete e vendita di una parte, studio di una possibile dismissione di Sparkle. E soprattutto, far crescere il valore del titolo in Borsa con azioni industriali e commerciali mirate. Target price? 1,5 euro, dopo le mosse che saranno messe in atto. Sono questi –…

Conversione delle azioni di risparmio Tim in ordinarie, separazione societaria della rete e vendita di una parte, studio di una possibile dismissione di Sparkle. E soprattutto, far crescere il valore del titolo in Borsa con azioni industriali e commerciali mirate. Target price? 1,5 euro, dopo le mosse che saranno messe in atto.

Sono questi – secondo la ricostruzione di Start Magazine – i pilastri del programma di Elliott per l’ex Telecom Italia che il fondo americano intende realizzare dopo aver scalzato venerdì scorso Vivendi dal comando della società (qui tutti i dettagli sull’assemblea dei soci). Mentre oggi nella prima riunione del nuovo cda sarà eletto presidente Fulvio Conti.

Tutte le scelte, comunque, saranno prese dai consiglieri “in modo indipendente”, assicurano fonti vicine a Elliott, che rivendicano di aver fatto “un’azione da catalizzatore” per “riportare una governance da public company” e “superare i blocchi di interessi”. Fonti di Elliott nei giorni scorsi hanno negato di voler esercitare un controllo diretto sull’operato degli amministratori perché il fondo attivista di Paul Singer “non sarà una nuova Vivendi”, dicono.

Secondo alcuni commentatori, se e quando il titolo Tim, che ha comprato attorno a 0,70 euro, si avvicinerà alla soglia dell’euro, Elliott liquiderà il suo 9% e uscirà dall’azionariato in cerca di nuove avventure. Una lettura condivisa in ambienti italiani che seguono il fondo americano: l’investimento in Tim è una opportunità di creazione di valore, altroché accontentarsi del 10%, si ribatte. Come dire: ci sono le condizioni, con un target price a 1,5 euro ad azione dopo i piani che saranno realizzati.

Il nuovo board avrà comunque sul tavolo sia i vecchi dossier (come Persidera, la cui cessione era in cantiere nella gestione Vivendi e ora sarà rivisitata) che le nuove proposte, incluso il ripristino del dividendo e le alternative su Netco dopo la separazione legale, oltre al potenziale di una conversione delle azioni risparmio.

Le maggiori attenzioni dei palazzi romani, e non solo romani, sono concentrate però all’asset vista la presenza nel settore di Open Fiber (controllata da Enel e Cdp) e gli scenari per una società unica della rete fatti balenare sia dal presidente di Open Fiber, Franco Bassanini, sia dal ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda. Per non parlare del ruolo – decisivo ai fini della sconfitta di Vivendi in Tim – della Cassa depositi e prestiti presieduta da Claudio Costamagna (qui l’approfondimento di Start Magazine su parole e mosse di Cdp che ha destato discussioni e polemiche).

Anche se ci sono stati dei cambiamenti da parte di Elliott sulla prospettiva della rete (qui la ricostruzione di Start Magazine) – si vedrà se di forma o anche di sostanza – la direzione di marcia al momento è la separazione e la vendita di una parte della rete, pur mantenendone una quota, e la cessione della controllata Sparkle, anche per ridurre l’indebitamento e tornare a dare un dividendo ai soci.

Da segnalare su questi aspetti anche quanto detto a Start Magazine dal presidente di Asati, l’associazione dei piccoli azionisti di Tim, Franco Lombardi, che ha contribuito alla sconfitta di Vivendi e ha agito in sintonia con gli uomini di Elliott: “A nostro giudizio la società della rete supportata da Elliott nel suo Piano strategico deve essere quotata al più presto, così come a suo tempo venne fatto per Inwit. Valutiamo positivamente il fatto che nella fase iniziale Tim ne mantenga il controllo, con un inizio del 25% in borsa, e se sarà un collocamento positivo potremo considerare non un tabù il fatto che, successivamente, si possa ridurne la partecipazione fino al  51% , a controllo Tim”. Sarà questo il vero piano di Elliott?

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