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Tim, come Vivendi studia lo scorporo della rete

La separazione dovrebbe avvenire attraverso l’assegnazione degli asset dell’infrastruttura ad una nuova compagnia, controllata al 100% da Tim. Indiscrezioni, numeri e analisi   Torna l’ipotesi dello scorporo della rete Tim. I vertici dell’azienda avrebbero presentato ad Agcom un piano sulla rete fissa del gruppo. Indiscrezioni di stampa presuppongono che nei documenti, che saranno presentati al…

La separazione dovrebbe avvenire attraverso l’assegnazione degli asset dell’infrastruttura ad una nuova compagnia, controllata al 100% da Tim. Indiscrezioni, numeri e analisi

 

Torna l’ipotesi dello scorporo della rete Tim. I vertici dell’azienda avrebbero presentato ad Agcom un piano sulla rete fissa del gruppo. Indiscrezioni di stampa presuppongono che nei documenti, che saranno presentati al Governo il prossimo 7 febbraio, la società di telecomunicazioni abbia ipotizzato una separazione societaria volontaria della rete fissa, comprendente anche “l`ultimo miglio”, ossia il collegamento dalle centrali alle case degli utenti, sia sia in rame che in fibra.

La proposta, che sembra anche essere condivisa dall’amministratore delegato di Tim, Amos Genish, da sempre contro lo scorporo, dovrebbe garantire investimenti e la neutralità nei confronti di tutti gli operatori.

Lo scorporo dovrebbe avvenire attraverso l’assegnazione degli asset dell’infrastruttura ad una nuova compagnia, controllata al 100% da Tim, ma non quotata. Per esaudire le attese del Governo, nel cda della società dovrebbe sedere anche un rappresentante indicato da Agcom, con delega sulla compliance.

Una buona soluzione per il mercato?

timTim è in netto rialzo a Piazza Affari. I numeri dell’operazione di scorporo, infatti, lasciano ben presagire. In primis per la questione numeri.
Considerando la parte della Rete, questa vanta un valore di carico di 14 miliardi e produce un Ebitda dell’ordine di 1,7-1,8 miliardi (l’enterprise value potrebbe arrivare anche a 20 miliardi).

Dopo lo scorporo, la società della rete potrebbe sopportare fino al 60% di debito. In totale su Telecom pesano ben 32-33 miliardi: dividere questa cifra 12 miliardi da una parte e 20 dall’altra sarebbe una buona soluzione per il mercato.

Una Telecom senza rete e con debito più piccolo, infatti, sarebbe certo più snella e appetibile in Borsa. Per la gioia dei francesi di Vivendi.

Potrebbe arrivare accordo con Open Fiber?

Due reti, Tim ed Open Fiber, per un solo Paese. Le newco di Tim ed Open Fiber potrebbero, a detta degli analisti, anche fondersi. “A nostro avviso la societarizzazione sarebbe una notizia positiva in quanto verrebbe definito il perimetro delle attività e si porrebbero le premesse per possibili successive valutazioni strategiche sull’asset, come la fusione con OpenFiber, la quotazione in Borsa o un deconsolidamento”, sostengono gli analisti di Equita. “La nostra preferenza sarebbe per un`operazione di ipo che permetta di valorizzare l’asset lasciando il controllo della rete nel breve/medio termine a Telecom Italia”.

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