Matteo Renzi, sin dal primo giorno in cui si è insediato a Palazzo Chigi, ha dimostrato interesse verso le start up e l’innovazione. Ha fatto la sua prima visita istituzionale nella sede di HFarm, a Roncate in provincia di Treviso, l’incubatore di punta del nostro, piccolo e lacunoso, sistema italico.
Ora, Matteo Renzi è volato in Silicon Valley, per vedere da vicino come funziona la vita dei cervelli italiani in fuga che sono andati a cercare successo nella culla dell’innovazione tecnologica. Il posto in cui sono le sedi di Google, Facebook, Twitter, Intel, Oracle, Yahoo, eBay.![]()
Renzi ha fatto bene, non gli manca il colpo di genio comunicativo, come ben sappiamo. Ma questa volta i ragazzi italiani di successo in California gli hanno fatto capire che “non è necessario inviare missili su Marte”. Come a dire che questo è un argomento troppo serio per noi italiani e che cercare di emulare gli States e la Silicon Valley, in fatto di start up e tecnologia, lascia il tempo che trova.
Meglio occuparsi dei problemi che non consentono all’Italia di essere al pari neanche dell’India o di Israele, che è uno degli Stati al mondo più accoglienti per le start up. L’Italia punti a diventare un hub di ricerca e innovazione che consenta alle start up di diventare multinazionali leggere, con il cuore in Silicon Valley e la testa in Italia.
Lo hanno ripetuto a Renzi in molti, per esempio Andrea Calcagno, Ceo di Cloud4wi, che dal Polo di Navacchio ha aperto anche una sede a San Francisco. Calcagno, dalle pagine del suo profilo su Facebook, ha commentato l’incontro con Renzi: “L’Italia è L’Italia. Non potrà essere mai competitiva con posti come la Silicon Valley e Israele. Se l’innovazione è chiave per il paese allora (Renzi ndr) lo deve dimostrare: costo del lavoro, tasse, servizi competitivi e indirizzare gli acquisti della PA per chi considera l’Italia un bacino occupazionale per il suo centro di sviluppo. Basta dire che in Italia nascerà la nuova Facebook o la nuova Google… avevamo l’Olivetti ed è stata distrutta. Non ci sono le condizioni (volume di mercato, investimenti, cultura troppo locale, troppo buono il mangiate) e non ci saranno mai. L’italia può e deve diventare per tutte le azienda un nuovo bacino intellettuale per fare innovazione e competere con l’India, East Europe e altri paesi. Questo implica quindi: costo del lavoro ridotto, meno burocrazia, servizi che funzionano, inglese come prima lingua, offerta formativa aggiornata e forte riduzione delle tasse e costruire un legame tar domanda e offerta…”.
Ecco, la sintesi di Calcagno, sulla quale pensiamo convengano quelle degli altri 5000 italiani emigrati in Silicon Valley, coglie nel segno. Più fatti e mono parole. Da subito.





